Più, meno, più o meno di buoni e cattivi

Il post Atalanta-Napoli è un attendibile riferimento per condividere o contestare i voti in pagella assegnati.

Articolo di Luciano Scateni04/04/2022

©️ “ATALANTA-NAPOLI” – FOTO MOSCA

Perché no…è cosa saggia nutrire sana avversità per la supponenza dei ‘maestri’ del calcio parlato o scritto che, a conclusione dei 90 minuti di fatica dei ventidue giocatori in competizione, corrono alla lavagna, la dividono in ‘buoni/cattivi’ e da pubblici ministeri del calcio usano il gessetto per premiare o punire. Il post Atalanta-Napoli è un attendibile riferimento per condividere o contestare i ‘voti in pagella.

Certo, è temerarietà spregiudicata estraniarsi dalle lodi, perfino sperticate, che il media system indirizza senza variazioni evidenti tra prestazioni eccellenti del Napoli e prove deludenti, ma non lo è meno omologare gli elogi per limpide vittorie degli azzurri (limpide mica tante) e partite da dimenticare. Un corollario del tema è: se non sei Guardiola o Klopp, quanto determina il successo delle squadre la ‘mano’ degli allenatori?

Il pensiero maligno nasce dalla semplicissima riflessione sull’inspiegabile, altalenante comportamento delle formazioni a loro affidate. Un ‘caso’ paradigmatico è il Napoli di Spalletti. Fu errore attribuire alla fama del tecnico livornese il merito del bel gioco degli azzurri all’esordio del campionato? Forse quel Napoli mostrava ancora l’impostazione coraggiosa, grintosa, di Rino Gattuso, con il surplus della qualità dirompente di Osimhen. Poi, se n’è liberato, senza sovrapporre la filosofia del nuovo tecnico? Ma quale filosofia? Il Napoli ha cambiato pelle, ha perso charme, fantasia, intraprendenza, a vantaggio della concretezza difensiva a oltranza, a tutela degli striminziti uno a zero, più volte fatale.

Cambi in corso d’opera: conviene stendere un velo a trama fitta sulla strategia di Spalletti. Da cornice l’ingresso in campo di panchinari negli ultimi trecento secondi di partite da raddrizzare, o il rafforzamento del dispositivo difensivo, scelta estranea alle grandi squadre, che in vantaggio scelgono la strada maestra di incrementare il vantaggio profittando dello choc negativo degli avversari. L’attualità propone un copione noto. Alla squadra che vince, comunque vinca, solo voti dal sei in su e alle perdenti dal sei in giù, a prescindere.

Un sito napoletano, decisamente generoso con gli azzurri, premia con il sette in pagella Spalletti, che ha assistito urlando e agitandosi a bordo campo per un primo tempo degli azzurri da rinvio al prossimo ottobre (ad esser buoni) contro la brutta copia dell’Atalanta un tempo perfetta di Gasperini, non ha provveduto tempestivamente a contrastare l’aggressività degli uomini di Gasperini con specialisti delle ripartenze, e ha tenuto in campo troppo a lungo lo smarrito Zielinski. Sette anche per Insigne (altra regola dei ‘giudici’ è ‘voto alto’ a chi fa gol, anche se è il suo unico merito (l’assist a Politano è l’esecuzione evidente di uno schema provato chissà quante volte in allenamento) e sette per Zanoli, certamente protagonista di un promettente esordio a tempo pieno in prima squadra, niente di più. E come stride lo stesso 7 affiancato a Mario Rui, meritevole almeno dell’otto; identico rilievo per il 7 di Lobotka, migliore in campo con il terzino portoghese. ‘Tuttonapoli’ gli riconosce il 7,5 e giudica da 6 e 50 la brutta prova di Anguissa, da 6 il pessimo Zielinski. Altri assolvono le distrazioni di Koulibaly (7 in pagella), e ‘puniscono Mario Rui (solo 6,5). E Spalletti? “Tre punti pesanti per una squadra che sta bene e gioca bene” (???). Altri: “La classifica lo fa sorridere, il calendario pure, al netto della scaramanzia”. Così è (se vi pare)…come ha titolato Pirandello un suo noto capolavoro.

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