Voglia di normalità
Sull’onere estremo del divenire di un calciatore, un tennista, un pugile famoso, incombe quasi sempre la coercizione al sacrificio di padri e madri.
Vita da campioni: l’iter è un percorso a ostacoli che ruba agli anni della gioventù, spesso anche della pubertà, il bello della spensieratezza, della ‘normalità’. Sull’onere estremo del divenire di un calciatore, un tennista, un pugile famoso, incombe quasi sempre la coercizione al sacrificio di padri e madri che trasferiscono sui figli aspettative di rivincita sul proprio passato di campioni mancati. Esclusione dal tempo del gioco, divagazioni negate dalla routine di ore faticose assorbite dagli allenamenti quotidiani, tempo prezioso sottratto a quanto integra e completa gli studi scolastici, svaghi della fanciullezza interdetti: sono i compagni di un quarto e più della vita da atleta ambizioso.
Milioni i bambini, in tutto il mondo, ‘studiano’ per diventare star di sport universalmente popolari, di una sua limitata élite. Il sogno di farne parte induce padri, madri, talent scout, allenatori, a caricare sui superman in erba fatiche decennali nella speranza che diventino Messi, Federer, Cassius Clay… Ad alimentare le aspettative di candidati all’eccellenza nello sport concorrono in misura rilevante i media. Raccontano i fasti di star al culmine della notorietà, del successo, di ricchezze spropositate e non c’è spazio per le aspettative frustate, le innumerevoli disillusioni, lo smisurato esercito di fallimenti, di grandi quote della vita sottratte alla normalità senza contropartite. Stridente è il contrasto tra l’attenzione mediatica per gli sport ricchi e il loro lato oscuro, delle scommesse truccate, di falsi in bilancio, discriminazioni che favoriscono i club ‘potenti’ e penalizzano i ‘poveri’.
È un’omissione veniale o scelta ‘razzista’ l’assenza in quotidiani e giornalismo televisivo di notizie e commenti sui cosiddetti sport minori? Chi è informato di Angelo Rossi, capo cannoniere del campionato sardo dei dilettanti. Chi, anni 80, ha vinto il torneo di bocce di Romagnano al Monte? Con quale punteggio il liceo Quarati ha sconfitto l’istituto Tecnico Fermi e ha vinto il campionato studentesco di pallamano? È forse oggetto di notorietà la figura di Francesco De Notaris, divulgatore dell’attività sportiva non agonistica, che insegna il bello e il buono della solidarietà, dell’altruismo, del rispetto, di sana competizione, dell’integrazione di pari importanza tra fisico e mente? Un ‘caso’ fra tanti: il gigante Sky ritaglia spazi di enorme ampiezza per raccontare il calcio d’élite, il tennis ATP, gli sport dei motori, il basket: ore e ore monopolio degli sport ricchi.
Telecronache, discettazioni salottiere, speciali. Cosa costerebbe stralciare da questa ingente massa informativa pochi minuti per dire di piccoli eventi, esagerando, dello scudetto del ‘Napoli Boys di Scampia’ vincitore del campionato ‘Rioni Subcittadini Azzurri’; di Maria Sommella, promessa della boxe femminile del rione Sanità; della gara annuale di aquiloni della Domiziana? Chiederlo è utopia, certo, ma in mancanza di questo invito al racconto alternativo, non si verifica in qualche misura il diffondersi di degenerazioni della passione sportiva, che si fa violenza negli stadi, alimentata da campanilismo esasperato e interessi miliardari?