Esclusiva – Bucciantini: “Napoli, vissuto già tracciato: manca sempre qualcosa per vincere”
Marco Bucciantini, scrittore, giornalista e volto di Sky Calcio Club, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Sport del Sud per fare un bilancio sulla stagione del Napoli e sul campionato in corso.
Il campionato volge ormai al termine, ma a quattro giornate dalla fine nessun verdetto è stato ancora emesso. Milan e Inter proseguono il rispettivo testa a testa per stabilire da quale parte di Milano debba finire il titolo; la Juventus insegue la matematica per ottenere la qualificazione in Champions; Roma, Lazio, Fiorentina ed Atalanta si battono per un posto in Europa; mentre Cagliari, Salernitana, Genoa e Venezia si contendono la permanenza in Serie A.
Nel mezzo, il Napoli è sceso dal treno per il titolo dopo un trittico fatale contro Fiorentina, Roma ed Empoli, spegnendo anche per quest’anno i sogni scudetto partenopei. Dalle accuse a Spalletti alle dichiarazioni di De Laurentiis, dal ritiro revocato alla larghissima vittoria sul Sassuolo, è stata sicuramente una settimana burrascosa per gli azzurri. Un paradosso per una squadra che è al terzo posto in classifica. Sport del Sud ha avuto il piacere di parlare di questo ed altro con Marco Bucciantini, scrittore, giornalista, opinionista e volto abituale di Sky Calcio Club, programma di approfondimento sul calcio italiano condotto da Fabio Caressa e in onda su Sky Sport.
A quattro giornate dal termine del campionato ci sono tanti verdetti, se non tutti, ancora da scrivere. Tirando un po’ di somme, cosa ne pensa di questa annata?
“Abbiamo ritrovato l’equilibrio e anche un po’ di mistero, dopo tanti anni in cui si qualificavano sempre le solite sette squadre alle competizioni europee. Siamo l’unico campionato europeo che negli ultimi 5 anni ha portato in Europa sempre le stesse formazioni, eccezion fatta per il Toro che si inserì al posto del Milan, costretto a scontare delle sanzioni imposte dalla UEFA. Quest’anno invece c’è anche una lotta avvincente per sancire chi andrà in Europa, oltre a non sapere ancora chi vince lo scudetto. Avremmo potuto vedere anche una volata a cinque o sei squadre, ma Juventus e Atalanta hanno fatto un passo indietro rispetto agli ultimi anni ed il Napoli è crollato.
E poi c’è anche una bella lotta per la salvezza perché ci sono due squadre, la Salernitana ed il Genoa, che si sono sistemate con Nicola e Blessin. La Salernitana è come se avesse incominciato il proprio campionato l’altro ieri, con l’entusiasmo di una natività e con un agonismo fresco. È come se ad aprile si fossero sentiti ammessi in Serie A ed ora, devo dire, sono una squadra temibile. Giocano con una bella freschezza mentale oltre che con l’ottima organizzazione che Nicola gli ha dato”.
C’è più equilibrio per demeriti delle grandi o per meriti delle piccole?
“Il bilancio dice che c’è equilibrio perché le grandi squadre sanno cosa fare ma non sono così forti e complete, ma soprattutto perché tante altre squadre si sono rinforzate. Penso in particolare a Fiorentina e Torino, due squadre storiche del calcio italiano. La Fiorentina ha fatto un’ottima stagione e ha vinto tante partite, il Toro un po’ meno ma è una avversaria ostica da affrontare. Lo scorso anno facevano 40 punti, ora invece sono tornate a dare fastidio. Erano le squadre che mancavano alla competitività complessiva. Molti vedono questa stagione con delusione, perché il calcio italiano soffre quando va fuori dall’Italia. Io, invece, se parlo della Serie A ne parlo con entusiasmo perché vedo un campionato difficile”.
Anche questa volta, il Napoli è venuto meno nei momenti più importanti. Spalletti ha ripetuto spesso: “Uomini forti, destini forti; uomini deboli, destini deboli”. A questo punto, è una squadra di uomini deboli?
“Intanto vediamolo questo destino, perché si possono ancora fare più punti dello scorso anno e passare da un quinto ad un terzo posto. Per quanto mi riguarda, il Napoli era la favorita per lo scudetto. Lo credevo perché, rispetto allo scorso anno, la Juventus aveva perso Cristiano Ronaldo e l’Atalanta aveva raggiunto un proprio limite massimo, pagando anche le assenze di Gosens, Ilicic e Zapata. Inoltre, Inter e Milan venivano da un’estate in cui hanno dovuto fare dei conti e hanno dovuto rinunciare a dei titolari. Ero convinto che, con un mito del calcio come Spalletti e con un Osimhen più allenato alla Serie A e con un po’ di fortuna in più, il Napoli avrebbe potuto fare quei 6/7 punti in più che sarebbero bastati per vincere lo scudetto. E infatti 6/7 punti sarebbero stati sufficienti, ma il Napoli non li ha fatti, pur dimostrando di poterli fare”.
È una questione di pressione?
“Secondo me è successo perché ormai c’è una sorta di vissuto già tracciato. Mi spiego meglio. Da tanti anni il Napoli ha una sua identità ed è ciò che lo sostiene in tutti i campionati. Ecco: come da tanti anni di vissuto sai che squadra e che rendimento ha il Napoli, così da tanti anni di vissuto sai che manca sempre qualcosa. Certe volte può essere la fortuna, altre un episodio, altre un litigio di troppo o qualche scollamento tra le parti che compongono la società, ma nel suo vissuto c’è sempre una mancanza. E purtroppo c’è stata anche quest’anno, nelle ultime giornate. Comunque, ha ragione Spalletti: che i prossimi acquisti del Napoli siano uomini dai destini forti. Mi viene in mente Ancelotti che aveva chiesto Ibrahimovic. Perché lo voleva? Ibra non è solo un monumento al calcio, ma è un uomo che al di là delle valutazioni tecniche ti eleva la mentalità di tutto il gruppo. Guarda al Milan poi che cosa ha fatto”.
Crede che De Laurentiis abbia delle responsabilità in tutta questa serie di successi mancati?
“Qui ci sarebbe da chiarirsi secondo me. Parto da una domanda: il Napoli deve obbligatoriamente vincere uno scudetto? Per me, no. Potrebbe, poteva e ha potuto vincere lo scudetto. Sicuramente manca quel vissuto vincente, quello sguardo verso il grande obiettivo. Ma manca anche perché nella storia in poche occasioni ha ambito a questo traguardo massimo. Però, come si fa a puntare il dito contro una società che ha preso una squadra in Serie C e l’ha piantata per un decennio nelle coppe europee? Il Napoli è la squadra italiana che ha più piazzamenti in Europa negli ultimi anni. Ed è un primato che fa invidia. Per cui, faccio fatica a puntare questo dito. Piuttosto, bisognerebbe domandarsi come mai il Napoli non si è mai creato questo dovere di vincere. Si è sempre fermato e crogiolato sulla possibilità di vincere, senza mai fare il passo successivo”.
A tal proposito, le cito De Laurentiis: “È giusto che i tifosi napoletani vogliano vincere. Uno che tutta la settimana viene vessato da moglie, figli, amanti, padri, capiufficio quando va allo stadio trova finalmente il suo sfogo: vuole divertirsi”
“È un’uscita che può essere tanto giusta quanto semplicistica. Io credo che il calcio tenga tutti insieme per passione e alla passione si fa fatica a porre dei limiti. La passione è una forma decisiva e fondamentale di amore. Per cui se sei competitivo per tanti anni, è normale che dopo un po’ tu voglia anche vincere. Quando sei a pochi passi da qualcosa, istintivamente la vuoi. Per me negli ultimi anni il Napoli avrebbe meritato di vincere almeno uno scudetto. E non mi riferisco necessariamente a quel campionato lì, dei 91 punti con Sarri. In generale, almeno uno scudetto lo avrebbe meritato. E alla fine, desiderare significa tenere viva la passione. Per i napoletani e anche per De Laurentiis, questo è l’investimento più grande nel mondo del calcio. Per cui, in fin dei conti, quei capiufficio a cui fa riferimento sono alleati di De Laurentiis (ride, ndr). L’obiettivo è tener sempre viva quella passione”.
Infine, pensando alla prossima Serie A: si inizia prima, si finisce dopo, nel mezzo un mese di sosta e calendario fittissimo. Che stagione sarà?
“La prossima stagione non sarà particolare. La prossima stagione sarà semplicemente sbagliata. È sbagliata e, oserei dire, peccaminosa. Il calcio ha avuto necessità di raccogliere soldi e ha trovato qualcuno in grado di metterli, ovvero gli arabi. In sostanza, si è venduto il calcio agli arabi, perché loro possono partecipare alle coppe senza dover rispondere alle norme del Fair Play Finanziario. Per qualche milione di debiti molte squadre sono costrette a rinunciare, mentre per miliardi di sponsorizzazioni fasulle si ha qualche multa amministrativa e nulla più, come successo recentemente al Manchester City. Il PSG può permettersi un riscatto di 180 milioni per Mbappé, altrimenti non avrebbe potuto acquistarlo.
E poi gli andiamo andare i diritti per le partite di Supercoppa. E ora gli andiamo a dare le partite dei Mondiali. Poi però ci si accorge che delle partite con 60 gradi a giugno non sono praticabili, con il rischio che qualcuno ci lasci le penne in diretta. E allora facciamo il Mondiale a Natale, ma per farlo bisogna stravolgere un calendario. Per tutti questi motivi per me è semplicemente una stagione sbagliata. Io spero solamente che una volta preso il bottino tornino le regole e che si riporti il calcio laddove esiste cultura calcistica e d’impresa, perché vorrei anche ricordare tutte le persone che hanno perso la vita nei lavori di costruzione degli impianti. Ma di questo non se ne parla perché bisogna portare a casa quei soldi. Il calcio si è strozzato da solo, è come un malato che non riesce a morire”.