Lo sport e gli ‘under ten’

‘Rispetto’, lo insegna soprattutto la lealtà delle Olimpiadi, per un bambino che si avvia alla pratica sportiva è importante quanto se non più di una vittoria.

Articolo di Luciano Scateni01/04/2022

Capita a un tennista dilettante, non lontano dall’accedere alla categoria dei ‘classificati’, dunque di buon livello, che giocano per il piacere di giocare senza la vis agonistica dei professionisti.

Può capitare nel corso di un torneo, che il signor ‘x’, opposto al signor ‘y’, di caratura tecnica nettamente inferiore, esca dal campo sconfitto e adeguatamente incavolato. Al suo tennis, bello a vedersi, pulito, l’avversario ha risposto per l’intero incontro con quelle che chi pratica il tennis disdegna come ‘pallette corte’, con strani effetti, snervanti e vincenti, adottati da giocatori che antepongono al divertimento del bel gioco la cosiddetta ‘cazzimma’.

La citazione di questo ‘caso’ è utile per ragionare sulla differenza etica tra sport individuali e di squadra, per capire l’importanza della scelta tra l’uno e l’altro, se spetta a chi ha il compito indirizzare i bambini all’attività psicofisica, che sia gioco, divertimento e poi, ma molto poi, confronto agonistico.

Ma poi, per fortuna compiuti dalla difficile crociata per la parità uomo-donna impongono ormai l’ok al mondo femminile per tutte le discipline. Dalle nostre parti la scelta di avviare un figlio/figlia al calcio è parzialmente libera. Quasi sempre è condizionata dal pensiero unico ‘sport uguale calcio’.

Il football, se ben guidato, ha il merito, come il basket, la pallavolo, il rugby e tanti altri ‘giochi’ d’insieme, di insegnare i valori del collettivo, l’altruismo, base del gioco di squadra, la condivisione di meriti e demeriti, preludio a una completa socializzazione, di là dell’ambito sportivo.

I consigli per un’evoluzione sana dei bambini non possono prescindere dal dettato istituzionale che invita a lealtà, correttezza, al ‘tutti per uno, uno per tutti’, da un saggio ascolto delle loro preferenze, dall’offerta di individuare grazie a brevi sperimentazioni sul campo tendenze e potenziali affinità.

Si evita così, in partenza, il rischio che diano forfeit per la scoperta di incompatibilità con sport scelto senza motivazioni ragionate. Un non trascurabile corollario della proposta per i bambini da avviare ad attività fondamentali per integrare un’equilibrata formazione è la preferenza per sport che si praticano all’aperto, meglio se in luoghi immersi nel verde, a scapito della sedentarietà.

Detto dei bambini, l’appello ai genitori: se i figli praticano uno sport che prima o poi li porta a competere da single o con una squadra e allieta osservarli in attività, si impediscano di diventare i loro tifosi, di etero guidarli da bordo campo, da suggerire scorrettezze pur di vincere.

Un classico, da sei in condotta: capita di assistere a incontri di tennis tra giovanissimi, che profittando dell’assenza di un arbitro super partes, non si vergognano e anzi, incoraggiati a gran voce dai genitori, ‘rapinano’ un 15 sostenendo la menzogna della palla out inviata dall’avversario, pur consapevoli che è caduta ampiamente in campo.

Respect è la parola che negli stadi ‘perbene’ invita a bandire il razzismo. ‘Rispetto’, lo insegna soprattutto la lealtà delle Olimpiadi, per un bambino che si avvia alla pratica sportiva è importante quanto se non più di una vittoria.

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