“Chi è il rigorista del Napoli?”, chiedo per un amico…

Spalletti sostiene di essere ben organizzato, ma il Napoli ha già mandato dal dischetto sei rigoristi diversi in questa prima metà di stagione. Chi è lo specialista?

Articolo di Luca Paesano10/01/2023

© “NAPOLI-POLITANO” – FOTO MOSCA

Il Napoli vince a Genova e si rimette in corsa, dopo lo scivolone nella Milano nerazzurra, dove aveva mostrato qualche cenno di défaillance. Espugna il Ferraris, grazie alle reti di Osimhen ed Elmas. Torna a casa soddisfatto, compiacendosi nel tragitto del rimontone subito dal Milan, ma con un interrogativo a carico. La questione, non nuova ma rinnovata, riguarda la gerarchia dei rigoristi. Chi è l’addetto ai penalty in casa Napoli?

La partenza di Lorenzo Insigne, seppur non irreprensibile nel fondamentale, ha lasciato in consegna un vuoto da colmare. L’ex capitano ha concluso la sua carriera partenopea con una percentuale realizzativa del 78%. Su 41 rigori calciati dal 2016 al 2022, ne ha segnati 32 e se ne è fatti parare 9 (di cui 4 solamente nella stagione d’addio). Una media di un errore ogni 5 tiri dal dischetto, sostanzialmente. Il suo calcio era diventato prevedibile come poche cose: ad incrociare, nell’angolino basso alla destra del portiere.

La sua presenza, tuttavia, risolveva ogni dilemma e assolveva il resto della truppa da ulteriori responsabilità: levava a Spalletti l’imbarazzo della scelta di un tiratore non ben definito e alleviava ai compagni in campo il peso di un pallone di cuoio, che poteva tramutarsi in piombo. Con il suo addio, il trono è rimasto vacante e lo scettro, nonostante ne sia passato di tempo, è ancora lì per terra, in cerca di qualcuno che lo raccolga.

Non si è fatto attendere molto il primo penalty del post-Insigne. Il 31 luglio, dal dischetto del terreno di gioco del Teofilo Patini di Castel di Sangro si presenta Victor Osimhen, che batte a rete con un bolide all’incrocio contro il Mallorca. Appena quattro giorni dopo, complice anche l’assenza del nigeriano, dagli undici metri ci va Khvicha Kvaratskhelia contro il Girona: anche in questo caso, l’esito è positivo. Le ipotetiche gerarchie estive vengono subito smontate dall’avvio della stagione, perché nell’esordio in Champions il primo rigore tocca a Piotr Zielinski, che realizza, e il secondo a Victor Osimhen, che stavolta sbaglia. Tocca al polacco anche contro i Rangers, ma dopo aver fallito due volte, al terzo tentativo cede la sfera a Matteo Politano. Tutt’altro che uno specialista, se si considera che l’ultimo rigore calciato risale addirittura alla stagione 2016/17, quando vestiva la maglia del Sassuolo.

Eppure, la rete di Ibrox Park ha il sapore di un’investitura, perché da lì in poi la palla capita sempre tra le sue mani quando è in campo. Va a segno a Milano contro il Milan e si ripete anche con la Cremonese. Le idee, tuttavia, non sono ben chiare in sua assenza: contro l’Ajax ci pensa Kvaratskhelia, contro l’Empoli addirittura Hirving Lozano, sicuramente una sorpresa. Ed esegue il georgiano anche nella sconfitta in amichevole con il Villarreal.

Il 2022 si conclude con 8 rigori assegnati nelle competizioni ufficiali (6 segnati e 2 sbagliati) e ben 5 rigoristi diversi. Ed il 2023, dopo appena due partite giocate, non smentisce la tendenza ma anzi la conferma e la arricchisce. Contro la Sampdoria, batte ancora Politano. Una scelta tutto sommato coerente, visti i precedenti, se non fosse che da bordo campo rimbalza un retroscena. Dalla panchina, Luciano Spalletti aveva chiesto espressamente che a calciare fosse uno tra Kvaratskhelia e Elmas. Indicazione ignorata dal 21 azzurro, che puntualmente questa volta fallisce. Nella ripresa, invece, dal dischetto si presenta proprio il macedone, che esegue in maniera magistrale e realizza il 2-0 che manda la pratica in archivio. Con Eljif Elmas, i rigoristi stagionali del Napoli arrivano già a sei, quanti ce ne erano stati in totale nei 4 anni precedenti (Insigne, Mertens, Zielinski, Verdi, Milik, Jorginho).

Il post partita di Marassi è allo stesso tempo vivace e torbido sul tema. A DAZN, Spalletti risponde stizzito: “Siamo organizzati bene, benissimo. Il secondo doveva batterlo Elmas, non Osimhen, e il primo ho detto loro chi doveva tirarlo. Poi si son messi d’accordo in un altro modo, loro possono farlo e noi siamo organizzati bene, lo ripeto”. Qualche minuto dopo lo ribadisce in conferenza stampa, aggiungendo un ulteriore dettaglio: “Il rigorista è Kvara, doveva tirarlo lui. Poi se c’è un altro che vuole batterlo e si mettono d’accordo, va bene”. E dunque si scopre che lo “specialista” è Kvaratskhelia, che su 10 rigori assegnati tra campionato e Champions ne ha calciato appena uno (!!!). E menomale che è lui il rigorista.

Ma negli stessi istanti in cui Spalletti si batte a spada tratta contro chi cerca di insinuare dubbi, la risposta più schietta e sincera sulla vicenda arriva da uno dei diretti interessanti. In un italiano ancora incerto, Eljif Elmas rivela senza filtri: “Chi si sente di calciare, prende il pallone e tira. Non c’è una gerarchia sui rigoristi”.

Checché se ne dica, pare questa la versione più veritiera. Il Napoli non ha un tiratore scelto, non lo ha mai avuto in questa stagione e forse mai lo avrà. Si sceglie al momento, in base alla partita, in base alla situazione e in base alla condizione psico-fisica di ognuno. Una squadra di vertice, attualmente prima senza appello in campionato e sfavillante in Europa, può permettersi una tale (dis)organizzazione?

Il calcio di oggi è sicuramente meno schematico del passato da questo punto di vista. Avere un ventaglio di battitori più ampio finisce per essere anche un deterrente contro gli studi probabilistici dei portieri. La variabile Elmas, ad esempio, ha lasciato basito Audero, sorpreso dalle telecamere a cercare suggerimenti last minute dalla panchina. Ben venga la varietà di scelta, purché si disponga però di elementi validi e non improvvisati. Nessun azzurro ha mostrato particolare convinzione e confidenza con le esecuzioni dagli undici metri. Salvo forse Elmas e Kvaratskhelia, che però hanno ancora un campione troppo basso per essere giudicati. La lotteria del “meno peggio” o del “chi se la sente”, quindi, desta più di una perplessità.

Ne è consapevole Spalletti, che reagisce con l’atteggiamento di chi sa di essere in difetto e vuole evitare temi scomodi. Dice di essere ben organizzato, ma cambiare tiratore a rigori alterni ci sembra una forma di organizzazione un po’ naif, sinceramente. La cura dei dettagli è fondamentale, e laddove l’ambizione aumenta non ci si può permettere di concedersi al fato. La stagione avanza e gli errori cominciano a diventare sempre più determinanti. Senza dimenticare che in Champions League i tiri dal dischetto hanno spesso rappresentato un fattore.

Si restringa il cerchio, si selezioni i migliori, si lavori con loro e li si renda “specialisti”. Se il Napoli vuole regalarsi un pezzetto di storia, non può farsi trovare impreparato.

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