Il Napoli di Rudi Garcia ha poche idee e molto confuse
La sconfitta contro la Lazio ha evidenziato un Napoli in totale confusione. La formazione di Rudi Garcia ha poche idee.
©️ “DI LORENZO” – FOTO MOSCA
Dopo aver tessutocaute lodi all’indomanidelle vittorie contro Frosinone e Sassuolo, nonostante i già chiari deficit di gioco e continuità,nutrivamo un cauto ottimismo in vista della Lazio. Lazio tecnica, aperta e non particolarmente fisicata, contro cui il Napoli degli ultimi anni aveva sempre giocato buone partite prevalendo proprio in quelli che erano i punti di forza dell’avversario. Sia in casa che fuori, ad eccezione dell’ultimo incrocio a scudetto ormai in tasca.
Ieri, come contro il Sassuolo, siamo durati 20 minuti. Dopo aver prodotto il massimo sforzo e almeno tre conclusioni pericolose (due di Kvara e una di testa di Osimhen), non appena la Lazio ha cominciato a pensare che il diavolo non fosse poi così brutto è calato il buio pesto. Una fine primo tempo e un intero secondo tempo da film comico dell’orrore. Per quanto visto nei novanta minuti 1-2 è un risultato intriso di “pietas” per i nostri eroi.
È una sconfitta davvero pesante per tutti: giocatori, allenatore e Presidente. Senza timore di esagerare diciamo che è un crocevia da cui o ci si risolleva o si rischia di affondare: al primo ostacolo serio sul suo cammino la squadra è sembrata allo sbando. Vediamo per quali motivi.
Abbiamo sempre pensato e scritto che la rosa scudettata del Napoli fosse ampiamente sopravvalutata nei suoi valori tecnici. Il miracolo dell’anno scorso è venuto soprattutto grazie all’esplosione di poche individualità e all’enorme lavoro fatto sul Gruppo e sulla testa da Spalletti. Un’orchestra che girava sincronica, con reciproco supporto in tutte le zone del campo, una motivazione feroce a raggiungere l’obiettivo e un’abbondante dose di culo in momenti nevralgici della stagione: quando la palla doveva entrare, entrava e aggiustava partite non certo entusiasmanti .Senza dimenticare il suicidio collettivo delle principali antagoniste.
Ieri, a parte Kim ha giocato la squadra titolare dello scorso anno. Difesa modesta, ben al di là della mancanza del coreano: un portiere normale, da squadra di mezza classifica e certamente inferiore a Provedel; una linea a quattro lentissima, senza piedi e talento, con preoccupanti e consolidate involuzioni (Olivera). Il centrocampo, a dispetto dei segnali positivi ricevuti domenica da Anguissa e Zielinski, è naufragato in una partita scialba, senza orgoglio. Ancora stamane leggiamo lodi al polacco per un gol su tiro sbagliato deviato e una conclusione centrale da dieci metri. Il centrocampo ieri è stato l’origine della disfatta, con poca voglia di correre e soffrire, nessuna copertura alla traballante difesa. L’ultimo ad arrendersi è stato il disorientato Lobotka che quanto meno ha preso qualche iniziativa individuale e ci ha messo la gamba in più di un’occasione.
Questa squadra slabbrata e inconcludente ha prodotto pochissimo in attacco dopo i primi venti minuti. Osimhen, sempre più isterico e mal servito, si è mosso male e ha scelto peggio, ma ad onor del vero Politano e Kvara dopo le prime fiammate hanno fatto anche peggio.
Al di là dei limiti tecnici e della serata storta di tutti i nostri eroi, ieri abbiamo avuto la netta sensazione che Garcia non ci stia capendo niente. Disastrosi i cambi, che hanno trasferito inconcludenza e disperazione. Questo Napoli dà il meglio quando prova a giocare per qualche scampolo di partita come il Napoli di Spalletti: corto, con i centrocampisti vicini che si scambiano velocemente la palla, cambi di fronti di gioco, sovrapposizioni sulle fasce, difesa che nasce dagli attaccanti e dai centrocampisti con recuperi palla immediati.
Questo Napoli si è visto finora pochissimo e l’alternativa semplicemente non c’è. Lanci dei difensori dai piedi pietrosi-dopo lunghe fasi di lentissimi passaggi orizzontali- verso un Osimhen marcato da almeno due difensori e sempre più nervoso per la difficoltà di controllare palle spesso al di fuori della sua non eccelsa portata tecnica.
Ma il pericolo più grande è che il giocattolo si stia pian piano rompendo. Quando il procuratore di Mario Rui parlava di squadra di scontenti secondo noi diceva una sostanziale verità. Gli scatti nervosi, inconcepibili, di Osimhen, non depongono bene. Alcuni sciatti appoggi di Politano e Kvara verso il nigeriano anche. Il disastroso Rui subentrato all’altrettanto disastroso Olivera suona male. Se anno di transizione doveva essere (nuovo allenatore, nuovo DS, ulteriore consolidamento della struttura societaria), continuiamo a pensare che le scelte dovevano essere nettamente diverse e non solo riguardo al sostituto di Kim. Speriamo davvero di sbagliare e soprattutto che Garcia sappia tirare i fili di una matassa che si presenta particolarmente complessa.
FORZA NAPOLI SEMPRE