Un calcio alle palle – Mai darsi vinti prima del fischio d’inizio

Tenendo, sempre, ben presente la fragilità delle persone e il rispetto, non risparmieremo sarcasmo, ironia, sfottò, ma anche apprezzamento, nobilitazione e stupore per coloro che si distingueranno sportivamente, in un modo o nell’altro.

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Articolo di Francesco Gorlero06/09/2022

© “ALLEGRI” – FOTO MOSCA

Esistono palle, e palle, in questo mondo. Nessuna esattamente identica a un’altra. Alcune sono grandi, altre piccole, spesso colorate, di ogni grado di consistenza, da quelle dure come il granito, a quelle leggere come elio. Ogni palla ha la sua storia. Così come ognuno di noi porta avanti la propria, prosecuzione inevitabile della nostra traiettoria passata. Insieme e interconnessi giriamo incessantemente sulla “Grande Palla”, che ci hanno abituato a chiamare Terra, e qui, grazie all’innato istinto e bisogno del gioco, l’uomo ha foggiato nella propria cultura l’utilizzo della sfera per fini ludici. Questa transizione cambiò tutto.

Con il passare del tempo si sono inventati nuovi giochi, affinati stili, utilizzato varie parti del corpo per colpire la palla, sviluppato regole, ideato spazi deputati allo svolgimento dell’attività ludica, realizzati strumenti per colpire varie dimensioni, e peso, di palle. Infine, la definizione del termine “sport” ha irrimediabilmente cristallizzato l’idea di palla così come oggi la intendiamo: un oggetto sferico con il quale poter misurare abilità, coordinazione e potenza contro un avversario, o contro sé stessi.

Fatte le dovute premesse, adesso, arriviamo al punto. È curioso che nel gergo triviale le palle, intese come testicoli, rappresentino l’unità di misura con la quale si è soliti pesare il coraggio, e, allo stesso tempo, siano, fisicamente, una delle parti più delicate di un uomo. Come è strana la cultura! È da qui che prenderà piede questa nuova rubrica. Tenendo, sempre, ben presente la fragilità, non risparmieremo sarcasmo, ironia, sfottò, ma anche apprezzamento, nobilitazione e stupore per coloro che si distingueranno sportivamente, in un modo o nell’altro. Potrebbe accadere, talvolta, che ci si abbandoni un pizzico a un linguaggio più gergale e disinibito. Ci auguriamo che ciò non venga frainteso, poiché, ogni “palla calciata”, ha lo spirito goliardico di chi vuol farsi due risate, pur tuttavia riflettendo seriamente. Or dunque, bando alle ciance, su il sipario e sotto a chi tocca.

Non si può dire: “Pensiamo al Benfica in casa”

A memoria personale, raramente, se non mai, ho sentito un allenatore di una grande squadra darsi per battuto, o quasi, prima ancora di scendere in campo. Difficilmente lo vediamo fare a tecnici delle cosiddette provinciali, figuriamoci sentir proferire queste parole dal mister della Juventus, il cui motto è: vincere non è importante, è l’unica cosa che conta. Il “povero” avvocato si sarà rigirato più e più volte nel suo eterno riposo. John Elkann, come minimo, si sarà procurato un taglio alla mano per aver stretto un bicchiere, leggermente, troppo forte.

“Se vogliamo essere realisti la partita più importante della Champions è quella in casa con il Benfica”. Oltretutto, questo offrire il ventre a parole ai parigini ha seguito una prestazione della sua Juventus, all’Artemio Franchi, contro la Fiorentina, che a definirla scialba si nobilita. La domanda è: ma Massimiliano Allegri, in questo preciso momento, cosa pensa di sé? Del suo ruolo di allenatore? Dei suoi obiettivi stagionali? Quello che ci domandiamo noi, invece, è: ma quell’app di tattica calcistica che il mister livornese mise online, esattamente, che fine ha fatto?

Maurizio il polemico

Sono ormai lontani i tempi in cui Maurizio e Napoli si guardavano negli occhi, desiderosi l’uno dell’altro. Oggi, più che gli sguardi è la lingua che schiocca e verga. Per carità, nulla di tutto ciò si era mai reso necessario sulla panchina della nobiltà bianconera torinese, quindi, sbarcato a Roma ha ripreso la sua verve polemica. D’altronde un temperamento forte napoletano, cresciuto e pasciato tra gli sferzanti toscani, non poteva che essere altrimenti. Al termine del suo ritorno al passato, sabato sera all’Olimpico, ha avuto pesantemente da criticare l’arbitraggio, a suo dire, nettamente a beneficio del Napoli. Un copia e incolla del recitato passato, quando, alla guida degli azzurri, si ritrovava a dover combattere i mulini a vento del nord. Se non altro ha ritrovato la sua coerenza, smarrita qualche anno fa tra le pieghe del doppiopetto cucito all’ombra della Mole. 3 punti al Napoli, 0 alla Lazio, 10 a Maurizio, per la ritrovata vena polemica.

Un vichingo a caccia dell’immortalità

2019: Haaland segna 9 reti con la Norvegia U20 all’Honduras U20 durante il Mondiale di categoria. Eh vabbè, è un caso, oltretutto a una delle peggiori squadre della competizione. Finita la rassegna nessuno si ricorderà di questo biondone. O almeno così pensavano molti tra gli addetti ai lavori. Invece, l’allora 19enne attaccante norvegese, iniziò così la sua stagione con il Salisburgo: 21 gol e 4 assist in 14 presenze stagionali, di cui 6 di questi segnati in sole 3 presenze di Champions League. Mhmm…qualcosa di grosso si muove, porta il 30 sulle spalle e sembra destinato a infrangere ogni record di prolificità.

Il Dortmund non impiega neppure mezza stagione a capire che razza di giocatore stia emergendo nel panorama mondiale. Dopo un anno, e 20 milioni nelle casse del club austriaco, Erling si sposta nella Ruhr. Altri 62 gol in 67 partite. Il valore schizza impazzito a 150-200 milioni. Tuttavia, a Dortmund non sono esosi e, grazie a una clausola posta sul contratto da 60, dopo due anni, lo impacchettano e lo spediscono a Manchester, sponda City. Si potrebbe definire il colpo del secolo. Altro che Donnarumma a zero.

Oggi, siamo qui, a commentare dopo appena sei partite di Premier League, l’ennesimo record eguagliato da Haaland, record che resisteva da trent’anni: 10 gol nel minor tempo possibile. Prima di lui solo Mick Quinn del Coventry City nel 1992-93. Un nome, quello di Quinn, che in pochi, pochissimi conoscono. Quello di Haaland, al contrario, siamo certi riecheggerà in Inghilterra, prima, e in Europa, poi. Monarca del gol, futuro imperatore di record.