Elisabetta II: regina delle favole, poi della storia
Anche una testata sportiva s'inchina dinanzi a Lillibet: regina delle favole, poi della storia.
Ogni bambino, prima di andare a letto, oltre a sperare che la mamma vada a rimboccargli le coperte, confida nel fatto che la stessa gli racconti una favola. Ne ha già sentita una la sera prima, e quella prima ancora, ma ne vuole un’altra. Ovviamente, però, che sia diversa da quelle delle sere precedenti, altrimenti che sfizio ci sta. E, con la dolce e delicata voce della mamma, cade ogni notte in un sonno profondo continuando a vivere quella favola tra regine, castelli, principi e principesse, draghi e antagonisti di ogni tipo.
Col tempo si cresce, si diventa grandi per le favole raccontate dalla mamma prima di andare a dormire, ma la passione verso le storie non cambia. È per questo che passiamo il resto della nostra vita a guardare film e leggere libri. Si cerca quell’atmosfera che ha reso indimenticabile quei momenti, ma non la si ritrova facilmente. La si desidera, la si cerca, l’uomo non aspetta altro che tornare bambino per qualche ora, ma non ci riesce. L’uomo ha fame di favole, più da adulto che da bambino, anche se da grande diventa difficile crederci: non ci sono più cavalieri ben vestiti, re e regine a governare insieme il regno, principesse da salvare e castelli inespugnabili.
“Vabbè, è finito il tempo delle favole“, potrebbe pensare qualcuno. Ed invece ecco nel posto più da adulti possibile, il telegiornale, una sorridente signora dai capelli bianchi, coperti appena da grandi e colorati cappelli. È affacciata al balcone di un palazzo, ma non è un palazzo qualsiasi, è un castello. È enorme, tutto bianco, bellissimo. Vicino ci sono dei ricchi giardini che, a vederli per la prima volta, sembrano finti: “Mamma, ma chi è? La risposta fa tornare indietro la mente di svariati anni, “è la regina Elisabetta!“. È tutto vero allora – pensi mentre ti brillano gli occhi – , l’ambiente regale, corone scintillanti, castelli giganti, re e regine.
Elisabetta II è stata la favola che si è realizzata quando nessuno più ci credeva, essa regge nel nostro immaginario la favola della regalità, quella che comincerà per sempre con: “C’era una volta…“. Il delizioso anacronismo che la monarchia tutela, la successione ereditaria (che manda a quel paese l’odierno e confuso multipartitismo esasperato), la vita di corte, l’eleganza, l’amore sconfinato da parte dei sudditi, ma non solo da loro.
È questo il punto nevralgico del racconto, nonché di quello che lei è stata: una regina delle favole che, al contempo, ha scritto la storia. E, spesso, le due cose hanno coinciso. Sullo sfondo di un’oltremanica distrutto dalla seconda guerra mondiale, e con il popolo inglese ancora fortemente provato dagli strascichi del conflitto, il Royal Wedding è una ventata di aria fresca. Figlia di un donnaiolo e una futura suora, ma anche sorella di ragazze che sposeranno gerarchi nazisti, ha preso la sua scelta: desidera uno squattrinato considerato indegno per il suo rango. Proveranno a impedirglielo. Appunto, proveranno.
Oltre a rappresentare quella magnifica folata fiabesca nella vita di ognuno di noi, Betty, come erano soliti a chiamarla amichevolmente gli inglesi, nei suoi settant’anni di regno ha segnato le pagine della storia per ben due secoli. Sempre, però, a suo modo: con la sua eleganza, con la sua regalità, con il suo inconfondibile sorriso, con la consapevolezza di essere un personaggio fantastico gettato nel mondo reale per cambiare le sorti dell’età moderna, e che mondo fantastico sarebbe se non cominciasse con le tre parole più evocative di sempre?
C’era una volta una regina che, in uno dei periodo molto particolare quale la guerra fredda, decise di allearsi prettamente con il blocco atlantico, al punto tale da far pensare molti che la Gran Bretagna fosse l’avamposto americano in Europa. E, poi, da questi profondi legami (anche militari ovviamente) si posero le fondamenta per dar vita alla NATO. C’era una volta una regina che cambiò il passo della legislazione e della cultura inglese, firmando l’atto che aboliva l’ormai frequentissima pena di morte. C’era una volta, nel 1977, una regina che rese legale l’omosessualità e l’aborto, considerati reati fino a quel momento, sdoganando dei comportamenti fortemente censurati. E, infine, per farla breve, c’era una volta una regina che all’inizio del nuovo millennio preferisce tenere la sua storica moneta nazionale mentre l’Europa passa definitivamente all’euro.
È stata leader dei nostri tempi ed una delle figure più influenti nella storia dell’umanità, l’ultimo baluardo che collegava un mondo che corre sempre di più verso il futuro alle sue radici storiche. Ha rappresentato al meglio le virtù del suo grande paese, ed è stata in grado di combinare la sua grande autorevolezza ad uno stile inimitabile ed un garbo spontaneo quanto unico.
Non la piangerà solo l’Inghilterra, Her Majesty, ma il mondo intero.