“Torna Nole, ma vaccinato”
Per Djokovic il danno d’immagine con il carico di conseguenze inevitabili è ben più grave del mancato gruzzolo del torneo vinto da Nadal.

Il caso Djokovic. I furbetti da spedire nel girone più ustionante dell’inferno dantesco non sono solo gli egocentrici negazionisti che si appellano mistificando al diritto di libertà per rifiutare di vaccinarsi e non li spaventa neppure la terrorizzante statistica di morti e “intubati” che hanno rifiutato la protezione di Pfizer e simili antidoti. Della categoria, che merita di ardere in eterno nel girone dei dannati, sono odiosi esponenti i truffatori che falsificano green pass e certificati con la complicità di medici e personale sanitario corruttibile.
Non ti aspetteresti mai che Novak Djokovic, personaggio simbolo del magico mix di talento, classe, intelligenza e frequentazione al massimo livello di interlocutori ben informati, possa far valere l’ascendente che gli è riconosciuto per pensare di farla franca e girare il mondo, gli impianti sportivi del tennis, contattare centinaia di persone, rischiare di trasmettere il contagio da Covid e macchiare di ambiguità lo status di malato del virus guarito, dunque immune e non contagioso.
A dispetto della sua condizione da libero dei primati, che guarda dall’alto in basso tennisti altrettanto famosi ma con patrimoni imparagonabili al proprio tesoro, l’espulsione dal mitico torneo “Australian Open” a dal Paese dei canguri non è un vulnus di superficie, ma una ferita profonda, non tanto per le cifre blu a cui ha dovuto rinunciare. Il danno d’immagine con il carico di conseguenze inevitabili è ben più grave del mancato gruzzolo del torneo vinto da Nadal, che non ha mancato di criticare la scelta balorda del rivale di sempre.
Nole, come è noto non solo nel mondo del tennis, superato lo choc positivo dell’accoglienza ricevuta dalla sua Serbia deve aver pensato e ripensato alla disavventura australiana e, lo direbbe Daniel Müksch, scrittore tedesco autore della biografia del numero uno al Mondo, avrebbe deciso finalmente di vaccinarsi. Prova così a sventare il rischio di essere escluso anche dal prestigioso torneo parigino “Roland Garros”, che impone ai giocatori di essere vaccinati. L’accertato orgoglio, l’autostima di Djokovic sembra essere scossa dal record di Nadal che mette in dubbio la convinzione del serbo di essere il numero uno del mondo.
Il rischio di Nole no vax è di “saltare” appuntamenti chiave della stagione come gli “Open Usa” e di Francia, il prossimo del Dubai tra venti giorni. Il campione serbo si è chiuso in un silenzio totale, scelta obbligata che però impedisce di capire come sia possibile assumere un comportamento insensato, irrazionale, autolesionista a un personaggio del suo spessore, anche umano e culturale. Di là da queste scontate considerazioni si giustifica il rammarico per la delusione sul piano dell’etica provocata dallo scivolone dell’‘imbattibile’ Novak, ma nulla toglie all’ammirazione per la rara qualità del suo tennis e perché no, della simpatia umana, dell’empatia ricambiata con il nostro Paese.