I colpevoli del trasferimento di Insigne
Attraverso un acuto ragionamento razionale estraneo dai giudizi di valore, ecco chi sono i colpevoli. Ecco perchè Insigne non ha rinnovato.
© INSIGNE – FOTO MOSCA
Per non macchiare il proprio pensiero di giudizi di valore è sempre più opportuno, e corretto, esporsi a freddo: solo in tal modo si dà spazio alla razionalità. Nonostante in ogni fattispecie, o nella maggior parte di esse, la ragione può essere ricondotta simbolicamente al nucleo della terra, ovvero un centro perfetto, stavolta così non è. L’indicatore del torto/ragione evidenzia un colpevole, il quale però, non ne è l’unico nella vicenda. Se oggi Lorenzo Insigne ha la certezza che sta disputando le sue ultime gare con la maglia del suo cuore, ciò lo si deve a due esponenti del mondo calcio napoletano: Presidente e tifosi.
“Noi abbiamo il dodicesimo uomo in campo”
Il Napoli, come qualunque altra squadra, può senza dubbio giovare d’un pubblico così vivo, passionale, travolgente. Volentieri la stampa ha decantato l’amore quasi viscerale dei supporters azzurri verso la propria squadra. Ma tutto questo amore, al capitano, non è mai arrivato. Al figlio di Napoli, non è mai stato riconosciuto nulla di quello che ha lasciato sul campo. È bastato un passaggio impreciso per subire gli attacchi dei “tifosi”. I rigori sbagliati sono stati i presupposti per far nascere le più aspre critiche. Capro espiatorio d’ogni sconfitta, Lorenzo Insigne ha iniziato a stufarsi, forse anche tardi, di tutto questo.
“I calciatori non possono essere solo applauditi”, senza dubbio. Il mio capitano, però, disposto a morire in campo per la squadra e per la città, merita solo, e sempre, fino all’ultimo minuto con la maglia azzurra, applausi. Giocare male alcune partite è lecito, il 24 non è la reincarnazione di personaggi divini appartenenti a questo sport. Durante la sua permanenza, è stato anche discusso se fosse un campione, un buon calciatore, un fuoriclasse, un mezzo giocatore, un personaggio nocivo all’interno dello spogliatoio o un leader. Forse questi tifosi dovrebbero guardarsi le spalle e, nel mentre, smettere di guardare solo le partite del Napoli. Se una delle ultime bandiere del calcio italiano espatrierà nel nuovo continente, questo è merito di chi, ancora oggi, non ha mai riconosciuto il valore di Lorenzo Insigne.
Non sono stati gli unici: un’offerta a ribasso nel pieno della maturità calcistica e con un Europeo in tasca travalica i limiti della decenza.
Dunque, perché Insigne sarebbe dovuto rimanere nel Napoli?
Avrebbe dovuto rifiutare un cambiamento – positivo – radicale della sua vita per accettare un’offerta irrispettosa e giocare per persone che non gli riconoscono un briciolo d’affetto e valore. Chi non avrebbe accettato?
Quando taluni capiranno che abbiamo permesso alla nostra ultima grande bandiera d’andarsene via, allora potremmo ergerci a grande team. Prima di allora, resteremmo per sempre degli eterni incompiuti. Perché Lorenzo Insigne avrebbe accettato anche un’offerta a ribasso, se solo ne fosse valsa la pena. Ma voi, Lorenzo Insigne, non lo meritate.
Ma adesso tocca a te, caro Lorenzo, perché firmare pubblicamente per una nuova squadra prima di una partita decisiva non è stato un gesto totalmente professionale. Ma su questo ci sono delle dinamiche che purtroppo, forse, resteranno isolate in quei quattro soggetti presenti a quel tavolo. Hai baciato la maglia, cantato con il popolo e lo hai portato quasi alla gloria, e te ne sarò sempre grato. Come ti sarò grato per avermi fatto divertire allo stadio e davanti la televisione. Chi piange la scomparsa di un calcio scintillante d’amore e non di quattrini solo a seguito di questo trasferimento dovrebbe ricordare un secondo in quali modi è gestito il calcio di oggi. Tra presidenti imprenditori e procuratori milionari, voi davvero sperate nel calcio delle bandiere? E volevate da Lorenzo Insigne, non amato, non rispettato, non accettato, un rinnovo del contratto?
Sguazziamo in un calcio diverso da quello a cui ci siamo legati, e slegato dai valori che vorremmo vedere, ma per fortuna (sì, per fortuna), ci sono ancora 11 calciatori che lottano contro altri 11 per vincere. Finché questo ci sarà, finché esisterà la competizione, la tecnica e la passione, il calcio avrà vita nel cuore delle persone. Fatta questa piccola riflessione romantica, ti auguro già da ora, a prescindere da ciò che farai da adesso a giugno, buona fortuna. E grazie di tutto capitano.