Lazio-Napoli: Sarri già piange, ma si gode il miglior centrocampista della A
Maurizio Sarri definisce questo Napoli più forte del suo, e non mancano lamentele: il tecnico, però, vanta una squadra ben diversa da quella azzurra.
© “SARRI – LAZIO” – FOTO MOSCA
Da Marco Baroni a Maurizio Sarri: il Napoli quando incontra il suo passato vede le streghe. Chiedere anche a Walter Mazzarri. La Lazio del tecnico toscano viaggia alla stessa velocità del Napoli, con una media di due punti a partita. Con una sequenza diversa, ma i risultati non cambiano: due pareggi e due vittorie. I biancocelesti, però, hanno superato un test non passato dal Napoli: quello contro una big. Durante la terza giornata, infatti, Sarri e company hanno avvilito l’Inter di Simone Inzaghi, mentre il Napoli faticava a Firenze. Entrambi reduci da un aspro pareggio, azzurri e biancocelesti vogliono riassaporare il gusto della vittoria.
Secondo anno di Sarri in panchina, cosa aspettarsi dalla sua squadra?
In carriera, Maurizio Sarri ha sempre costruito le sue squadre in due o più anni. Nulla di suo, infatti, c’era nelle manovre del Chelsea vincitore dell’Europa League contro l’Arsenal, tantomeno nella Juventus di Cristiano Ronaldo. Discorso totalmente diverso per Empoli e Napoli, le prime due grandi sfide che ha raccolto. Per dare alla luce queste due macchine semi-perfette, c’è voluto rispettivamente un triennio. Adesso, dopo due anni alla guida della Lazio, cosa aspettarsi da questa squadra?
Riuscita a trattenere anche quest’anno Luis Alberto e Sergej Milinković-Savić, l’Aquila conta di volare sempre più in alto, e ne ha la possibilità. Al secondo anno con la stessa guida tecnica, e con Atalanta e Napoli indietro nelle gerarchie rispetto alle scorse stagioni, la Lazio avverte la sensazione di poter puntare alla Champions League. Il mercato, tra l’altro, anche se oscurato dall’acquisto di Dybala sull’altra sponda del Tevere, è stato all’altezza del club: Luis Maximiano in porta, Alessio Romagnoli e Nicolò Casale in difesa, Marcos Antonio e Matías Vecino nella zona nevralgica del campo e, infine, Matteo Cancellieri in attacco. Le aspettative sono alte, anche se il tecnico toscano non si fa pregare per esaltare le avversarie per sentirsi automaticamente più debole:
“A livello di rosa è sicuramente più forte il Napoli di oggi rispetto a quello allenato da me. Parliamo di una squadra forte, che sa palleggiare, andare in profondità e che è molto brava anche in fase difensiva. Credo che lotterà per traguardi in questa stagione“.
Che Lazio abbiamo visto in queste prime quattro partite?
Il consueto 4-3-3 di stampo ‘sarriano’ è stato il dogma con cui la Lazio ha cominciato, contro il Bologna, la sua stagione. Manuel Lazzari continua a macinare chilometri sulla fascia destra, dimostrandosi un terzino di prima fascia nel campionato di Serie A. In difesa persistono alcuni problemi: Patric non trasmette fiducia ma l’esperienza di Romagnoli sembra giovare al calciatore spagnolo. La batteria di centrocampo non cambia i suoi due pilastri: Luis Alberto e Sergej Milinković-Savić sono intoccabili. A loro, in questa stagione, si affianca Danilo Cataldi. Anzi, alberga e si muove in mezzo a loro.
Nel tridente offensivo il terminale non può non essere Ciro Immobile, che ha già deciso di iscriversi alla classifica marcatori: per lui due realizzazioni nelle prime quattro uscite. Alla sua destra c’è il brasiliano Felipe Anderson che, con i suoi strappi e la sua fantasia, crea scompiglio sulle fasce avversarie. Più contenitivo, ma non per questo meno pericoloso, alla sinistra del centravanti della nazione agisce Mattia Zaccagni.
È una squadra che, come ha dimostrato la scorsa stagione, tende a coprire il campo in tutti i suoi spazi. La Lazio è infatti la seconda squadra per chilometri percorsi da inizio stagione, seconda soltanto allo Spezia di Luca Gotti. Sarà, però, difficile star dietro a Victor Osimhen: ogni squadra ‘sarriana’ difende a cinquanta metri dalla sua porta e i centrali biancocelesti bene farebbero a far attenzione alle possibile sgaloppate del nigeriano a campo aperto. Questa può essere senza dubbio un’arma che la squadra di Luciano Spalletti può utilizzare per trafiggere la difesa allenata dal suo corregionale.
Luis Alberto o Milinković-Savić, questo è il dilemma
I due si contendono il primato di calciatori più appetibili della squadra laziale. Non che Ciro Immobile sia da meno, ma i due centrocampisti sono contesi ogni anno da mezza Europa e trattenerli è sempre una sfida. Potremmo addirittura affermare che la loro permanenza rappresenta, di stagione in stagione, un vero e proprio acquisto. Luis Alberto è bello da vedere, elegante, pittoresco, ma nell’economia della squadra il serbo adempie compiti più complessi. Questo fa di lui, infatti, il giocatore chiave del team biancoceleste.
Lo scorso anno, ‘l’orco‘ – come lo definì Fabio Caressa – Lo scorso anno il serbo è stato lo scoglio a cui aggrapparsi nei momenti di difficoltà e la stella più brillante delle giornate migliori. La grandezza del serbo risiede nella sua estrema duttilità, ma lui non è un calciatore in grado di fare tutto, è piuttosto un campione al quale riesce tutto, e bene tra l’altro. Ha una varietà di soluzioni nel proprio bagaglio tecnico che gli permette di velocizzare la manovra sia in uscita sia negli ultimi venticinque-trenta metri. Se ha spazio davanti, però, non si rifiuta di tirare una bordata micidiale all’incrocio o un tiro a giro col piede debole. Debole si fa per dire.
Se la squadra di Maurizio Sarri riuscisse a diventare serbo–centrica e parlare (tutti) nello stessa lingua del suo numero ventuno, staremmo parlando non solo di un centrocampista al quale si potrebbe già assegnare la palma di miglior mezz’ala della Serie A, ma anche di una seria candidata alla vittoria finale del campionato. Qualora l’orco riuscisse a giganteggiare al centro del campo, per il Napoli sarà dura tornare alla vittoria.
Una partita, solitamente, ricca di gol
La gara tra le due compagini è sempre stata teatro di gol e spettacolo, ma anche di sfide decisive quando si sono affrontate nella seconda metà del campionato. Escludendo un match disputato all’Olimpico terminato per uno a zero da parte dei padroni di casa, l’undici gennaio duemilaventi, bisogna scomodare la stagione 2014/2015 per trovare una partita conclusasi con meno di due gol realizzati. La superlativa vittoria per 4-0 al Maradona la scorsa stagione, il precedente 5-2, un pirotecnico 0-3 in casa della Lazio nell’aprile del 2017 e un pirotecnico 5-0 nel 2015 sono solo un esempio di grandi goleada azzurre.
Anche quest’anno il Napoli ha dimostrato di poter regalare partite ricche di gol, anche se contro avversarie meno attrezzate. Come finirà stavolta? Ai postumi, anzi, al campo, l’ardua sentenza.