Esclusiva – Solofra, il racconto di una stagione sorprendente

La sorprendente stagione del Solofra in Eccellenza, raccontata dal direttore generale del club Marco Iovino in un'intervista a Sport del Sud.

Articolo di Ruben Zaccaria08/03/2023

L’ultima partecipazione in Serie D nel 2006, poi diversi campionati di Eccellenza, Promozione e la Prima Categoria del 2013/14 per il Solofra, che dopo il playoff persi ai rigori lo scorso anno con il Capri ha rilevato un titolo sportivo per partecipare all’attuale campionato di Eccellenza.

La stagione dei gialloblù è sorprendente: al ritorno nella suddetta categoria dopo l’ultima partecipazione nel 2019, il Girone B li vede infatti quarti, a +7 dalla zona che li terrebbe fuori dai playoff. Ai nostri microfoni, ha rilasciato un’intervista il direttore generale Marco Iovino, parlandoci del progetto e dell’attuale campionato:

“Alla base di questo progetto, che oggi sta raccogliendo i suoi frutti con questo exploit, con la speranza che possiamo continuare con questa crescita, c’è sicuramente una società solida, che mantiene gli impegni presi in estate, quindi in fase di progettazione della stagione in un campionato di categoria superiore. È fondamentale perché oggi avere una società poco solida o seria è sinonimo di una sconfitta a priori, di un mancato raggiungimento dell’obiettivo nella maggior parte dei casi.

In tal modo, insieme al direttore sportivo Giovanni Fiorillo, abbiamo maggiore facilità nel condurre un mercato, intrattenere rapporti con altre società e quindi con i procuratori, calciatori. Questo avviene quando quando si è rispettati e considerati seri. La base solida è composta da noi direttori, dallo staff tecnico che ruota intorno al mister – dal preparatore atletico al massaggiatore, passando per il fisioterapista – non dimenticandoci di nessuno. E poi ovviamente non di minore importante il mister stesso.

Poi partendo dalle indicazioni tecnico-tattiche del mister abbiamo iniziato a lavorare sullo sviluppo della rosa analizzando caratterialmente ogni ragazzo, perché poi questo è il primo ingrediente vincente in una stagione. Infatti la nostra prima soddisfazione è il fatto di aver selezionato ed essere riusciti ad ingaggiare tutti ragazzi che sono delle scommesse vinte oltre che dal punto di vista tecnico e calcistico anche dal punto di vista umano. Perché si è creato un gruppo che veramente è qualcosa di forte, importante, che oggi va in campo, ci rappresenta, indossa la maglia del Solofra. Quindi questa è la prima vittoria”.

La rosa, il ritiro estivo e il campionato del Solofra

“Siamo ripartirti dal punto di vista dell’organico con alcune conferme dall’anno scorso, che andavano a comporre uno zoccolo duro di persone che già conoscevano l’ambiente, i dettami tattici del mister, e che poi secondo noi erano calciatori che avrebbero potuto dare una mano anche in una categoria superiore. Poi abbiamo creato questa rosa. Dopodichè, una volta arrivato agosto, abbiamo iniziato la preparazione il 3. Dopo aver passato un’estate a telefono – tra trattative, riunioni, call – avevamo un buon 90% della rosa già fatta.

Poi ha subìto qualche variazione con tre o quattro elementi in corso d’opera, nel mercato di dicembre, ma il 90% era già fatto. Quindi diciamo che la nostra forza è stata anche questa. Una cosa che con il mister abbiamo ribadito più volte era che lui dal 3 agosto, insieme allo staff, anche dal punto di vista tattico ha potuto iniziare a lavorare, amalgamare per rendere un corpo omogeneo tanti ragazzi giocavano insieme per la prima volta. E questo sicuramente col tempo sta pagando.

Perché poi oggi basti guardare che dopo un girone d’andata fantastico in cui quasi tutti, anche gli stessi addetti ai lavori come noi, si aspettavano un calo per una questione fisiologica, con le squadre in difficoltà che a differenza nostra hanno budget più alti e vanno a fare campagne di rafforzamento massicce, con giocatori di categorie superiori o veramente importanti per la categoria, stiamo avendo un rullino di marcia anche nel girone di ritorno impressionante. Questo sta significare si che siamo stati bravi, e fortunati, come uno voglia intendere, con quei pochi innesti a dicembre, ma sicuramente molti di questi frutti sono del lavoro quotidiano dal 3 di agosto del mister con tutta la squadra. Tutti i ragazzi che giorno dopo giorno stanno crescendo e migliorando.

Abbiamo un’età media di 22 anni, rosa giovanissima; abbiamo tre 2005, i nostri over sono per la maggior parte 2002, 2000, ‘99, qualche ‘97. Poi ne abbiamo alcuni di maggiore esperienza e solo Nico Rapolo è over 30, che è il nostro capitano classe ’87. Abbiamo puntato molto sui giovani perché è stato il nostro modus operandi sia per una questione di budget sia per una questione di filosofia.

Il Solofra ha una storia importante calcistica, è una delle pochissime realtà irpine che ha fatto la Serie D, l’ha fatta per diversi anni, però l’ultimo campionato in D l’ha fatto nel 2005/2006, culminato con la retrocessione. Quindi parliamo di diciassette anni fa. Prendendo in considerazione tutti questi anni, questa è l’annata migliore perché la squadra ha poi partecipato a sei/sette campionati di Eccellenza, per il resto ha navigato in Promozione, in Prima Categoria. Quindi questa è la migliore annata ed è chiaro che è sicuramente frutto del lavoro e della programmazione, ma è anche frutto di un qualcosa di inaspettato.

Noi ci aspettavamo di fare una crescita passati in Eccellenza, ci aspettavamo una salvezza, nelle migliori delle ipotesi di salvarci tranquillamente, nella peggiore il nostro obiettivo era di salvarci anche arrivati all’ultima giornata. Poi è chiaro che ci troviamo in un contesto completamente diverso, è chiaro che cambiano le carte in tavola. È una soddisfazione per tutti ma non spossiamo dire che avevamo programmato di arrivare già a questi a livelli.

Io credo che in questo momento andando ad analizzare il campionato di Eccellenza e dove siamo noi, il vero punto fondamentale è che andiamo a concorrere con squadre che rappresentano delle città. C’è la Scafatese che ha fatto la Serie C che ha 50mila abitanti, quasi quanti ne fa Avellino che fa la C e diciamo che le sta anche stretta da un certo punto di vista, per il tifo avellinese. L’Agropoli negli ultimi dieci anni ha fatto sette anni di D e non è una cittadina come Solofra o come può essere ad esempio Cervinara, rispetto alla quale ad esempio noi sicuramente partivamo con un handicap, perché era il primo anno, non venivamo da quattro/cinque anni di Eccellenza.

Perché comunque era un gruppo nuovo. Insomma, tante dinamiche che avvantaggiano chi lo fa da anni. Eravamo una meteora, abbiamo dovuto investire per far sì che potessimo giocare in Eccellenza, perché comunque abbiamo dovuto acquisire un titolo e la proprietà su questo è stata eccelsa. Ci sono tante squadre che avendo un budget tre o quattro volte superiore a noi che stanno in zona playout, metà classifica, retrocessione.

Quindi ciò significa che con programmazione, lavoro e sicuramente un pizzico di fortuna, ma anche la bravura delle persone che ci lavorano, si può compensare questo gap. Non ci aspettavamo di farlo in questo modo, trovarci quarti. Però sapevamo che avevamo una squadra attrezzata per potercela giocare. Poi ovviamente in questo momento ci troviamo in una situazione molto più rosea. Come si dice: ci troviamo a ballare, e quindi vogliamo continuare a ballare insomma”.

La tifoseria e i momenti significativi

“La tifoseria? Da questo punto di vista credo si possa fare di più e non è una critica, anzi è una critica costruttiva, perché la squadra e tutti noi abbiamo bisogno non solo dell’apporto di sponsor, ai quali va sicuramente un ringraziamento, dei soci, del presidente, ma serve anche la forza del pubblico. L’apporto che una città come Solofra può dare, e che secondo me deve dare di più. Noi credo che possiamo fare di più, me compreso, perché vedere uno stadio pieno, una tribuna piena come l’abbiamo vista per i playoff dell’anno scorso, dove il tifo ci ha trascinato, dove c’erano più di 1500 persone allo stadio, dà una carica diversa a questi ragazzi, ed è anche un segno di ringraziamento perché stanno e stiamo facendo un campionato fantastico.

Quindi diciamo che noi abbiamo il nostro seguito ma potremmo fare molto di più, perché ci sono delle potenzialità che non vengono sfruttate e questo è un peccato. Il tessuto economico, sociale, industriale che c’è a Solofra, con tutti gli sponsor che collaborano, con una piazza come Solofra che, ripeto, 20 anni fa ha fatto delle Serie D e c’era un pubblico fantastico attaccato alla squadra. Vedere un certo pubblico dà alla squadra una spinta in più, il fattore campo si deve sentire. Se noi torniamo a livelli importanti dove il pubblico segue e ci dà una spinta in più sarà più facile anche per i ragazzi essere una soddisfazione per tutti.

Dei momenti significativi? Una cosa che voglio sottolineare, anche se non ci sono molti dei ragazzi dell’anno scorso, una cosa che mi ha segnato, con tutto che l’abbiamo persa ai calci di rigore, è quella finale a Capri. Con le lacrime dei ragazzi nello spogliatoio, sono stati momenti tristi e probabilmente oggi io, il mister, il direttore e chiunque era con noi e i ragazzi dell’anno scorso, ha costruito una fetta dei successi di quest’anno anche da quella delusione.

Poi di quest’anno, se devo raccontare un episodio, una partita, una delle più significative, così su due piedi, nel girone di andata ti dico il 3-3 a San Marzano. Ci davano tutti per spacciati, perché parliamo di una squadra che tranquillamente se fosse stata in Serie D avrebbe puntato a vincere il campionato così com’era. E addirittura all’ultimo avemmo l’opportunità di fare 3-4.

Nel girone di ritorno invece dico la vittoria di qualche settimana fa sul campo del Castel San Giorgio, una squadra che spende il doppio, se non addiruttura di più, rispetto a noi. Che annovera gente di un certo nome, fama, rispetto ai nostri ragazzi che comunque secondo me non sono da meno ma ovviamente hanno un curriculum diverso. Hanno dimostrato di essere superiori perché nel campo di una squadra importante, che si è rinforzata, che annovera elementi importanti, un mister importante, che qualche settimana prima stava vincendo facendo bene, siamo andati lì e non hanno effettuato un tiro in porta.

Noi ci siamo arrivati sei volte davanti alla loro. Abbiamo vinto con un’occasione 0-1 però voglio dire che abbiamo dimostrato realmente, prima a noi stessi, poi anche agli altri addetti ai lavori che facevano, giustamente, valutazioni, e anche alla squadra avversaria, di che pasta siamo fatti e cosa realmente possiamo andare a fare. Quindi queste credo siano le partite almeno fino ad ora, mi auguro non finiscano qui, tra virgolette, simbolo della nostra stagione”.