Buon viaggio SportdelSud
Napoli è al centro del parto. L’idea di rilanciare una storica testata come «SportdelSud» è un atto di fede, un impegno.
Quando nasce un giornale, nasce una voce. Non importa quali siano la clinica e il domicilio, se la carta o il web. Il giornalismo è un mestiere che continua a esercitare un fascino straordinario. Il problema è essere all’altezza della missione che incarna e delle rotte che il dovere gli assegna. E’ passione che si fa per lavoro, non lavoro che si fa con passione. E’ il massimo.
Mi fa piacere che sia proprio Napoli al centro del parto. Una città che ho frequentato ai tempi d’oro di Diego Maradona, una terra che racchiude le contraddizioni del Paese, teatrale e fatale come l’hanno cantata e raccontata Pino Daniele ed Eduardo De Filippo, Massimo Troisi e Paolo Sorrentino. Non solo cartoline e mandolini: tanta vita, tanta vitalità. Senza dimenticare o allontanare i problemi.
L’idea di rilanciare una storica testata come «SportdelSud» è un atto di fede, un impegno. E gli impegni sono importanti, sacri: vanno onorati, rispettati. Il lettore aspetta sulla sponda dell’edicola, virtuale e non. Se il giornalismo è in crisi, e le tirature sono scese, non è colpa sua: è colpa nostra. La qualità paga sempre. E la qualità, per i cani sciolti che hanno scelto l’università del marciapiede, significa indipendenza, informazione, curiosità. Dal calcio agli altri sport, Napoli costituisce la palestra ideale per misurare le ambizioni di chiunque si cimenti in questa avventura.
Vincenzo Imperatore e i giovani della redazione mi hanno tirato dentro a un’Idea che, nel mio piccolo, farò di tutto per supportare. Scrivevo di voce, all’inizio. E allora: dare potere alla voce e non voce al potere. Nessuno pretende la santità, l’eroismo, virtù troppo esclusive. Nemmeno lo sportivo più invasato, più invasivo. Cercheremo, però, di non deludere tutti coloro che amano leggere e, leggendo, desiderano informarsi.
I giornali moderni non sono più pulpiti, sono agorà, in cui le distanze tra chi li scrive e chi li sfoglia restano nette, ma non più blindate. Il mondo di Internet ha moltiplicato gli strumenti di pesca e di controllo, il cronista può sgorgare da un filmato improvviso, «al dente», non più o non solo dal ventre delle procedure istituzionali. Barbara Spinelli scriveva su «la Repubblica» del 1° dicembre 2010: «Alla rivoluzione mediatica ci si prepara combinando quel che è flusso (Internet) e quel che argina il flusso dandogli ordine (i giornali scritti). L’unica cosa che non si può fare è ignorare la sfida, negare la rivoluzione, opporle sante alleanze conservatrici del vecchio».
«Non si può ignorare la sfida»: è questo il passaggio chiave. E attenzione: non prendetemi per matto se vi dico che i veri «padroni» di un giornale siete voi lettori. Al di là della pubblicità che droga e altera i mercati, non sempre una selezione darwiniana, dovremo conquistarvi. E se perderemo, che sia almeno una sconfitta onorevole, come ci rammenta il romanziere spagnolo Javier Cercas: «Uno non può evitare che gli sputino in faccia, ma può evitare che gli diano pacche sulle spalle».
Buon viaggio.