Venezia-Napoli e la speranza di non essere lusingati
Non è una questione di calcoli. Venezia-Napoli deve essere l'esame da superare. Vincere per continuare a credere nel sogno.
© “NAPOLI” – FOTO MOSCA
Ci risiamo. Da ieri sera di nuovo a fare calcoli algebrici e id ipotesi rassicuranti.
4+3= 7-3=4-3=1. “E se……e poi se….”.
Tutto alimentato dalla speranza, quella emozione o sentimento (come sostengono alcune scuole di psicologia) definita come una attesa positiva, la fiducia in un buon risultato di un progetto.
Tutto in silenzio, però. Perché noi, tifosi del Napoli, abbiamo storicamente e, forse, antropologicamente un rapporto particolare con “quella speranza” (non la nominiamo neppure). Ci riconduciamo, addirittura, a quel pensiero puramente razionalista che sosteneva, influenzato anche dalla dottrina cattolica, che la speranza fosse un valore negativo, perché fondamentalmente ritenuto foriero di un atteggiamento passivo nei confronti della vita, quasi che la speranza fosse un semplice ottimistico attendere che le cose vadano meglio invece dell’impegno ad affrontare le avversità. Perché quella speranza non è legata ad un nostro personale agire nel qual caso, obnubilati dal delirio di onnipotenza, saremmo convinti di risolvere la questione.
Quante volte abbiamo detto: ”se fossi stato in campo avrei battuto il fallo laterale in avanti (ricordate?); “se fossi stato Koulibaly avrei scaraventato quel giocatore del Verona in tribuna (ricordate?); “se fossi stato Hamsik avrei fatto capire ai giocatori della Fiorentina che quella domenica se la sarebbero cavata male se continuavano a giocare con quella determinazione (ricordate?)”.
Però “quella speranza” dipende dagli altri, dai giocatori e dall’allenatore, e noi non possiamo fare altro che nutrirla e proteggerla.
Perché avere speranza costituisce un traguardo emozionale piuttosto complesso, non si tratta di una predisposizione.
La speranza negli altri è frutto di una coltivazione, cioè per renderla disponibile nella giusta quantità negli obiettivi degli altri va fatta crescere, non dispersa.
Forza ragazzi, non ci lusingate per l’ennesima volta!