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Non è successo niente

Non è successo niente

©️ “LIVERPOOL – NAPOLI” – FOTO MOSCA

Lo avrà urlato Spalletti negli spogliatoi dell’Anfield, devono ripeterselo i tifosi fino a Bergamo: “non è successo niente”. Si è interrotta a Liverpool la serie di 17 partite consecutive utili del Napoli, nell’ultima giornata di Champions. Per gli azzurri è arrivata la prima sconfitta stagionale, ma non è successo niente, per davvero. 

È una caduta che non si può considerare tale, un risultato bugiardo il 2 a 0, influente tra l’altro sulle sorti del cammino europeo: il primo posto del girone è rimasto saldo e nessuno, nei 90’ di gara, ha mai creduto potesse essere diversamente. 

Non è successo niente anche se il Liverpool ha dato il meglio di sé. Klopp diceva di volerla vincere 4 a 0, forse semplicemente non poteva e ce ne siamo accorti. I Reds, nonostante le defezioni e scelte tecniche discutibili (Nunez in panchina), sono andati a 200 all’ora, alla velocità delle loro serate migliori. Le hanno date – le randellate – e hanno corso dialogando, eppure hanno fatto solo il solletico al Napoli. L’unica parata di Meret nel primo tempo è stata su un contropiede di Salah, segnalato poi dal guardalinee in fuorigioco. E le reti, alla fine della ripresa, sono arrivate quando gli azzurri potevano permettersi il lusso di calpestare l’erba di Anfield e volare col pensiero a Bergamo, cosi come quello di far rientrare in panca Kvara e Lobotka.

Non è successo niente, anzi forse qualcosa si. La forza del Napoli, la portata degli azzurri diventa ancora più palese e concreta. Le vittorie fanno luce come paillettes, ma non sono i lustrini al fare il vestito, lo fa la stoffa. Stoffa che fa rima con personalità e intelligenza, consapevolezza nei propri mezzi e “cazzimma”, incoscienza. Il Liverpool ha fatto la voce grossa e il Napoli nemmeno l’ha sentito, gli anni scorsi si sarebbe rintanato in sé stesso, facendosi piccolo piccolo e lasciandosi alla mercé. 

Ha scelto un Napoli fisico Spalletti, con Ndombele e Anguissa. Zielinski in panchina, è mancato tanto ad Osimhen. Klopp ha dovuto, come troppe volte in questa stagione, far conto con una serie di infortuni da paura, o da Juventus. L’ha messa sul piano dell’heavy metal, ma aveva poca differenza tecnica, forse tutta in Salah. Firmino ha fatto poco, Thiago un po’ meglio, Arnold aveva ben altro a cui pensare. Ha trovato peso specifico e un lavoro a Kim ed Ostigard solo dopo l’ingresso di Darwin Nunez (al 73esimo). I gol da angoli, fra botte, ingenuità e indifferenza, quello di Salah (85esimo) e proprio dell’ex Benfica (minuto 100’). 

Prima d’allora, dicevamo, non è successo niente. Gli azzurri hanno gestito il ritmo come un bravo dj, a tratti dominato la serata con la propria musica. Sapiente possesso, ma anche calcioni e testate, sgroppate inglesi. Buona la prova di Meret, tutto sommato. Impeccabile Di Lorenzo, maestoso Kim, “Fabio” il leoncino Ostigard, colmo di garra charrua Olivera. Reggente Lobotka, assistito dai cavalieri Anguissa e Ndombele. Non sono arrivati i gol di Osimhen e Kvaratskhelia, ma ça va sans dire. Il primo si è fatto il cuore così, portando per il campo Konate e Van Dijk, 200 chili e 4 metri in due. L’altro, il georgiano, ha preso il terzino più forte d’Europa (Arnold) e, come avesse la bacchetta magica, l’ha fatto diventare un primavera, uno sbarbatello. È il padrone della festa il 77, dicono che l’inglese abbia preso un OKI al fischio di Stieler.

Non è arrivato il gol, anche se sullo 0-0, il Var ha annullato una rete a Ostigard (cappocciata su calcio d’angolo) per una scapola in fuorigioco. Era il 57esimo, non possiamo giurarci, ma il Napoli l’avrebbe probabilmente vinta. Non è successo niente, invece, come non è successo avendola persa. 

Gli azzurri escono dall’Anfield a testa alta come poche squadre posso permettersi, perché come dice il Telegraph sconfitti ma non “sanno nemmeno come”. 

Sono tra le sedici squadre più forti d’Europa, tra le prime otto, perché si è passati da primi, in attesa di esserlo sul serio dagli ottavi in poi. Questi ragazzi meritano di confrontarsi con le migliori e non devono dimenticarselo per una stupida sconfitta. 

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