Calcio, Campania: anche Salerno in quota Sud
La Salernitana agguanta un'insperata salvezza, con l’augurio di lasciarsi alle spalle la via crucis di promozioni e retrocessioni del passato.

© “SALERNITANA” – FOTO MOSCA
Niente di più spietato di “mors tua, vita mea, lo pensa e lo dice ad alto volume il tifoso della Salernitana, solidale con i sardi, fraternamente dispiaciuto per l’anno di ‘purgatorio’ in serie B del Cagliari, che con la mancata vittoria nell’ultima giornata del campionato appena concluso ha concesso ai campani di non retrocedere: “Auguri per un ritorno immediato nella massima divisione”. Si sa molto, quasi tutto delle storiche top five della serie A, raccontate a iosa dai media, non solo sportivi. Poco è noto di squadre meno in evidenza, come la Salernitana, fondata più di un secolo fa, a giugno del 1919, da Matteo Schiavone, capofila di una cordata, per varie vicissitudini rifondata per tre volte.
Salerno ha conosciuto i fasti della serie A in tre stagioni: 1947-1948, 1998-1999, 2021-2022. Nel 2011-2012 ripartenza dalla serie D. L’esordio avviene in ‘Promozione’, poi la ‘Prima Categoria’, massimo livello regionale nel 2019. Interviene la fusione con lo Sporting Club Audax Salerno (Salernitanaudax) e uno stop interrotto nel 1927 per il sodalizio con Campania e Libertas. Promozione in serie B dove rimane per una sola stagione. È di quel tempo la guida tecnica di Gipo Viani, la vittoria della Coppa della Liberazione, il secondo posto nel campionato campano del ’45, la presenza nel torneo misto A/B come squadra ‘cadetta’. E alleluia la promozione in seria A, il sistema di gioco ‘Vianema’ (da Gipo Viani, più tardi definito ‘catenacccio’). Retrocessione in ‘B’ (otto anni) quindi in serie C, ritorno nella serie superiore (’65-’66) per un solo anno e di nuovo retrocessione con permanenza nella terza serie per lunghi 23 anni, fino all’ ‘89-’90. Allenatore Ansaloni, capitano Di Bartolomei, un anno in B, nuova bocciatura e ritorno nella serie superiore con la guida di Delio Rossi.
Insomma un’alternanza ballerina di ok e default che è noioso citare nel complicato dettaglio, tale è l’andirivieni tra C, B e A. In squadra anche il mitico Ciro Ferrara. Brutta pagina della sua ondivaga storia nel 2005: la Salernitana è radiata dal calcio per ‘inadempienze finanziarie, nonostante l’opposizione del presidente Aliberti. Breve parentesi in terza categoria e liquidazione fallimentare. Una nuova società riparte dalla C1, sale in ‘B’, retrocede, risale, fallisce per debiti e ricomincia da zero o quasi, dalla D (Salerno Calcio, poi Salernitana), con Lotito. L’allenano Perrone, Gregucci (che vince la Coppa Italia Lega Pro). Con Menechini arriva la B e la salvezza, un anno dopo (2018-2019) con il doppio successo sul Venezia. Per celebrare il centenario si disputa il triangolare del sud con Bari e Reggina. È il 19 giugno del 2019. Subentra in panchina Castori, secondo posto in classifica e di slancio è serie A. Anche l’aut aut per Lotito, che proprietario della Lazio deve cedere la Salernitana.
Storia recente. Il club campano è gestito da un trust, amministratore unico il generale Ugo Marchetti. Dopo aver valutato molteplici proposte, si accetta la più vantaggiosa, dell’imprenditore Danilo Iervolino, di Palma Campania, nuovo presidente e proprietario della squadra. Il presente. Campionato 2021-2022, Salernitana in fondo alla classifica con 3 sole vittorie e 16 sconfitte. È poderosa la campagna acquisti invernale, gestita dal grintoso tecnico Nicola e dal ds Sabatini, poi ‘licenziato’. La squadra agguanta l’insperata salvezza con soli 31 punti, in zona Cesarini, all’ultima giornata. Più che giustificata l’esecuzione dell’inno ufficiale ‘Il potere deve essere granata’, non meno l’augurio di lasciarsi alle spalle la via crucis di promozioni e retrocessioni, un vero stillicidio e una breve riflessione sull’analogia tra la globalità delle diseguaglianze mondiali e del calcio, territorio in cui hanno vita facile i club acquisiti da americani miliardari e navigano in permanente difficoltà le società prive di sponsor re Mida.