Ripartire dai giovani in Italia non conviene

Il 20% della popolazione italiana maschile tra i 5 e i 16 anni risulta tesserato per la Federcalcio. Come è mai possibile che non si formino calciatori di livello assoluto?

Articolo di Alberto Cei03/06/2022

© “ITALIA” – FOTO MOSCA

Se il giorno dopo la finale di un torneo giocata contro gli avversari di sempre, l’Argentina, l’analisi della patita della nazionale italiana di calcio viene presentato a pagina 8 della Gazzetta dello Sport vuol dire qualcosa di molto negativo. Gli eroi di Wembley, come vengono ancora retoricamente chiamati, non sono più tali ma si sono ridotti al ruolo di sparring partner. Al contrario, il tema che oggi domina la Gazzetta è l’acquisto del Milan da parte di un fondo USA. È vero che il quotidiano si vende in larga a Milano e questo giustifica le 7 pagine sul Milan. D’altra parte questo entusiasmo è dimostrato anche dall’aumento del 250% delle vendite al Milan store.

In un’epoca in cui ciò che conta è vincere, mi sembra coerente che una squadra che perde troppo spesso come l’Italia non susciti interesse, anche perchè i calciatori più importanti (Donnarumma, Jorginho e Verratti) non giocano in squadre italiane e quasi nessuno gioca nelle prime quattro squadre della Serie A. Un altro buon motivo per cui i tifosi non si appassionino a una squadra in cui non riconoscono i calciatori delle loro squadre.

Inoltre, mi chiedo quale sia l’interesse dei fondi e dei proprietari stranieri a sviluppare giovani calciatori attraverso l’attività giovanile, quando il loro interesse primario è costruire uno stadio di proprietà (solo il 7% degli stadi non risulta di proprietà pubblica). Provengono anche da una cultura americana in cui sono i college e l’Università a formare i giovani atleti che poi giocheranno nei club professionistici.

Mi sembra che con l’entrata di questi nuovi proprietari stia cambiando a grande velocità il nostro modello sportivo calcistico e non è detto che sia un male. Mi piacerebbe sapere da chi è all’interno di questi nuovi percorsi quali siano l’interesse e gli obiettivi per l’attività giovanile.

La ragione è ovviamente economica. Infatti, se sono 833.000 i calciatori tesserati nell’ambito dell’attività giovanile, corrispondenti a circa il 20% della popolazione italiana maschile tra i 5 e i 16 anni risulta tesserato per la Federcalcio, come è mai possibile che non si formino calciatori di livello assoluto? Il motivo è economico, dato che formare un giovane calciatore è molto costoso e richiede un impegno di anni, la scorciatoia consiste nel prenderne uno rimasto senza contratto nel suo paese di origine che andrà a giocare nella squadra primavera, dove attualmente sono diventati il 33%.

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