Testa e cuore, vola Jannik
Jannik Sinner sconfigge Alcaraz in tre set e conquista la finale del torneo di Miami. Domani l'atto conclusivo contro Medvedev.

Fisico da palestrato, qualche sospetto, ma nulla di accertato, sul surplus di energia muscolare da sostanze che la potenziano (ne sa forse qualcosa Superman Nadal, suo connazionale); tecnica a dimensione Bollettieri, maestro senza pari del tennis stellare, cattiveria agonistica, un pizzico di fortuna che aiuta gli audaci: con questo raro mix di “virtù” la racchetta di Carlos Alcazar, anni diciannove, strada facendo ha ridimensionato la fama di star del terzo millennio, mostri sacri dello sport nobilitato dalle magie di Roger Federer, dallo strapotere psicofisico di Djokovic, di star contemporanei come Tsitsipas, Zverev, i russi (primo inter pares Medvedev): la macchina robotica devastante di Carlos lo ha proiettato sul gradino più alto dell’ATP, strabiliante number one del mondo. Lo strapotere di Alcazar ha privato il tennis dell’adrenalina in circolo per l’esito incerto delle sfide al vertice. Troppo scontata la superiorità dello spagnolo.
Miami, Florida, Atp Masters 1000, torneo prestigioso, appena meno sontuoso di Wimbledon. Jannik Sinner, 21 anni, testa di serie numero 10: a quale fase del torneo avrebbe concluso la trasferta Usa? Partita dopo partita il tennista altoatesino sembra aver assimilato la “rivoluzione” copernicana di Darren Cahill, suo nuovo coach australiano e voilà, ha incrociato senza timore l’insuperabile Alcazar nell’impegnativo prologo della semifinale.
Superato lo stress emotivo del primo set, appannaggio del famelico erede di Nadal, il più competitivo tennista italiano del momento ha tirato fuori da un repertorio che chiede solo di ottimizzare il fondamentale della battuta tutta la maestria di talento naturale, integrato da un duro lavoro di perfezionamento che potrebbe garantirgli una rapida scalata alla vetta dell’Atp. Lo score della vittoria di Jannik sul numero 1 del tabellone di Miami: 6-7 (4-7 al tie break), poi un perentorio 6-4, 6-2 e la conferma della tempra coriacea dell’alto atesino, lucido, fisicamente integro e dotato di tenuta illimitata della concentrazione fino al the end di una guerra senza feriti durata tre ore.
Ora l’ultimo tratto di un percorso superato senza errori e l’a tu per tu in finale con l’esperto Daniil Medvedev, che compensa un fisico tutt’altro che da culturista, qualità mentali fuori del comune. Potrebbe prevalere l’esperienza (Medvedev ha 27 anni e un ricco palmares: 18 titoli ATP, inclusi gli US Open 2021 e la finale degli Australian Open). Il russo è arrivato alla fine di Miami non senza fatica. Ha sconfitto in semifinale il connazionale Kachanov con fatica in tre set per 7-6, 3-6, 6-3.
Il capolavoro di Sinner: rimonta due palle break nel secondo set e sull’abbrivio dell’eccellente exploit, la strabiliante successione di 19 punti sui 21 in palio. Il terzo set conferma la potenza mentale del tennista italiano, che non conosce i danni da deconcentrazione, non teme il braccino corto di chi si ritiene inferiore e cede emotivamente. Il perentorio 6-2 del terzo decisivo set annuncia l’ingresso ad ali spiegate di un italiano nel gotha del tennis mondiale, dove hanno maramaldeggiato a suo tempo Pietrangeli e Panatta.