Nascita di un inno al 79’ minuto di Lazio-Napoli

Dicembre 1975, all’Olimpico esplose "'O surdato 'nnamurato" e da allora diventò per i tifosi l'inno da amare e da intonare.

Articolo di Davide Morgera02/09/2022

Abbiamo rivisto chi si fa chilometri per le trasferte. Chi si rifà l’abbonamento dopo aver imprecato tutta l’esatte per una campagna acquisti che non decollava. Chi si schiera con questa o quella fazione ( “A16” contro ? ), chi ricorda che Ferlaino dopo 18 anni di presidenza vinse lo scudetto e De Laurentiis ancora no. Chi dice che “no, quest’anno non mi abbono a DAZN” e il giorno dopo cambia idea. Tifosi, tifosotti, appassionati, chiamateli come volete ma sono tutti accomunati da emozioni, affetti, passioni. Anche rabbia, talvolta. Chiamiamoli sentimenti. Sentimenti che hanno un’origine antica e che sono ‘antichi’ come il calcio a Napoli. Sentimenti che dividono, sentimenti che uniscono. Sentimenti accompagnati da canti, balli sfrenati, cori, inni, filastrocche e chi più ne ha più ne metta. Sentimenti che sono esplosi a tappe, dai focosi sfottò contro Meazza, l’eterno rivale di Sallustro negli anni ’30 ai ciucciarielli che facevano il giro della pista di atletica al “Collana” negli anni ’50, dai fuochi di artificio che accoglievano in campo Sivori ed Altafini appena ‘Elcabezon’ metteva la testa fuori dalle scale sotto i Distinti negli anni del boom economico al “mamma, mamma mamma mi batte il corazon, ho visto Maradona, ho visto Maradona…innamorato son!” degli anni ’80. In mezzo a tutto ciò c’è, però, uno spartiacque. E questo filo che unisce tutto ha una data e risale alla metà degli anni ’70. Teatro, lo stadio Olimpico di Roma.

Boccolini con il Napoli

Si gioca il 79′ minuto di Lazio-Napoli e gli azzurri, quel giorno in maglia bianca, stanno vincendo per uno a zero con una magica punizione di Boccolini al 12′ del primo tempo. Una prodezza alla ‘brasiliana’ che ha già scatenato il tifo dei napoletani sugli spalti. La  squadra di Vinicio continua a dominare, ormai la partita è in pugno e manca davvero poco alla fine.

Boccolini con il Napoli (Panini)

Ad un certo punto, dalle radioline, arriva la notizia del gol di Graziani alla Juve, Torino in vantaggio sulla eterna rivale cittadina. La Juve sta perdendo il derby e la testa della classifica. E’ in questo preciso istante che parte un coro, spontaneo, ingenuo, possente, sempre più forte che va ad abbracciare tutti i settori dello stadio dove ci sono bandiere azzurre. Si calcolano almeno 30000 napoletani sugli spalti. Esplose, in quel pomeriggio dell’Olimpico, Lazio-Napoli, dicembre 1975, “‘O surdato ‘nnamurato” che da allora diventò per i tifosi, nei momenti di particolare euforia, l’inno da amare e da intonare.

Trafiletto in cui si racconta la nascita dell’inno

Un pezzo struggente, legato alla guerra, alla voglia di vivere, al patriottismo, che fa sempre emozionare e commuovere, espressione del carattere partenopeo ( “Ojvita oj vita mia…”), con una vena malinconica ma sempre cantata con sentimento e trasporto allo stadio proprio per dimostrare la passione e l’amore viscerale che lega alla maglia azzurra. “‘O surdato ‘nnamurato”, nato già con parole e musica, è autoctono e patriottico ( è cantato in napoletano ) e nel cuore dei vecchi tifosi è ancora riconosciuto come l’inno del Napoli.

“Canta Napoli”, il titolo de Il Mattino

Il lunedì dopo la partita Il Mattino scrisse a caratteri cubitali “Canta Napoli”. Mai titolo fu più azzeccato. Napoli primo con 13 punti, poi Juve a 12 e Torino ad 11, Boccolini festeggia il suo primo gol in serie A con il primato del Napoli e rivela : “Non volevo tirare, mi ha convinto Orlandini. Dai, provaci, girala sulla barriera che sai farlo. E così mi sono deciso”.

La rete all’Olimpico

La gara ebbe vasta eco sulla stampa napoletana perchè in molti sottolinearono come “la Lazio ha giocato una partita di…calci mentre il Napoli ha fatto una vera partita di…calcio” ( Savoldi fatto fuori dopo pochi minuti e nove occasioni da rete, tantissime per il calcio lento dell’epoca ). Al di là del gioco di parole resta il fatto che l’incontro fu caratterizzato da episodi che ce la fanno ricordare ancora oggi a distanza di decine di anni.

Boccolini con la Lazio (Panini)

In primis il massiccio esodo dei napoletani, sempre più innamorati della loro squadra e che prima della partita cantavano un generico “Il Napoli è forte e vincerà!”. In seconda battuta, l’assenza di capitan Juliano che permise a Vinicio di schierare la ‘carta vincente’ Boccolini e lasciare la numero ‘otto’ a Ciccio Esposito. Poi l’infortunio di Savoldi al 13′ con una brutta distorsione dei legamenti collaterali provocatogli dal killer Ghedin. Da sottolineare poi il primato solitario in classifica. E, ultimo ma non ultimo, la nascita di un inno immortale, mai certificato ma da sempre riconosciuto come tale. Chi immaginava che in quella fredda domenica di dicembre, da quel boato nato spontaneamente all’Olimpico, nascesse un inno tanto duraturo nel tempo?

Un inno ufficiale del Napoli non esiste, non è mai stato commissionato a nessun musicista. Non bisogna fare confusione tra ‘inno’ e ‘coro’.  Siamo andati a spulciare vari dizionari di lingua italiana per cercare di non cadere nella tentazione di confondere le due cose. E’ una chiarificazione per nulla polemica  ma che va fatta onde evitare di far passare “Un giorno all’improvviso” come il nuovo ‘inno’ del Napoli. Qui non si discute la bellezza, l’orecchiabilità del ritornello, il coinvolgimento stesso dei calciatori sotto la curva, il popolo azzurro che gode a fine partita. Semplicemente si cerca di capire se questo è l’inno del Napoli. A parte il fatto che è un coro mutuato da altre tifoserie e da una canzone dei Righeira del 1985, “L’estate sta finendo”, resta da chiarire l’etimologia delle due parole. Nello Zanichelli che abbiamo consultato le definizioni di “coro” vanno un pò nella stessa direzione, vale a dire che questi è fatto da un insieme di persone che cantano insieme contemporaneamente, anche senza musica. Ed allora, a ragione, “Un giorno all’improvviso” è essenzialmente un coro. Lapalissiano. Se leggiamo con attenzione la definizione di ‘inno’, invece, salta fuori che questi è una composizione nata apposta per celebrare qualche cosa o persona con l’accompagnamento della musica. Tra l’altro viene anche sottolineato l’onore e la lealtà da tributare agli eroi ( in questo caso i giocatori in maglia azzurra ), la cerimonia ( la partita allo stadio ), la patria ( il tifo per la squadra della propria città ). Credo, quindi, che l’inno, sia per sua natura maggiormente ‘identificativo’, c’è una maggiore simbiosi tra chi lo canta e gli eroi che va a celebrare. E’ più personale, riconoscibile, identificabile con quella squadra e quei colori. Cosa che non succede con “Un giorno all’improvviso” che magari ascoltiamo anche in altri stadi d’Italia, anche nelle categorie inferiori ( o come “Pioli is on fire” dei tifosi milanisti che fa il verso a “Free from desire” di Gala). Per questo “‘O surdato’nnamurato” resterà per sempre l’inno del Napoli.