Gonzalo Higuaín, dal record al declino
La carriera di Gonzalo Higuaín, che volge al termine, dal record con il Napoli al declino.
Circa sei anni fa, all’allora San Paolo, il Napoli di Sarri necessitava dei tre punti dell’ultima giornata per assicurarsi un posto in Champions senza passare dai preliminari. Ad affrontare gli azzurri era il Frosinone, già retrocesso, che resistette fino al 44’ quando Hamsik scaricò in rete il pallone dell’1-0. Ma il protagonista della stagione non fu il capitano, bensì Gonzalo Higuaín, a quota 33 reti prima del fischio di inizio, a -2 dal record siglato da Nordahl nel 1950.
Il Pipita, dopo il rigore fallito contro la Lazio nell’ultima del campionato precedente, che tenne il Napoli lontano dalla Champions per il secondo anno consecutivo, ha voglia di riscatto e trova fiducia sotto la guida di Sarri. L’argentino gioca un campionato straordinario, che culmina nel migliore dei modi: sul cronometro si legge 52’, Allan penetra in area e serve l’assist per il numero 9 che non sbaglia, portando il Napoli sul doppio vantaggio; passano dieci minuti, stavolta è Hysaj a scaricare in mezzo dove Higuaín chiude il match ed eguaglia quel record di goal che durava da 66 anni.
Oltrepassare quella soglia, con una partita rimasta, era un’impresa a cui risultava difficile credere. Ma in quella stagione tutto era possibile per il Pipita. Minuto 71’, Mertens appoggia in area un pallone all’apparenza innocuo; Higuaín va di petto, la sfera si alza, l’argentino va di rovesciata e il pallone si insacca alle spalle di Zappino. “Non è vero”, “Il trentaseiesimo così”, grida Lele Adani in telecronaca dopo la clamorosa giocata del numero 9, che diventa il miglior marcatore della storia in una singola stagione di Serie A.
Ero allo stadio quella sera, uno stadio gremito che esplose in un’esultanza totalmente dedicata al proprio giocatore. Una gioia che, in un battito di ciglia, mi fece riaprire gli occhi sdraiato, senza capire come, su quel sediolino rosa pallido, con un amico disteso sopra di me.
Un’esultanza per chi, poco più di due mesi dopo, andò via, nel silenzio, scegliendo di vestire la maglia bianconera.
La finale persa e il passaggio alla Juventus
26 luglio 2016, Higuain è un nuovo calciatore della Juventus, al Napoli vanno i 90 milioni della clausola rescissoria inserita nel contratto del Pipita. Ma facciamo un passo indietro. 27 giugno, MetLife Stadium, in occasione del centenario della competizione, la Copa America vede la sua 45° edizione, a solamente un anno di distanza da quella precedente. Le due finaliste non cambiano, e neanche il risultato. È ancora Argentina contro Cile, ed è ancora 0-0 in 120’. L’albiceleste esce di nuovo sconfitta ai rigori. Su Higuaín ricadono le colpe di un goal divorato nel primo tempo.
La frustrazione assale il Pipita, il mercato del Napoli non decolla e il numero 9 sceglie la via più facile. Una via bianconera che da 5 anni segnava la strada verso uno scudetto ormai svalutato, divenuto consuetudine. L’argentino vincerà infatti con la Juventus il sesto campionato consecutivo, segnando 24 reti che considerare decisive risulta difficile, nonché la Coppa Italia. Ancora una finale persa invece, quella di Champions, nel sonoro 1-4 contro il Real Madrid.
I prestiti tra Milan e Chelsea
La stagione successiva segna l’inizio del declino del Pipita. Al termine di questa, con 16 reti siglate in campionato, durante la quale la Juventus riconquista scudetto e Coppa Nazionale, il club bianconero acquista Cristiano Ronaldo. Per Higuaín c’è poco da fare, il numero 9 parte, andando in prestito oneroso al Milan per 18 milioni. L’argentino ottiene numeri deludenti: le presenze in A sono 15, i goal 6, più due segnati in Europa League. A gennaio, dopo meno di sei mesi in rossonero, il numero 9 parte ancora in prestito, destinazione Londra, sponda Blues.
Al Chelsea, il Pipita ritrova Sarri, ma non il fenomenale giocatore che è stato; il feeling con il tecnico non basta: appena 5 le marcature in 14 gare giocate in una Premier League in cui non vede la titolarità. Termina la stagione, termina il prestito, Higuaín torna a Torino ma non lascia la Juventus. Ad essere determinante è la scelta per la panchina del club bianconero: 16 giugno 2019, Maurizio Sarri diventa il nuovo allenatore della “Vecchia Signora”, il rapporto tra i due continua, il Pipita decide di restare. L’argentino scende in campo in quasi tutti i match di Serie A, segnando 8 goal, con una media di minutaggio di circa 58 minuti a partita (1.867′ in 32 gare giocate). Da sottolineare, la tragica scomparsa della madre, avvenuta nel 2020.
Il trasferimento in MLS e le critiche al calcio europeo
“Quando la volpe non arriva all’uva dice che è acerba”. Il 18 settembre 2020, Gonzalo Higuaín è ufficialmente un nuovo giocatore dell’Inter Miami e iniziano a piovere critiche, poi reiterate negli anni, sul calcio europeo. Il Pipita parla dei giudizi e della pressione degli anni nei migliori campionati, dimenticandosi che il carattere è un aspetto fondamentale di un campione. Il carattere che è mancato ad un giocatore dalle qualità straordinarie ma non sempre in grado di metterle in mostra. Le critiche del numero 9, in ultima istanza, non fanno altro che evidenziare quello che è stato il suo più grande limite.
Oggi Higuaín ha 34 anni, la sua carriera volge al termine, e bisogna tirare le somme. A partire dalla sua straordinaria stagione a Napoli, il Pipita verrà di certo ricordato per le sue capacità da giocatore fenomenale, svanite però nei meandri di una mente non al passo con il corpo, come una cometa, di una luce meravigliosa, ma solo di passaggio.