Perché Inzaghi ha perso il suo ottimismo?
Il patron Iervolino ha spiegato che la scelta del nuovo allenatore è caduta su Filippo Inzaghi perché è "un ottimista vincente". Ma siamo sicuri che sia ancora così?
Foto MoscaLa dichiarazione di Filippo Inzaghi dopo la sconfitta casalinga col Napoli: “Non sono queste le partite da vincere,” getta un’ombra cupa sulla Salernitana e prospetta un futuro di disillusione. Se diamo uno sguardo al calendario scopriamo che la Salernitana da qui in avanti dovrà affrontare quasi tutte le big del campionato, e allora viene da chiedersi con quale avversaria dovremo fare punti in attesa della riapertura del mercato invernale?
E i numeri, quei freddi e implacabili numeri, ci consegnano una realtà spietata. Con una media di due gol subiti a partita, il peggiore attacco del campionato, zero vittorie, l’ultimo posto in classifica, un numero impressionante di sconfitte, zero successi casalinghi, zero scontri diretti portati a casa, una misera media di tiri nello specchio e un possesso palla da dimenticare, la situazione non poteva essere più critica per i granata.
Questo score assai desolante testimonia che l’aver voluto addossare tutte le colpe a mister Sousa è stato a dir poco ingeneroso. E pensare che il portoghese aveva lanciato tutta una serie di alert in estate, a mercato ancora aperto, che sono stati colpevolmente ignorati e oggi raccogliamo i frutti di questa scelta.
Qualcuno dovrebbe spiegare a mister Inzaghi che il calcio è anche una questione di mentalità, e nessun avversario dovrebbe essere considerato non alla propria portata. La sua confessione ci riportano alla mente le analoghe parole di rassegnazione pronunciate da mister Nicola, durante il punto più basso della squadra granata, dopo la sconfitta per 2-0 contro l’Inter.
Solo con l’arrivo sulla panchina granata di mister Paulo Sousa, la squadra comprese che queste sono esattamente le partite da giocare per guadagnare prestigio, ricompensare il sacrificio dei tifosi al seguito e ridare fiducia all’ambiente.
Sousa debuttò con una sconfitta contro la Lazio, ma ha poi costruito una serie di risultati positivi, conquistando vittorie importanti contro Monza, Atalanta e Udinese, e pareggiando con Milan, Inter, Torino, Roma e perfino con un Napoli festante. Questa serie di risultati dimostrò che la Salernitana poteva competere a questo livello, sfidando le squadre più blasonate e tenendo testa a chiunque si frapponesse sul suo cammino.
Le recenti lamentele di Iervolino sulle “pareggite” che a suo dire affliggeva la squadra di Sousa, sono state ampiamente superate dal nuovo allenatore che ha reso questi bistrattati pareggi un risultato assai raro e prezioso. Ma qualcuno un po’ più ferrato in aritmetica potrebbe chiarire al presidente che con la media di un punto a partita a fine torneo si sarebbe arrivati a 38 punti!
Ma cosa ha spinto Iervolino a puntare su Filippo Inzaghi, nonostante i precedenti poco esaltanti (due esoneri e una retrocessione) nelle sue precedenti esperienze in massima serie? La risposta si è avuta nel corso della conferenza stampa di presentazione, quando il patron ha spiegato che la scelta del nuovo allenatore era caduta su Filippo Inzaghi perché lo considera “un ottimista vincente”. Una decisione fondata quindi su una percezione personale, mentre i tifosi, assai più pragmatici, avrebbero preferito un allenatore più esperto e determinato, anche se meno “ottimista”, come il “sergente di ferro” Iachini.
Abbiamo imparato che Iervolino predilige scegliere da solo, seguire il proprio intuito e puntare di preferenza su giovani promesse. Purtroppo, almeno fino ad ora, queste scommesse non si sono rivelate vincenti. Mentre le poche volte che si è affidato a veri professionisti (vedi Sabatini e Sousa) ha conseguito risultati lusinghieri. Ma l’errore è il miglior insegnante perché svolge un ruolo cruciale nell’ apprendimento e la scelta del prossimo direttore sportivo sarà un banco di prova cruciale per valutare quanto avrà appreso dalle sue esperienze. Per quanto ci riguarda, abbiamo già spiegato in precedenti articoli, che farebbe bene a richiamare subito Walter Sabatini, non solo per la sua esperienza e autorevolezza, ma anche perché sa gestire al meglio le dinamiche dello spogliatoio (e oggi ne abbiamo un gran bisogno). Inoltre già conosce l’ambiente ed è invocato a gran voce dai tifosi granata. C’è chi sostiene che Iervolino non tornerà mai indietro sui suoi passi e allora ripetiamo quanto già scritto in passato: “solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione” (James Russell Lowell ). E noi, in tutta onestà, condividiamo appieno questo pensiero. Il presidente sa bene che i migliori manager preferiscono avere al loro fianco collaboratori e consiglieri coraggiosi, capaci anche di dissentire e proporre alternative. Walter Sabatini possiede tutte queste caratteristiche e Danilo Iervolino le ha già sperimentate con successo. Perché non riprovare?
La Salernitana ha bisogno di un radicale cambiamento, ha bisogno che il timone sia riaffidato a mani esperte. Forse non è troppo tardi, ed è l’unico modo per cominciare a mettere toppe per rimediare alle tante falle aperte quest’anno. Proprio nell’anno in cui, con qualche acquisto mirato, avremmo potuto avere una squadra più forte e in grado di salvarsi senza affanni. In fondo era questa la promessa che era stata fatta ai tifosi salernitani!
