Da A16 a Tuttapposter, è stato lo scudetto della conversione
A 10 giorni dall’inizio del campionato, con mezza squadra indisponibile e con tante situazioni di mercato ancora incerte, per i tifosi del Napoli è “tutt’appost”. Son finiti i tempi degli A16!
© “NAPOLI-DE LAURENTIIS” – FOTO MOSCA
Quante cose possono cambiare nell’arco di una stagione. Provate ad esempio ad osservare il comportamento dei tifosi del Napoli, che in poco meno di 365 giorni sono passati dal volere la cacciata di De Laurentiis all’esser pronti ad andare in guerra per lui, anche a fronte di un mercato nullo.
Quella del 2022 è stata l’estate degli A16, di coloro che hanno contestato e invocato a gran voce, inutilmente, la fuga del presidente verso Bari. Ma Aurelio non ne ha voluto proprio sapere, ha continuato diritto per la sua strada, e alla fine li ha messi anche a tacere con la vittoria dello scudetto. Un effetto magico, quello scaturito dal tricolore, che ha portato ad una vera e propria conversione di massa. Sarà che forse dopo diversi anni han capito la lezione, o che forse più semplicemente fa comodo salire sul carro dei vincitori. Dinamica ancor più esasperata dall’aridità di pensiero promossa dai social e dall’umano bisogno di accettazione sociale.
Oggi i tifosi del Napoli sono irriconoscibili. Nulla a che vedere con quell’essere stereotipato, retrogrado, rozzo e mediocre, irrazionale, che farfuglia preconcetti. Altro che! Il napoletano ora si è imborghesito, è acculturato, si è iscritto all’università dei campioni d’Italia. Chi portava avanti convinte narrazioni scandite da un “Pappò, cacc’ ‘e sord” ogni cinque o sei parole, ora fa dell’equilibrio finanziario il proprio spirito guida.
Calcisticamente parlando, oggi Napoli è diventata una piazza iper-razionale, riflessiva, positivista. Tanto, da non essere minimamente turbata dal fatto che al 9 agosto ci sia stato un solo acquisto ufficiale, che il sostituto di Kim sia un perfetto sconosciuto che arriva dal Brasile a 10 giorni dall’inizio del campionato, che non si conosce il futuro di Lozano, Zielinski ed Osimhen, che la rosa è già dimezzata dagli infortuni. Neanche più gli ultras, gli stessi di “Kim, 3 pacchetti 10 euro, pezzente!”, hanno più nulla da dire. Oggi organizzano banchetti e caffè con il presidente. Un fenomeno sociologico paranormale.
Napoli è assuefatta dalla magnificenza illuminata di Aurelio De Laurentiis, un visionario a cui lo scudetto sembra aver donato una sorta di immunità temporanea. Perché sono certo che alle prime batoste rispunteranno i detrattori. Torneranno eccome, appena il vento soffierà in altra direzione. Napoli professa il credo incondizionato di Maurizio Micheli, capo dell’area scouting partenopea dal 2018 ma salito agli onori della cronaca solo 5 anni dopo. Si ritiene che sia lui la mano invisibile che vada a scovare e pescare i talenti. Da perfetto sconosciuto, a oggetto di venerazione: Micheli oramai è inconfutabile sinonimo di garanzia.
Guai a contraddire i Tuttapposter. Come chi? I Tuttapposter, coloro che sposano e appoggiano in tutto e per tutto le scelte della società, irriducibili fiduciosi in un futuro radioso, quelli secondo cui ogni critica è infondata: quelli secondo cui, appunto, è sempre “tutt’appost”. La morte del pensiero critico.
Andrebbe ammesso invece che il Napoli è oggettivamente in ritardo sul mercato. E che è anche più che lecita la preoccupazione manifestata da una parte del tifo per una squadra che, tra infortuni, possibili cessioni ed acquisti che non sono ancora arrivati, rischia di presentarsi impreparata allo start del campionato. E nessuno se lo sarebbe aspettato dopo la vittoria dello scudetto. Il Napoli termina l’amichevole contro il Friburgo schierando: Meret; Di Lorenzo, Rrahmani, Juan Jesus, Olivera; Demme, Ostigard, Elmas; Zanoli, Raspadori, Zerbin. Ed il problema è che questa formazione non è neanche l’esito di turnover ed esperimenti, ma della mancanza di ulteriori alternative. Siamo sicuri che sia “tutt’appost”?
Il Napoli ci ha messo mesi per sostituire Kim Min-jae, miglior difensore della passata stagione di Serie A, e lo ha fatto con un giovane sconosciuto proveniente dal Brasile. Nulla da dire su Natan, che a dire il vero sembra anche un ottimo acquisto, quanto sul rischio, grande e assolutamente non necessario che va a prendersi De Laurentiis. A dieci giorni dall’inizio del campionato tiene ancora in ballo le questioni legate alla permanenza di Osimhen, Zielinski, Lozano e Mario Rui. Giocatori che, in caso di addio, andrebbero ovviamente sostituiti. Arriveranno Cajuste, Gabri Veiga o Koopmeiners? Oppure, addirittura tutti e tre? Chapeau, tre affari da 10 e lode. Ma se poi capitassero passi falsi nelle prime giornate, e non ce lo auguriamo chiaramente, si potrà dire che l’aver completato la rosa in ritardo ha giocato la sua parte? Niente da fare, la risposta è sempre la stessa: bisogna fidarsi della società, è “tutt’appost”.
“Eh, ma anche l’anno scorso…”, diranno. Non è vero, perché lo scorso anno il Napoli ha fatto quel che doveva fare in largo anticipo (vedi Kvaratskhelia e Olivera), o nei tempi giusti (vedi Kim), e si è preso la facoltà di operare con calma per giocatori che avrebbero dovuto completare una rosa già fatta (vedi Simeone, Raspadori e Ndombele). Ora, invece, le incertezze riguardano metà dell’undici titolare. Ma non bisogna fasciarsi la testa: è “tutt’appost“.
E d’improvviso, poi, son diventati anche tutti medici, pronti a stilare le prime diagnosi sulla assoluta normalità dei copiosi infortuni che sono capitati ai calciatori del Napoli nel corso dei due ritiri. Tutto normale, il cambio di preparatore atletico, nuovi metodi di allenamento, carichi più pesanti… certo, ma tra 10 giorni si scende in campo ed il Napoli ha metà formazione indisponibile. Però, possiamo stare tranquilli, perché dalla regia ci assicurano che è “tutt’appost”.
Si è sempre detto che Napoli è una piazza che vive e che soffre dei suoi stessi squilibri. Ecco, nel giro di un anno i tifosi del Napoli sono migrati esattamente da un polo all’altro del discorso. Senza passare per tutto ciò che c’è nel mezzo, laddove spesso poi risiede la verità.
Il Napoli alla fine farà quel che dovrà fare e non mettiamo in dubbio che lo farà anche in grande stile, ma ancora una volta le tempistiche delle operazioni e la gestione di diverse situazioni sarebbero da rivedere. Anche perché non è sempre Natale.