GarciaOut, ma De Laurentiis ha reso il Napoli inallenabile
Quella sottomissione che solo qualche mese fa si imponeva agli avversari, oggi la si subisce, e a questo punto bisogna porsi qualche domanda.
©️ “GARCIA” – FOTO MOSCA
Dici Fiorentina, e pensi beceramente alla bistecca. Dopo le vittorie roboanti ottenute contro Udinese e Lecce, e la bella prova offerta in Champions al cospetto del Real – comunque corsaro – l’umore della piazza azzurra volava alla cottura a sangue della Viola sui carboni del Maradona. A banchettare sul prato verde però sono stati i gigliati che hanno lasciato al Ciuccio poco o nulla da ruminare. Fiorentina tre, Napoli uno, con Italiano che sale a 3 vittorie sulle quattro sfide giocate da ospite a Napoli.
È finita tra i fischi dello stadio la sfida tra gli azzurri e i viola. Fischi per i padroni di casa che non lo sono sembrati mica tanto, passando grandi intervalli del match a subire il dominio degli avversari. Quella sottomissione che solo qualche mese fa si imponeva agli avversari, oggi la si subisce, e a questo punto bisogna porsi qualche domanda, marzullianamente darsi qualche risposta. La squadra tricolore è rimasta praticamente invariata – un Kim non fa primavera – eppure tutto è cambiato, un equazione gattopardiana che restituisce alla permanenza del gruppo campione la deficienza di risultati, gioco e volontà.
L’8 ottobre 2023 potrebbe essere suo malgrado un giorno storico, la fine del Napoli dello scudetto, caduto sotto i colpi di grazia di una Fiorentina che ha dato lezione di calcio applicato ai dirimpettai impettiti, imborghesiti e svogliati, semplicemente obsoleti. È finita 1 a 3, ma non c’è stata partita, lo scarto sarebbe potuto essere molto più largo se solo la Viola si fosse specchiata un po’ meno.
Si piacevano gli uomini d’Italiano e come dargli torto. Brillavano di luce propria e del riflesso accecante che scaturiva dal confronto con degli avversari torvi e scuri (cit.). La Fiorentina aveva un piano gara e il coltello fra i denti per perseguirlo. Il Napoli non sapeva cosa fare né di sé, che rispetto agli altri, peggio ancora, era adiaforo. L’unica rete è arrivata su un errore della difesa viola (il solito), la pericolosità degli azzurri altrimenti è stata pari a quella di una bella bimba con le treccine che ti punta un fiore alla tempia. L’ ”abbiamo fatto solo quattro falli tutta la partita” di Garcia è simbolo e sintomo.
Garcia, pover’uomo. È massacrato da mesi dalla piazza e dai giocatori, poi lo è stato da Sarri e infine da Italiano. L’ex Spezia che De Laurentiis – senza successo – tanto ha corteggiato per rendere la successione di Spalletti meno traumatica. Chissà, pero se davvero qualcosa fosse andato per il verso più giusto. Il francese ha la croce addosso da quando ha messo piedi in città, perché nessuno ha mai creduto potesse sostituire Lucianone, nemmeno il Presidente che l’ha accolto dopo averci provato con “altri”. Queste dinamiche alla squadra arrivano e delegittimano. Dal primo giorno il caro Rudi non è andato giù a nessuno e l’atteggiamento in campo – di chi in campo poi infine ci va – ne è lo specchio più lampante. Sarri definì la sua Juventus inallenabile, lo è anche questo Napoli.
A Garcia si possono dare tutte le colpe del mondo. Ha una Ferrari e non sa guidarla, non sa leggere le partite, è presuntuoso ecc. Nel dettaglio con la Fiorentina è partito con il 4-3-3 per passare al 4-2-3-1 alla mezz’ora dopo l’infortunio di Anguissa, ad inizio secondo tempo, è ritornato sui suoi passi, fuori Politano dentro Cajuste, ritorno al 4-3-3, gestione confusionaria.
Ma abbiamo quello che la legge definisce gli obbligati in solido, i calciatori e, naturalmente prima di loro, il Presidente. Rudi non si è seduto su quella panchina per volontà divina, ma di Aurelio De Laurentiis. In pompa magna lo ha incensato come lo Spalletti 2, la vendetta, un fautore del 4-3-3. Erano messaggi chiari alla piazza e al gruppo squadra, resterà tutto come prima. Garcia dal primo giorno si è distaccato dal Napoli campione, Garcia veniva dall’Arabia, Garcia ama il 4-2-3-1. È stata mancanza di comunicazione o comunicazione forzata?
Fatto sta che Napoli e il Napoli si ritrovano con ciò che non vogliono ma che avevano sentito dirsi servirgli. Pensavamo ci fosse stato un cambio di rotta, in realtà siamo ancora lì, impantanati. Lui che può tutto magari aprirà le acque.