Napoli, i due grandi errori di ADL: assumere Garcia ed esonerarlo
Aurelio De Laurentiis ha commesso due errori che stanno pesando in negativo sulla stagione del Napoli: sostituire Spalletti con Garcia e mandare via il francese.
©️ “DE LAURENTIIS” – FOTO MOSCA
Il Napoli ha salutato il girone d’andata del campionato con 28 punti in 19 partite chiudendo al 9° posto in classifica e con ben 24 punti in meno rispetto la passata stagione. La sconfitta contro il Torino per 3-0 non ha fatto altro che mettere in evidenzia tutti i problemi dei campioni d’Italia, i quali ormai sono solo un lontano ricordo della formazione che l’anno scorso ha fatto tremare la Serie A e, a tratti, anche l’Europa.
È una stagione vittima di una catena di fattori e di scelte sbagliate che più volte ci siamo trovati a commentare: un mercato non all’altezza, la mancata capacità della società nell’essere lungimirante per la gestione post scudetto, rinnovi promessi e mai arrivati, fino ad arrivare alla malattia Garcia e alla finta cura Mazzari. “È tutta colpa mia” dichiarò ADL al termine del pareggio contro il Monza prima della chiusura del 2023. In quell’occasione il patron degli azzurri ha promesso un grande mercato e si è detto fiducioso per la seconda parte di campionato.
Beh se il buongiorno si vede dal mattino, a Napoli allora il sole non è mai sorto. Il pesante ko ricevuto contro la banda di Juric e Zapata ha evidenziato 3 elementi che stanno segnando l’annata dei partenopei: la scarsa cattiveria sottoporta, il troppo nervosismo che nell’arco dei 90 minuti annebbia le menti dei calciatori e, ultimo ma non meno importante, l’atteggiamento di un allenatore che si ostina a imitare un sistema di gioco che non solo non gli appartiene, ma non gli sta dando nemmeno risultati.
Mazzarri vuole replicare il gioco di Spalletti, come se bastasse un semplice 4-3-3 e una buona percentuale di possesso palla per rivedere in campo la stessa efficacia, e bellezza, che la squadra riusciva a garantire sotto gli ordini del tecnico di Certaldo. Inutile girarci intorno, sapevamo che il Mazzarri 2.0 non avrebbe riportato lo scudetto in città, eppure le premesse erano buone: vittoria contro l’Atalanta e una squadra che sembrava aver ritrovato il piacere di stare insieme e di giocare.
Poi sono arrivate le sconfitte, è arrivato il 4-2 contro il Real Madrid in Champions, seguito dal 3-0 contro l’Inter, l’1-0 contro la Juventus, il 2-0 contro la Roma, il 4-0 contro il Frosinone e, l’ultimo triste risultato amaro dei partenopei, il 3-0 di domenica contro il Torino. La striscia negativa ha fatto si che l’entusiasmo post Bergamo si spegnesse subito, generando malumore e mancanza di fiducia anche nello spogliatoio. Però guai a mettere in discussione il 4-3-3! Perché il Napoli con il 4-3-3 gioca bene e fa tanto possesso palla, però a vincere sono le altre.
In conferenza stampa i risultati sembrano non preoccupare mister e dirigenza, i quali, quando bisogna andare ai microfoni per giustificare un non successo, danno la colpa alla Dea bendata, ai pali, agli infortuni, al calendario corto, si appellano al famoso possesso palla. Aaaah questo Napoli che gioca contro queste squadre brutte e cattive che non lo fanno vincere nonostante il 70% di dominio del pallone. Si parla tanto di dati quando le cose non vanno, spostando l’attenzione sul famoso bicchiere mezzo pieno, ma i numeri dicono altro e sono raccapriccianti.
Con il brutto e cattivo Garcia, il quale anche lui in quanto errori non è esente da colpe e responsabilità, i partenopei avevano una media punti di 1.75 la quale, con l’arrivo di Mazzarri, è scesa vertiginosamente a 1 punto a partita. Non basta? Tranquilli, non abbiamo finito, perché oltre ad una difesa che fa acqua da tutte le parti, la fase offensiva non è da meno. Infatti, il Napoli “vanta” il primato in Europa come la squadra con la più bassa percentuale realizzativa (8%), peggio degli azzurri quest’anno ha fatto solo il Barcellona, prossimi avversari dei campioni d’Italia in Champions League, i quali hanno una percentuale dell’11%.
Napoli quanti errori, ma ora basta vivere nel passato
Più volte nell’arco di questa prima parte di stagione abbiamo evidenziato ed elencato gli errori di Aurelio De Laurentiis, il quale, ripetiamo, si è assunto tutte le colpe del rendimento della squadra dopo il triplice fischio di Napoli-Monza. Il presidente azzurro è stato il primo a non volersi distaccare dal ricordo di Luciano Spalletti e dalle sue idee e, come ribadì più volte a giugno, l’obiettivo era quello di portare a Napoli un allenatore che utilizzasse il 4-3-3 e confermare in blocco la formazione che ha riportato lo scudetto in città dopo 33 anni. Beh, strategia che si è rivelata completamente sbagliata, perché non solo l’undici titolare non è stato rinforzato, ma chi è arrivato non è riuscito, per il momento, a sostituire chi è andato via.
- Natan: pagato 10 dal Bragantino è arrivato per sostituire Kim. Il difensore brasiliano classe ’01 è sbarcato in Italia il 6 agosto, il 7 ha fatto le visite mediche e successivamente ha subito raggiunto i suoi nuovi compagni in ritiro. Questo è il primo punto che dovrebbe far riflettere, ovvero l’arrivo del sostituto del miglior difensore della passata Serie A arrivato solo a 12 giorni dall’inizio del campionato senza dargli la possibilità di svolgere un ritiro con la squadra. Ma non è finita qui, perché dalla sua ufficialità al suo esordio nella competizione italiana passa più di un mese e viene buttato nella mischia il 24 settembre per l’assenza del blocco dei centrali titolari Rrahmani-Juan Jesus formando una coppia inedita con Ostigard.
- Cajuste: lui in teoria avrebbe dovuto sostituire Ndombele nelle gerarchie e, durante la Coppa D’Africa, dovrebbe sostituire Anguissa. Anche lui arriva tardi e, fino a questo momento, non ha fatto altro che alternare buone prestazioni ad altre che hanno lasciato molto a desiderare. Come Natan è arrivato all’ombra del Vesuvio per un’operazione di mercato che è costata poco più di 10 milioni.
- Lindstrom: è strano, lui è quello che è stato pagato di più ma che non gioca mai. 25 milioni di euro suddivisi con il prestito da obbligo di riscatto. In teoria lui è il sostituto di Lozano, anzi, sarebbe dovuto essere il titolare a discapito di Politano, ma il danese non è un esterno bensì un trequartista. È ancora presto dire se sia stato un acquisto azzeccato o meno, certe valutazioni andranno fatto quando il suo minutaggio aumenterà e verrà preso seriamente in considerazione dal proprio allenatore.
Insomma, questa è stata la grande campagna acquisti regalata a Garcia per difendere lo scudetto e con la quale sta ora lavorando Mazzarri. A gennaio arriverà qualcun altro per provare ad alzare il livello della rosa, Mazzocchi è stato il primo colpo per permettere al mister di avere un’alternativa al cyborg Di Lorenzo, e ne seguiranno altri. Ma la sensazione è che il Napoli quest’anno è il Titanic e non sarà certo una campagna acquisti di livello il capitano che eviterà la collisione con l’iceberg. Tutti quanti vorrebbero vincere come hanno fatto i partenopei l’anno scorso, dominando su ogni terreno calcato ma, la verità, è che il dominio non è l’unico modo per arrivare al successo.
Esprimere un bel calcio non è sinonimo di giocare bene, come il 4-3-3 non è il modulo universale che garantisce la vittoria. Il Napoli in questo momento non ha bisogno del bel gioco, ma deve spogliarsi da quelle che fino a poco tempo fa erano le sue fedi e religioni. Via il possesso palla full limits, solo una cosa può risollevare questa stagione fin qui disastrosa: la vittoria.
Non serve giocare bene se alla fine non si vince, così come è inutile andare ai microfoni post partita e appellarsi alla sfortuna ecc. Ora servono i punti, anche se arrivano in maniera sporca, con un solo tiro in 90 minuti, soffrendo fino al triplice fischio, e con un cambio modulo, solo così si può provare a salvare un’annata del genere per poi gettare delle nuove basi per la prossima stagione.
Il girone di ritorno potrebbe rappresentare per il Napoli una nuova occasione, forse anche un nuovo campionato ma Mazzarri deve sbrigarsi a capire questo. De Laurentiis quest’anno ha fatto due errori che sono costati la scucitura dello scudetto sul petto: il primo è stato prendere Garcia per sostituire Spalletti, il secondo è stato esonerare il francese.
Sia chiaro, il tecnico ex Roma viveva lui in primis una situazione di disagio generata da un ambiente tossico il quale anche lui è stato complice nel crearlo. Un rapporto mai nato con piazza, spogliatoio e stampa, accompagnate da dichiarazioni del presidente che hanno condannato l’allenatore, oltre agli scarsi risultati prodotti sul campo, hanno fatto sì che l’addio tra Garcia e il Napoli diventasse un obbligo. L’esonero però, aveva senso se sulla panchina azzurra arrivava un tecnico superiore a quello di Nemours, Conte o Tudor per intenderci. Mazzarri non si sta rivelando all’altezza e, purtroppo, sta ricoprendo il ruolo della vittima sacrificale sotto le vesti del traghettatore.
Eppure, seppur stiamo parlando forse del peggior capitolo della gestione ADL, c’è ancora uno spiraglio di luce: la classifica. Quella stessa classifica che vede il Napoli al 9° posto e a -20 dal primo posto in classifica, è la stessa che vede i partenopei distanti solo 2 punti dalla zona Europa e 5 dal quarto posto, che significherebbe Champions League. Insomma le speranze, seppur minime, ci sono ancora ma occorrerà azzerare gli errori in questa seconda parte del girone. Da adesso tutti i punti persi non saranno più recuperabili.