La stagione degli addii
E li chiamano 'addii', forse 'arrivederci'. Il saluto di Dries Mertens a Napoli ha riportato alla mente l'addio di un altro grande calciatore amato dal popolo napoletano: Sergio Clerici.

E li chiamano ‘addii‘, forse ‘arrivederci’. Probabilmente resteranno solo ‘cuori infranti’, quelli dei tifosi, e ‘rimpianti’, quelli di chi lascia Napoli senza certezze, senza sapere se dove andrà a giocare sarà considerato un nuovo re. Uno, di nazionalità belga, la lingua italiana l’ha imparata bene dopo nove anni trascorsi a correre e segnare per le verdi praterie degli stadi di tutta Italia e d’Europa e a frequentare amici partenopei. Basta guardare il video che gira sui social in questo periodo. L’altro, brasiliano, dopo quindici anni nel campionato italiano, di cui due da ‘stanziale’ a Napoli, sbagliò anche i saluti di commiato da un pubblico che lo aveva amato tanto e a cui tanto aveva dato in termini di gol e magliette sudate sul campo. Scrisse “Napolitani“, vi dice niente? Certo, nove anni dopo quel mesto addio, anche Maradona, palleggiando nel giorno della sua presentazione, salutò il pubblico del San Paolo con un “Napolitani”. Ma era appena arrivato, era da giustificare. Probabilmente è nel DNA dei sudamericani appellarci così, per loro saremo sempre il popolo dei “Napolitani”.
La stagione degli addii viene e va, come gli amori nella nostra vita. Mertens da una parte, Clerici dall’altra. Li separano ‘solo’ 47 anni, mica 4 mesi! Uno affida ai social il suo congedo con un video strappalacrime che ha fatto già il giro del mondo ed è ritornato sotto Palazzo Donn’Anna, l’altro consegnò la sua partenza ad un settimanale, Sport Sud, vergando una foto con un laconico “Ai tifosi Napolitani, grazie e auguri, Arrivederci a presto – Sergio Clerici”. Siamo tuttora convinti che in quei due anni trascorsi all’ombra del Vesuvio le sensazioni di Clerici siano state molto simili a quelle dei nove anni di Dries Mertens. Il perchè è presto detto. “El Gringo” non avrebbe mai voluto lasciare Napoli, mai e poi mai. Prevalsero le logiche di mercato, Ferlaino lo ‘sacrificò’ perché voleva lo scudetto, sentiva vicino l’ora in cui i napoletani avrebbero potuto festeggiare il tricolore. In quel momento storico Savoldi era il bomber più forte del campionato italiano e lo prese. Tralasciamo, dunque, che la coppia Clerici-Savoldi potesse funzionare, non ne abbiamo la riprova.

Sergio Clerici, dunque. Forte il legame con la piazza, fortissimo quello con l’allenatore ( Vinicio ), l’arrivo dell’età della maturità che non lo spingeva a cambiamenti repentini ( 34 anni del brasiliano contro i 35 dell’uomo di Lovanio ), l’essere stato il capocannoniere del Napoli in due stagioni consecutive con 15 e 14 reti rispettivamente, l’aver instaurato un rapporto di profonda amicizia con tutti i compagni di squadra e con le rispettive famiglie. Sembra un po’ quello che è successo a Mertens con l’unica differenza che nel calcio di oggi non si è più titolari inamovibili e per ogni ruolo l’allenatore ‘pretende’ almeno due giocatori di pari caratura. Non crediamo allo scarso feeling con Spalletti il quale ne ha sempre parlato in termini lusinghieri. Probabilmente è stato ‘Ciro’ Mertens che si è convinto che non avrebbe giocato sempre. Ma questa è un’altra storia, pur sempre di amore ‘calcistico’.
Le quattro foto che Sport Sud pubblicò in quel luglio del 1975, prima che il centravanti brasiliano raggiungesse il Bologna in ritiro, sono emblematiche della storia di Clerici in città. Lui che saluta dalla sua casa di Via Orazio con un sorriso che più amaro non c’è e scrive una dedica nell’era dei ‘non social’, lui che mostra orgogliosamente il poster a colori del Napoli con la scritta “Ti vogliamo campione!”, lui che inforca una borsa a tracolla sull’uscio di casa, lui che si fa fotografare in un noto ristorante per ‘l’ultima spaghettata’. Immagini che ancora oggi possono trasmettere l’amore che Clerici ha avuto per Partenope.

Leggiamo, in ordine sparso, “Sono addolorato di questa decisone della società, sono venuto per salutare i miei amici, per prendere le mie cose e sistemare gli ultimi accordi con Ferlaino”. Ma, tra le righe dell’articolo, si legge anche “il mio non è un addio ma un arrivederci, tornerò a Napoli sicuramente, magari da allenatore”. Questo non è avvenuto perché la carriera da ‘coach’ Clerici l’ha fatta solo per qualche anno in Brasile. Ma quante attinenze con quanto dichiarato dallo spiritello belga! Entrambi hanno usato un’espressione precisa, “Non un addio ma un arrivederci”, attenzione. Dunque non ci resta che attendere e vedere fra qualche anno se Mertens sarà di nuovo in città, magari da dirigente. Da Palazzo Donn’Anna a Via Orazio e ritorno. Napoli è nella bellezza propria e negli occhi dei calciatori che se ne sono innamorati.

Le statistiche: Il belga ha giocato 397 gare col Napoli mettendo a segno 148 reti in totale, di cui 295 in campionato con 113 reti. Il brasiliano giocò 476 partite con 155 gol nel campionato italiano (di cui 140 con 52 reti in serie B con il Lecco).