Gennaro (‘San’) pensaci tu
Napoli coltiva il culto per San Gennaro da oltre 400 anni. Di tanto in tanto ci si appella al patrono per chiedere una grazia.

©️ “NAPOLI” – FOTO MOSCA
“Non è vero, ma ci credo”: la saggezza popolare racconta l’incomprensibile che appare verosimile se fa bene alla psiche e all’anima degli esseri umani. Per fare un esempio: nella beata ingenuità del cattolicesimo militante, di fedeli soggiogati da dogmi e narrazioni fantasiose, non abita lo scetticismo e diventa credibile la favola sull’origine della specie umana per merito di Adamo ed Eva che la scienza, pur nella incompleta indagine sulla nascita della Terra, la fa risalire a micro elementi cellulari allo stato pre-embrionale. Non è dissimile il culto di santi e beati, di supposti miracoli, che non riconosce la ragione degli scienziati, ma che è di grande conforto per chi li ritiene incontrovertibili.
La Napoli di mille problemi, sofferenze e calamità, coltiva il culto per il suo patrono, che ha in archivio il primo “caso” di protezione celeste della città dal terribile evento del lontano 1631, allorché la lava dell’eruzione del Vesuvio arrivò fino alle porte della città, ma si fermò, come racconta la cronaca del tempo, con il “miracolo” del sangue che “si sciolse” nell’ampolla che lo conteneva. Mitico il dialogo di Massimo Troisi con “Gennà” per ottenere i numeri vincenti di un terno al lotto.
Quasi 400 anni dopo quel tragico 1631, i credenti che adorano Maradona, ma non quanto il Santo, in vista del sedici dicembre, giorno del miracolo citato, si appellano alla generosità del patrono perché aiuti Spalletti e i suoi prodi a comandare la classifica fino al successivo prodigio che coinciderebbe approssimativamente con la fine del campionato e l’agognato terzo scudetto. Un anticipo di benevolenza è atteso già per la prossima domenica, per il 9 di ottobre. In quel di Cremona il Napoli, ottava meraviglia del mondo, proverà a portare a nove le partite senza sconfitte, che le consentono di condividere la testa della Serie A, per ora in condominio con l’Atalanta, squadra alle prese in trasferta con l’osso duro dell’Udinese “rivelazione”.
Ai blocchi di partenza di domenica il Napoli parte in quinta corsia, in atletica riservata ai più forti. Il suo background: 20 punti (sei vittorie, due pareggi, nessuna sconfitta), 18 i gol realizzati, solo 6 quelli subiti. L’avversaria di turno, in Serie A dopo 26 anni di purgatorio: 3 punti in classifica (3 pareggi, nessuna vittoria, 5 sconfitte) e l’obiettivo massimo di non tornare in Serie B. Con un mini miracolo, San Gennaro ha già confermato la generosa disposizione a ricambiare chi lo ha eletto a tutore di Napoli: in sintonia con l’impresa di un via sprint del campionato e di esaltanti exploit di Champions degli azzurri, il patrono della città ha costretto i media a esaltare lo stato di grazia della squadra.
Perfino la juventina “Repubblica” retrocede dall’ostracismo filo nordista con una doppia pagina nella cronaca made in Naples e in nazionale con le lodi sperticate per la squadra azzurra, affidate al mito dell’ex Krol: “Sembra il Milan di Sacchi” (per evitare alle firme interne di inimicarsi l’editore, il padrone Fiat-Juve). In cronaca il giallista-tifoso De Giovanni, ospite reiterato di tv private e pubbliche: “Abbiamo scritto la storia” (Napoleone al confronto si ridimensiona). E De Laurentiis (forse perché in trattativa con il gigante Apple): “Ho visto una squadra cosmica”. Spalletti: “Anche Maradona sarà fiero di noi” (ma quando lasceranno ‘El pibe de Oro’ riposare in pace?).