L’estate dei lunghi coltelli
Clima di tensione nelle ultime settimane a chiusura del precampionato del Napoli.

Con la partita di ieri sera si è chiuso il precampionato del Napoli. Settimane davvero scoraggianti, piene di livore e frustrazioni represse di una parte di tifoseria che rischia di essere una palla al piede della squadra: Il dodicesimo uomo… per gli altri. Ma anche dirigenza, giocatori e allenatore hanno contribuito a rendere pesante l’avvicinamento alla prima di campionato.
Breve recap: quest’estate la società ha provato ad attuare un serio turn over della rosa, che noi non esitiamo a definire un “repulisti”. Turn over in ritardo di almeno un paio di anni. A dispetto infatti di tanti mandolini stolidamente strimpellanti, ci si è finalmente liberati di due pesi non più sostenibili, e non solo economicamente, come Insigne e Mertens. Fin troppe chiacchiere e giravolte verbali sono state fatte dalla società a riguardo di decisioni ineccepibili.
Koulibaly -forse- è stato ceduto controvoglia ma anche questa partenza stava nell’ordine delle cose soprattutto per la volontà inequivocabile del giocatore.
A modesto parere di chi scrive, a queste tre uscite si sarebbero dovute aggiungere per motivi diversi almeno quelle di Zielinski, Ruiz e Politano: giocatori appagati o poco motivati che trascinano le loro prestazioni in attesa che maturino in un modo o nell’altro le condizioni giuste (per loro) per un cambiamento. Francamente ne avremmo fin sopra i capelli di vedere certe facce “appese” in campo.
Così finora non è stato e qui si aprono le responsabilità della società. A nostro avviso il Napoli Calcio è di gran lunga migliore di certa tifoseria e in generale all’ambiente “Napoli” che circonda la squadra ma non capiamo davvero la logica di alcune scelte.
Se devi rinnovare rinnova! Rendi appetibili i sopracitati Zielinski, Politano e Ruiz senza sovrastimarli. Forse ricaverai di meno ma attuerai una strategia credibile e ti metterai nelle condizioni di poter fare chiarezza in tempi accettabili su acquisti e organico d’intesa con il tuo allenatore.
Decidi di non prendere Dybala, per quanto è dato sapere, perché aveva “altri progetti”. Alias: quello di disimpegnarsi facilmente e andare a monetizzare meglio altrove. Comprensibile: ma poi non tratti a oltranza per i Kepa e i Navas in prestito, sapendo che se si mostreranno degni della loro fama li perderai certamente in uno, massimo due anni. In un ruolo determinante oggi presidiato in modo terrorizzante.
Rinnovare significa anche coprire le uscite. Bene Kvara, forse Kim, forse Oliveira, ma ti serve almeno un trequartista fungibile e una punta che sia una credibile alternativa di Osimhen. Troppe jacovelle per un Deloufeu o per un Raspadori. L’allenatore ti sta chiedendo un rinforzo importante, offri 30, ti chiedono 40, devi trovare il modo di chiudere presto anche prendendoti il piccolo rischio imprenditoriale di overpagare un (soltanto uno!) giocatore. Petagna non è all’altezza e lo devi cedere per far posto a Simeone? Devi fare in modo che il Monza trovi conveniente prenderlo: quanto ti costerà in più nell’economia complessiva di questa campagna acquisti? In sintesi un patron e una dirigenza sotto questi aspetti carenti.
L’allenatore. Il capitolo più delicato. L’anno scorso partì nell’indifferenza dei più, scottati dall’abominio perpetratosi in Napoli-Verona, per inciso con protagonisti alcuni “eroi” di quest’estate. Scrivemmo che partenze silenziose, senza aspettative, da ultima ruota del carro, avrebbero potuto consentire alla squadra di compattarsi e a un bravo allenatore di campo, esperto, di farla giocare bene e senza troppe pressioni. Così fu, al punto di arrivare a conquistare un insperato terzo posto, beffeggiato e insultato da quegli stessi geni della lampada che solo qualche mese prima a stento accreditavano il Napoli di un piazzamento scadente.
Spalletti all’epoca pareva solido, tranquillo, ispirava fiducia. Oggi le condizioni sono diverse. Quell’ambiente che dopo una delle peggiori Caporetto della storia del Napoli appariva ancora abbastanza vicino alla squadra, oggi dopo un terzo posto ha creato invece un clima di guerriglia verbale che colpisce più o meno direttamente i “motori” dei risultati, in primis il responsabile tecnico.
Temiamo che questo possa portare conseguenze davvero sgradite, tuttavia continuiamo a essere fiduciosi nelle virtù taumaturgiche di Luciano.
Ultima considerazione: sarebbe bene che qualcuno in società abbia il coraggio di dire chiaramente che squadre di seconda fascia come il Napoli, arrivate alla fine di un ciclo e in fase di profondo rinnovamento, non sono tenute per forza a raggiungere o migliorare gli obiettivi raggiunti al massimo della forza e potenza di fuoco. Almeno il primo anno.
Certa tifoseria con ingiustificate mania di grandezza si rassegni o in alternativa tifi l’ottimo Giugliano.