Il tackle nel deserto: in Qatar si è celebrato il funerale dei centravanti

La tattica esasperata sta cannibalizzando il ruolo del centravanti. Questo fenomeno non è recente, ma parte da molto lontano: ricordate il Brasile del 1982?

Articolo di Luigi Guelpa10/12/2022

© “BRASILE-CROAZIA” – FOTO MOSCA

L’avevo scritto che le sorprese non erano finite. E aggiungo, non sono ancora finite. Nell’aria c’è qualche colpo gobbo, qualcosa che potrebbe regalare pagine di storia a un pallone fin troppo scontato. La Croazia ha compiuto una mezza impresa, e non mi riferisco alle parate di Livakovic, che per altro si conferma l’uomo di ghiaccio della kermesse qatariota. Penso piuttosto ai croati che sono approdati in semifinale senza un vero centravanti in rosa. Pescando
Bruno Petkovic, rientrato alla Dinamo di Zagabria dopo un girovagare senza infamia e senza lode nelle serie minori italiane. Fateci caso, se escludete Giroud per la Francia (che segna e che fa segnare) e Keane per l’Inghilterra (fino a oggi un gatto di marmo), non esistono più centravanti. La Spagna ha insistito con Asensio, ma è un falso nove. Il Marocco schiera davanti Youssef En-Nesyri, che nel Siviglia gioca prevalentemente da attaccante esterno. Così come il portoghese Gonçalo Ramos, trequartista nel Benfica. Non è un centravanti il brasiliano Richarlison, ala sinistra dell’Everton.

Non è tramontata un’era, e neppure c’è un killer in circolazione che voglia assassinare un centravanti all’imbrunire. Quello, semmai, vive nello splendido libro del maestro Vazquez Montalban. È la tattica esasperata che ha cannibalizzato il ruolo. La prima punta, il centravanti, il delantero, lo sturmer, non deve più essere un finalizzatore, e neppure il terminale offensivo della manovra. Semmai un calciatore di fraseggio, un atleta che nei movimenti sposta avversari e consente l’inserimento di fantasisti o centrocampisti con il vizio del gol. Nel 1982, stiamo parlando quindi di quaranta anni fa, il precursore fu l’allora tecnico del Brasile Tele Santana. Il tanto prodigioso 4-2-4 non era altro che un 4-2-3-1. Falcao e Cerezo in mediana, poi Socrates a destra, Eder a sinistra, e Zico in mezzo a supporto dell’unica punta, Serginho. Modesto nel trovare la via del gol, ma pericoloso nei fraseggi con i tre tenores.

Bearzot capì tutto mettendoci Collovati (e Bergomi dopo l’infortunio del milanista) ad anticiparlo ossessivamente, mandando in corto circuito tutto l’apparato offensivo. E pensare che quel Brasile avrebbe potuto avere lì davanti Antonio Careca, che si infortunò pochi giorni prima dei mondiali spagnoli.

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