Napoli fa grandi i calciatori? L’analisi attraverso il caso Fabián
Si potrebbero sviluppare diversi temi al riguardo: questo, viene analizzato attraverso il caso dello spagnolo.
© “FABIÁN RUIZ” – FOTO MOSCA
Il caso Fabian Ruiz è solo paradigmatico: l’Equipe, nota testata sportiva francese, argomenta il tema dello scarso impiego di Fabián Ruiz al Paris Saint Germain: come mai il calciatore spagnolo, nelle fasi precedenti l’addio, è stato trattato dai media come un fuoriclasse ed adesso viene accettata la sua condizione di panchinaro per confronto meritocratico?
“Napoli fa grandi i giocatori” sentenziano alcuni tifosi. Citazioni del genere vengono accompagnate dalla solita filippica volta a voler condannare il calciatore, ritenendo che sia la città di Napoli la fonte dalla quale questo traeva il suo potere. E, una volta lasciata, sia tornato un comune mortale. Un discorso che nasce sostanzialmente per sentirsi grande, per autoconvincersi che non si è perdenti fino alla fine. Come se lo status di cittadino napoletano fosse la carta d’identità da dimostrare davanti alle autorità del grande calcio. Corollario di ipotesi del genere sembra provenire oltre Manica, con le difficoltà manifestate da Kalidou Koulibaly nel suo nuovo campionato: qualche sbavatura di troppo, non sempre titolare, un Chelsea palesemente in difficoltà. E Insigne? Non ne parliamo. Vittima dello sciacallaggio mediatico, neanche una grande giocata sembra essere meritevole di rispetto. Questi tre, isolati, esempi farebbero credere che taluni tifosi siano dalla parte della ragione, ma la realtà è ben diversa.
Spesso viene commesso l’errore di essere generici, di non avere una particolare sensibilità verso il calcio. Di guardare questo sport con i paraocchi, senza vedere cosa ci sia effettivamente oltre. Dall’anno 2010, il Napoli ha comprato diversi calciatori: vediamo, caso per caso, l’evoluzione o l’involuzione delle loro carriere. Dividiamo, innanzitutto, un corposo numero di calciatori in due categorie: chi ha vinto prima di arrivare a Napoli, senza avere la stessa fortuna qui, e chi invece ha visto il suo periodo più produttivo dopo la sua esperienza dopo aver vestito la maglia azzurra.
Chi, prima del Napoli, era un vincente
In questo primo sottogruppo, troviamo Camilo Zuniga. Il colombiano si presenta a Napoli – nel 2009 – all’età di ventiquattro anni e con in tasca tre campionati colombiani con l’Atlético Nacional, due di apertura e uno di clausura. A livello nazionale, invece, un campionato americano Under-20 con la Colombia. Una volta vestita la maglia azzurra, continuerà a vincere: il colombiano aggiunge nel suo palmares la Coppa Italia (per ben due volte) e la Supercoppa italiana. Oltre questi trofei, può vantarsi anche di essere l’unico calciatore riuscito a sbeffeggiare Aurelio De Laurentiis e i suoi mega contratti. Di pagine, non di soldi. Terminata la sua seconda esperienza a Napoli, vincerà sempre con l’Atlético Nacional una Copa Colombia. Insieme a Zuniga, un abbondante numero di calciatori si è presentato a Napoli da vincente. Tra questi non si può nominare Goran Pandev: il triplate con l’Inter è sicuramente il culmine della sua carriera, ma quel periodo non è l’unico in cui il macedone ha alzato trofei al cielo. Per non parlare di quelli individuali.
Tutti i calciatori analizzati in questa sede hanno conquistato almeno un trofeo con il Napoli, ma quasi tutti hanno vinto più al di fuori dell’ex stadio San Paolo. L’estremo difensore Pepe Reina è un chiaro esempio: abituato ai più grandi palcoscenici con il Liverpool, con il quale ha vinto Coppa d’Inghilterra, Coppa di Lega inglese e Community Shield, solo una Coppa Italia è riuscito a sollevare in Italia. Ai trofei precedenti si aggiungono anche Supercoppa Uefa e Coppa Interrotto (quest’ultima con il Villareal). Altro spagnolo di grande prestigio è stato Raúl Albiol. Costantemente presente nella rappresentativa spagnola nel campionato europeo del 2008 e del 2012, l’attuale difensore (nonché capitano) del Villareal già poteva vantare diversi titoli ante 2013, sia nazionali sia internazionali.
Seguendo la linea del tempo, e restando nell’anno 2013, insieme a questi due grandi giocatori Rafael Benítez vede bene Gonzalo Higuaín e José Callejón. Off topic: Napoli e i napoletani dovrebbero ancora ringraziare Benítez per aver esteso i confini del mercato del Napoli, intrattenendo rapporti anche con le più grandi potenze europee. L’argentino e lo spagnolo hanno collezionato diverse presenze con la maglia del Real Madrid, lottando costantemente contro il grande Barcellona per acciuffare quanti più trofei possibili, riuscendoci parecchie volte. Se non sono dei vincenti loro…
Cosa c’è da dire: le squadre con cui questi calciatori hanno assaggiato il gusto della vittoria erano ben più attrezzate dei Napoli con cui non hanno vinto allo stesso modo. Ciò non fa di loro dei perdenti. Semplicemente c’erano squadre più forti, più attrezzate, che hanno giocato meglio le proprie carte a disposizione. Ogni stagione è diversa dall’altra. Comunque, se un calciatore vince nel Real Madrid, e non vince nel Napoli, non è di certo qualcosa di impensabile.
Adesso, passiamo al secondo gruppo di calciatori da snocciolare. Quello che più di tutti ancora oggi anima i dibattiti sul Napoli, dal bar all’ufficio, dalle cene davanti la televisione allo stadio. Quei calciatori che, per qualsiasi ragione (nuove avventure, ricerca di squadre più prestigiose e blasonate, più soldi), abbiano deciso di lasciare la maglia azzurra. Anche in questo caso, prendiamo i considerazione i nomi più caldi. Analizzando nell’unico modo che ci permette di avvicinarci il più possibile all’oggettivo, guardando caso per caso.
Chi, dopo il Napoli, è stato un vincente
In questa sede troveremo diversi “traditori” per chiamarli come vengono definiti nel gergo comune del tifoso. Il primo è Gonzalo Higuaín, di cui abbiamo già parlato e che ha recentemente annunciato il ritiro a fine stagione. Il pipita è stato il terminale offensivo del bellissimo Napoli di Sarri, e nel corso della sua carriera ha vestito soltanto maglie pesanti. Dal River Plate al Real Madrid, passando per Napoli, Milan, Juventus e Chelsea. Ha vinto praticamente ovunque, con chi più con chi meno. Tranne il Milan, in cui non ha avuto neanche il tempo materiale per poter mettere su qualcosa di concreto. Con il Napoli ha vinto una Coppa Italia e una Supercoppa da assoluto protagonista, non solo per il gesto delle huevos. Al San Paolo è stato ammirato un grandissimo Higuaín, risaltato non solo da una grande squadra che lavorava per lui, ma anche da un allenatore il quale, con il suo gioco, gli permetteva di ricevere palla più e più volte nella stessa partita. È finita come è finita, ma abbandonata la maglia azzurra l’attaccante argentino ha conosciuto più vittorie che sconfitte.
Nonostante l’ultimo anno alla Juventus sia stato deludente, i primi li ha vissuti da vero protagonista. Magari non come a Napoli, ma le partite le ha spesso decise a suon di gol, e non partite semplici, ma quelle in cui serve lo zampino del campione, il sangue freddo di un guerriero e la l’istinto del fuoriclasse. Anche al Chelsea, ancora sotto Maurizio Sarri, vincerà: per lui arriverà la vittoria in Europa League contro l’Arsenal. I Blues quell’anno potevano senz’altro vantare un roster di qualità, ma in campo bisogna comunque scenderci, altrimenti tutta la storia universale calcistica non avrebbe alcun senso… Higuaín lascerà quest’anno il campo da calcio, con una ricca bacheca, ma soltanto due coppe avranno un fiocco azzurro legato vicino. Altro calciatore che ha deciso di trasferirsi alla Juventus è Fabio Quagliarella. Al Napoli è stato un calciatore romantico, bello da vedere è imprevedibile, ma è alla Juventus che ha collezionato più vittorie.
Abbiamo già incontrato anche Raul Albiol: il difensore spagnolo però non ha vinto solo prima di arrivare a Napoli, ma anche dopo. La finale di Europa League ha anche il suo volto, dato che è stato una delle colonne portanti di quella bellissima impresa contro il Manchester United dopo una lunghissima lotteria ai calci di rigore. Lo ha anche segnato, tra l’altro. Anche Albiol non può non entrare di diritto nell’Olimpo dei vincenti, visto che la sua carriera parla chiaro: ha vinto in ambito nazionale, internazionale, ed anche con la rappresentativa spagnola sia europeo sia mondiale.
Adesso, due centrocampisti: da un lato Gokhan Inler, dall’altro Jorginho. Lo svizzero nel suo palmares può vantare la storica Premier League con il Leicester, anche se non l’ha vinta da protagonista, anzi. Pochissime presenze per lui quell’anno. Passerà in Turchia in cui riacquisterà un minutaggio importante, ed arriveranno anche, o meglio, ancora, vittorie. La continuazione della carriera di Jorinho sarà ancora più gloriosa, viene prelevato dall’Hellas Verona come promessa, e le grandi prestazioni al Napoli lo renderanno un calciatore appetibile alle grandi squadre europee. Avrà la meglio il Chelsea: qui, Jorginho entrerà nel periodo più fruttuoso della sua carriera. Vincerà tutto. Mancini lo piazzerà nell’XI titolare dell’Italia che vede, la stessa che conquisterà l’Europeo a Wembley.
Ultimi due nomi, il primo è Edinson Cavani. Il matador è stato, secondo molti (tra cui il sottoscritto), uno dei calciatori più travolgenti e forti della storia del Napoli. Arriva dal Palermo, di certo il suo nome non era avvolto dall’anonimato, dato che aveva messo comunque a ferro e fuoco la Serie A dell’epoca. Esplode nel Napoli definitivamente e, come una bomba, è rumoroso, troppo. Il suo talento è incontenibile. Gli sceicchi del Paris Saint Germain lo notano, e presentano un’offerta irrinunciabile. Niente da fare, oltre la Coppa Italia e/o la Supercoppa non ci va nessuno. Cavani e la sua ciurma non porteranno scudetti, tantomeno trofei internazionali. Questi, non li vincerà mai, purtroppo. Il campionato che ha abbracciato subito dopo il Napoli, invece, sarà completamente dominato dall’uruguaiano. Dal 2013 al 2020 vincerà tutto in territorio nazionale, più e più volte. Infine, C’è Edu Vargas: tutti lo ricordano esclusivamente per la tripletta all’Aik, il cileno però s’è dimostrato nel corso della sua carriera un attaccante eccezionale. Con le squadre di club ha ottenuto diversi titoli a livello nazionale, togliendosi anche qualche soddisfazione a livello personale. Con il suo Cile, invece, insieme a Sanchéz, ha scritto la storia della sua nazionale con due Copa America da protagonista. Non si chiama fortuna, si chiama avere confidenza con la vittoria. A Napoli, però, in pochi lo hanno capito fino in fondo.
Discorso a parte potrebbe essere fatto per Mertens, Insigne e Callejón, alla luce di questi dati, però, la conclusione sembra essere solo una: sono quelli che hanno giocato per più stagioni di tutti questi citati con la maglia del Napoli, città in cui non si vince. Stessa sorte è toccata a Koulibaly, arrivato nel 2014. Il caso di Fabián Ruiz, è semplicemente un caso isolato. Il trasferimento è avvenuto meno di due mesi fa, bisogna dare allo spagnolo il tempo di ambientarsi all’interno della sua nuova squadra.
Se proprio si vuole elogiare Napoli, nel suo trittico città-tifosi-società, bisogna sicuramente evidenziare la capacità di esaltare i calciatori, di riuscire a trarre il meglio (spesso, non sempre) da loro. La società, per quanto venga massacrata di critiche a volte, ha il merito di prendere i calciatori giusti al momento giusto. Appena sono pronti a sbocciare, come Kvaratskhelia, Raspadori, Lavezzi, Hamsik, oppure nel pieno della maturità calcistica, ad esempio Kim, Anguissa, Albiol, Callejón.
Oltre questo, Napoli resta una città che sembra destinata a non vincere, o meglio, a non essere una squadra vincente, per quanto la squadra possa essere forte. È questione di DNA. D’altronde se gli unici scudetti sono arrivati con aiuti divini, un motivo ci sarà. Forse, la dea Tyche ha deciso di non spargere fortuna sopra lo stadio, e questo spiegherebbe come non è arrivato il titolo neanche l’anno in cui il Napoli poteva vantare Ruud Krol nella propria rosa. In quell’occasione la dea non voltò le spalle agli azzurri, ma la guardò con Malizia, forse troppa…