Azzurri: dal poco al tanto
Anni passati all'ombra di Ospina e cascate di critiche ed offese anche alla famiglia. Meret si è ripreso il Napoli, grazie anche alla sua educazione.
© “MERET” – FOTO MOSCA
Il caso Meret racconta l’arduo, complesso ruolo dell’establishment al vertice di ogni società operativa e i club del calcio non ne sono fuori. Debora Romano, compagna del portiere del Napoli e della Nazionale: “Ci hanno augurato le peggiori cose e ora chiedono scusa”. Lo scrive per ricordare quanto abbiano sofferto in silenzio per le offese che non hanno risparmiato neppure il figlio”. Ma il tempo è galantuomo. Solo qualche mese fa, si parlava di un possibile approdo dal Psg di Keylor Navas e della sfiducia di Spalletti. Ora dice a ragion veduta la compagna: “Siamo super orgogliosi di te, per noi sei il migliore”.
Wikipedia su Meret: “Portiere con un’ottima struttura fisica, riflessi pronti ed esplosività nelle uscite; il fisico strutturato è comunque associato a un’agilità considerevole”. L’estremo difensore di una squadra di calcio non è un qualunque giocatore e le qualità tecniche sono solo una delle doti richieste: altezza da cestista per difendere la rete alta da terra 2 metri e 44 e rispondere in allungo a destra, a sinistra per coprire la larghezza di 7 metri e 32. Non basta, il portiere, talvolta non impegnato seriamente per 89 dei 90 minuti deve essere comunque pronto a difendere la rete a freddo.
Ingaggiato dal Napoli, Meret arrivò preceduto da meritata fama di miglior giovane portiere italiano. Mandato in campo una volta su dieci, per esplicita sfiducia “ambientale”, subì le conseguenze della marginalità. Tutti sanno che nel suo ruolo, per rendere al massimo la continuità delle presenze è determinante la reiterata confidenza con il calcio giocato. Una balorda lamentazione lo ha accompagnato nelle poche apparizioni concesse dalla scelta di sostituire l’esperto Ospina: “Meret non ha piedi buoni”. Colpa sua o di chi non ha lavorato abbastanza per migliorare questo fondamentale? Miracolo, al via di questa stagione che lo vede titolarissimo con pieno merito, è migliorato esponenzialmente il rinvio di Meret, per la concomitanza della più salda fiducia nel suo alto rendimento.
Problemi di organico risicato un anno fa, oggi problema di ridondanza: tre portieri, cinque difensori, sette centrocampisti, sei attaccanti, più egregi panchinari e per alimentare il chiacchiericcio un nuovo dilemma per Spalletti: accanto a Osimhen, Raspadori o Simeone, sulla corsia di destra Lozano o Politano? Domanda: Un tecnico in allegra euforia da primato è anche uno spregiudicato conductor? Idea balorda? Spalletti avrebbe più mosse da compiere sulla scacchiera, ma è conoscendolo è proprio difficile che punti allo scacco al re con una mossa spregiudicata, ignota perfino al maestro russo Karpov.
La sua formazione “tipo”: Meret; Di Lorenzo, Rrhamani, Kim, Mario Rui; Lobotka, Anguissa, Zielinski; Raspadori, Osimhen, Kvaratskhelia. E Simeone, Olivera, Demme, Juan Jesus, Zerbin, Gaetano, Zanoli, Elmas? Prima o poi ascolteremo lamenti degli addetti ai lavori per sovrabbondanza di organico, linea “editoriale” che però non mette nel conto il vantaggio di affrontare con fiducia le prossime fatiche del tormentone di12 partite in 42 giorni. Sembra quasi un divertimento autunnale l’esodo domenicale di domani destinato ad archiviare anche la pratica Cremonese, che all’ottava della serie A arriva con il numero tre nella casella dei punti in classifica.