Dalle giovanili del Napoli alla Serie A: un salto nel vuoto
Arrivare in Serie A partendo dalle giovanili del Napoli? Un lancio nel vuoto e senza paracadute. Negli ultimi 6 anni, appena tre esordi.
©️ “NAPOLI PRIMAVERA-ESULTANZA” – FOTO MOSCA
Che il Napoli non abbia mai realmente creduto nel proprio settore giovanile non è un mistero. Anzi, quanto più passa il tempo, tanto più sembra che ai piani alti ci si dimentichi di avere la possibilità di sfornare talenti. Emblematica è la situazione attuale. La rosa di Spalletti è stata per diverso tempo decimata dagli infortuni, che si sono abbattuti come un uragano dalle parti di Castel Volturno, ed ora si ritrova alle prese con un’emergenza senza precedenti: tra Covid e Coppa d’Africa, gli azzurri riescono a malapena a schierare gli 11 titolari. Eppure, la strada è tracciata: meglio una distinta risicata e una formazione arrangiata che un supporto estemporaneo dalle nuove leve.
Contro la Juventus, gli azzurri avevano a disposizione appena 13 giocatori di movimento; contro la Sampdoria, 14 grazie all’innesto di Tuanzebe. Nonostante ciò, dal vivaio sono stati chiamati solamente 3 ragazzi contro i bianconeri (Costanzo, Spedalieri e Vergara) e altrettanti contro i blucerchiati (Costanzo, Vergara e Cioffi). Manco a dirlo, senza esordire. L’unico fortunato ad aver ottenuto il placet di Spalletti quest’anno è stato Alessandro Zanoli, stabilmente aggregato ai “grandi”. Più una necessità, data la precarietà di Ghoulam e le difficoltà nel comprare un terzino sinistro, che un progetto lungimirante: se le parole vanno in tale direzione, i numeri ci dicono che fin qui ha calcato il campo in sole 3 occasioni, per un totale di appena 12 minuti, recupero incluso.
Una situazione analoga si era già vissuta la scorsa stagione con Gattuso, ritrovatosi in emergenza dopo un buon avvio, e la gestione fu la medesima. L’unico a riuscire ad affacciarsi nella massima categoria è stato Antonio Cioffi, giocando gli 11 minuti finali nel 6-0 rifilato alla Fiorentina nel gennaio 2021. Non hanno avuto la stessa fortuna i vari Zedadka, Costanzo e D’Agostino.
Tre prodotti eccezionali delle giovanili del Napoli
Nell’era presieduta da Aurelio De Laurentiis, delle centinaia di ragazzi passati per il settore giovanile del Napoli, in pochissimi sono riusciti a fare il proprio esordio in Serie A. Di questi, ancor meno sono riusciti a meritarsi una conferma a lungo termine nella categoria. Il grande palcoscenico è stato perlopiù un mordi e fuggi.
In tempi recenti, Lorenzo Insigne è stato l’unico ad aver conquistato un posto stabile in prima squadra. Per lui, che nel tempo è divenuto capitano e bandiera azzurra, sono arrivate 415 presenze e 114 gol con la maglia del Napoli cucita addosso. Luigi Sepe, invece, dopo esser stato per anni riserva o nomade in categorie minori ha trovato maggior fortuna a Firenze, Empoli, ma soprattutto a Parma, collezionando complessivamente 140 gettoni in Serie A. Armando Izzo, infine, fu letteralmente regalato all’Avellino nel 2014. Nella stessa sessione di mercato fu acquistato dal Genoa, dove si è affermato nella massima categoria come uno dei difensori più affidabili. Ennesima riprova della scarsa attenzione riservata alla “Scugnizzeria”.
Insigne, Sepe e Izzo sono stati i principali prodotti del settore giovanile azzurro dell’era De Laurentiis. Tutti e tre fuoriusciti dalla stessa nidiata fortunata, quella dei nati tra il ’91 e il ’92, e protagonisti della medesima formazione Primavera tra il 2008 e il 2010. E non sono stati gli unici ad arrivare alla gloria della Serie A.
La nidiata fortunata dei ‘91/’92
Ce l’ha fatta anche Marcello Trotta, cresciuto nelle giovanili del Napoli dal 2004 al 2008. A 16 anni passò al Manchester City, ma dopo una deludente girandola di prestiti decise di tornare in Italia, all’Avellino, nel 2014. Scoprirà la Serie A con le maglie di Sassuolo, Crotone e Frosinone, totalizzando 84 presenze e 11 gol.
Raffaele Maiello ha messo in archivio 46 gettoni in Serie A. Dopo aver esordito con Mazzarri nel lontano 2009/10, è ritornato nella massima categoria nel 2015 con la maglia dell’Empoli e nel 2018 con la maglia del Frosinone.
Camillo Ciano è da ormai 5 anni uno dei gli uomini simbolo del Frosinone, trascinato alla storica promozione nel 2018 con 16 gol e 17 assist tra regular season e play off. In Serie A ha collezionato 33 presenze, andando a segno in 7 occasioni, e ora insegue nuovamente il sogno.
Jacopo Dezi ha accarezzato diverse volte la Serie A, ma, purtroppo per lui, lo ha fatto principalmente da spettatore. Ha debuttato nel 2016/17 con il Parma, ma ha dovuto attendere fino al 2020 per trovare altre 2 presenze. Il totale arriva a quattro con la maglia del Venezia, quest’anno, prima di esser messo fuori rosa.
Gli ultimi prodotti del settore giovanile del Napoli
L’unico ad essersi guadagnato di recente un posto in A è Sebastiano Luperto, lanciato nel 2015 da Benitez nel finale di un Napoli-Milan. La conferma è arrivata con Carlo Ancelotti che, dopo le bocciature nei tre anni Sarriani, ha scelto di trattenerlo come jolly difensivo. Nel biennio, ha messo insieme un totale di 27 presenze, di cui 2 in Champions League. Con i successivi prestiti al Crotone e all’Empoli ha portato a 57 le apparizioni nella massima serie.
Dalle giovanili del Napoli anche Roberto Insigne, il fratello del capitano, vestendo la scorsa stagione la maglia del Benevento. 30 presenze e 2 gol per lui, il primo dei quali proprio ai partenopei. Storia analoga è quella di Gennaro Acampora, centrocampista cresciuto in azzurro e “scartato” a 15 anni. Dopo una lunga gavetta, lo scorso anno ha conosciuto la Serie A con la maglia dello Spezia. Per lui, come per Insigne, è arrivata anche la rivincita personale con il gol contro il Napoli in Coppa Italia.
Gennaro Tutino aveva le sembianze del nuovo astro del calcio napoletano. Le giocate e i numeri con la Primavera erano sotto gli occhi di tutti, ma non ha saputo reggere il confronto con il calcio professionistico. Al di là di qualche presenza con il Verona, Tutino non è mai riuscito ad andare oltre alla Serie B, dove gioca tutt’ora con il Parma.
Gianluca Gaetano sembra essere in squadra da una vita, ma in realtà ha ancora solamente 20 anni. Ha esordito in prima squadra nella stagione 2018/19, per volontà di Ancelotti. Dopo 18 minuti nelle prime due giornate del campionato in corso, è tornato in Lombardia per il terzo capitolo dell’avventura alla Cremonese, in B, dove rimarrà in prestito fino a giugno.
Dalle giovanili del Napoli alla Serie A: un’impresa
Dalle giovanili del Napoli alla Serie A è un salto che sembra quasi un lancio nel vuoto, e senza paracadute. Negli ultimi 16 anni, delle migliaia di ragazzi passati dal vivaio partenopeo solamente in tredici sono riusciti a raggiungere l’altra sponda di questo immenso burrone. Appena la metà di loro lo ha fatto con la maglia con cui sono cresciuti. E ancora, restringendo la ricerca a coloro che sono riusciti a raggiungere la massima categoria con una certa stabilità, racimolando un minimo di 50 presenze, gli identikit corrispondenti sono appena cinque. Dal 2015 ad oggi, il Napoli ha fatto esordire in prima squadra solamente tre giovani: Gaetano, Cioffi e Zanoli.
È un dato tragico, che getta una macchia enorme sul valore dell’intera società. Basta anche un minimo di memoria calcistica per riconoscere che tutte le altre squadre hanno fatto decisamente meglio. I fatti raccontano che il settore giovanile è una zavorra che la società deve necessariamente portarsi appresso. Senza un progetto solido, concreto, volto a valorizzare i propri talenti, le squadre del vivaio assumono le sembianze di un’accozzaglia di ragazzini speranzosi allo sbando.
Quando poi arriverà il momento della resa dei conti, la realtà dirà che quei ragazzini non sono cresciuti abbastanza per potersi confrontare con il calcio professionistico. E purtroppo, la possibilità di tornare indietro nel tempo e migliorare dove sarebbero dovuti migliorare non esiste. Per tale ragione, quasi la totalità di loro non riesce ad andare oltre alla Serie C. Tanti casi, come quello di Acampora e di altri ragazzi napoletani che hanno cercato fortuna altrove, dimostrano che la responsabilità non è esclusivamente dei giovani, che altro non fanno che rincorrere i propri sogni. Anzi, probabilmente sono solamente vittime inconsapevoli di una macchina che non corre nella loro stessa direzione.