E se Allegri fosse diventato l’allenatore del Napoli?
Il Napoli vola grazie anche alle idee di Luciano Spalletti. Ma cosa sarebbe successo agli azzurri se fossero stati allenati da Allegri?

©️ “ALLEGRI” – FOTO MOSCA
Napoli e Juve sono due realtà completamente differenti, lo dice la storia. I bianconeri hanno sempre mostrato la propria superiorità rispetto la compagine partenopea, sia sul piano della profondità della rosa, che della mentalità. Per non parlare di strutture e identità.
A distanza di anni, forse, le cose stanno cambiando. Si è interrotto qualcosa nella juventinità. Basti guardare l’attuale classifica. Non solo il Napoli è primo dopo nove giornate, ma le due squadre sono separate da un divario di dieci punti. Gli azzurri rubano in media un punto a partita ai rivali.
Fa strano osservare il tabellone della Serie A e vedere i partenopei in cima e il club di Agnelli, ad oggi, nemmeno in zona Conference League. Il tutto è ancora più surreale se si pensa alle tante partenze estive da Capodichino.
Se a Torino sono arrivati nomi di primo livello come Bremer, Paredes, Pogba, Milik, Napoli ha risposto con profili giovani, inesperti, sconosciuti, come il georgiano Kvaratskhelia, o il coreano Kim Min-jae, e a fare la differenza nel campionato italiano, sono per ora proprio questi ultimi scoperti da Cristiano Giuntoli.
Arrivati a questo punto non possiamo non dare i meriti a Luciano Spalletti per l’ottimo lavoro svolto fin qui, per la sua capacità nel riuscire ad esaltare determinati giocatori all’interno dei suoi schemi.
Spesso troppo criticato, l’allenatore di Certaldo, sta mostrando un calcio che a Napoli non si vedeva dai tempi di Maurizio Sarri.
E la Juve? Come è possibile che un organico che dispone al proprio interno di campioni di prima categoria non riesca ad avvicinarsi a quelle che sono le prestazioni ed i risultati della formazione azzurra? Eppure l’uomo che siede sulla loro panchina, Massimiliano Allegri, era visto da tutti come un vincente, il profilo ideale per cancellare l’annata altalenante di Andrea Pirlo. Da tutti, persino dal Napoli società.
Sì, era la stagione 2020/21, quando il Napoli non riuscì a qualificarsi in Champions League per il secondo anno consecutivo. Allora l’allenatore era Gennaro Gattuso, il quale alla conclusione del campionato avrebbe salutato il capoluogo campano.
In caso il tecnico ex Milan avesse riportato i partenopei nell’Europa che conta, in cima alla lista dei desideri di Aurelio De Laurentiis figurava proprio Max Allegri, che a quei tempi svincolato ed in cerca di una squadra da allenare.
Il Napoli concluse quell’annata al quinto posto, Gattuso venne esonerato, Allegri, che aveva dato già il suo assenso a DeLa, senza la Champions, accettò la Juventus e iniziò l’avventura di Luciano Spalletti alla guida del timone azzurro.
Oggi noi di SportSud ci siamo posti un quesito al quale cercheremo di rispondere: e se Allegri fosse diventato l’allenatore del Napoli? Dove sarebbe attualmente il team diretto da Aurelio De Laurentiis?
Allegri alla Juventus è la prova che la minestra riscaldata non è mai buona
#Allegriisback, è questo l’hastag che spopolò sui social quando il tecnico toscano torno nella parte bianconera di Torino.
Un ritorno che ha fatto sperare i tifosi juventini di rivedere la propria squadra sul tetto d’Italia, ripensando al primo glorioso ciclo di “acciughina”.
Proprio così, la primissima Juve di Massimiliano Allegri era una formazione capace di far tremare l’Europa intera. Due finali di Champions in cinque anni non si giocano per caso, così come non si vincono per caso 5 scudetti consecutivi.
Insomma, Max era visto da tutti come il profeta che avrebbe riportato il dominio bianconero in Serie A e non solo.
Che cosa è cambiato? Ci piace rispondere a questa domanda con una frase fatta, ma che rispecchia in maniera perfetta quello che sta passando la Juventus in questo momento insieme al suo allenatore: il calcio è andato avanti, Allegri è rimasto indietro.
Oggi i ritmi del campionato italiano, e non solo, sono cambiati, più elevati, si corre e si pressa di più rispetto agli anni passati.
Questo modo di vedere il calcio, però, Allegri non lo abbraccia proprio e i risultati (negativi) si stanno vedendo.
L’attuale gestione disastrosa di Max è la prova che anche una Vecchia Singora può fare la faccia schifata dinanzi alla classica “minestra riscaldata”.
Allegri che brutta fine, le cose non vanno bene ma quanti talenti sprecati
Se scorriamo le pagine di storia juventine, e ci soffermiamo sulle rose passate sotto la gestione allegriana, non possono non passare inosservati i nomi di spessore che il tecnico toscano ha avuto sotto la propria gestione.
Da Tevez a Cristiano Ronaldo passando per il “pipita”, Gonzalo Higuain. Vogliamo fare qualche nome a centrocampo? Pogba, Vidal, Pirlo, Marchisio, Pjanic, Khedira, Matuidi, campioni che hanno fatto le fortune dei bianconeri, di Allegri e del calcio italiano.
Oggi l’organico allestito da Paratici prima, e da Cherubini adesso, non si avvicina minimamente a quello che Max ha allenato in passato, ma anche qui ci sono degli errori che incastrano il tecnico toscano.
Quando possiamo definire bravo un allenatore da consacrarlo un top? Quando quest’ultimo riesce ad esaltare giovani talenti, permettendo a quest’ultimi di elevarsi a prestazioni importanti.
E di giovani promesse il signor Allegri ne ha avuti eccome! Kulusevski e De Ligt, per citarne due. Giocatori promettenti e che sono costati un investimento importante alle tasche di Agnelli.
Entrambi adesso militano lontani dalla Serie A, ma le due promesse del calcio europeo, una volta lasciata la casacca bianconera si sono tolti qualche sassolino verso il loro ex allenatore.
Kulusevski: “Al Tottenham il mio corpo è cambiato, grazie soprattutto agli esercizi in palestra, in pochissimo tempo. Si lavora moltissimo tutti i giorni e meglio di quanto facessi in Italia. Amo come ci alleniamo a Londra e di sicuro il merito è del nostro tecnico: sono felicissimo di giocare per lui.
Se ci sono differenze tra Conte e Allegri? Onestamente sì. Non voglio dire che uno sia meglio dell’altro, perché ho grande rispetto sia per Allegri che per Conte ed entrambi hanno vinto tanto in carriera, ma il lavoro e l’idea di calcio sono completamente diversi. Al Tottenham, come ho già detto, si fatica molto di più in palestra e i risultati si vedono. Posso dire che dalla Juve agli Spurs mi è cambiato il mondo, non ho mai conosciuto una persona motivata come Antonio: quando ti parla, ti entra nel cuore”.
De Ligt: “Nel 2019 scelsi di andare alla Juventus perché volevo giocare un calcio più offensivo, infatti, all’epoca l’allenatore era Maurizio Sarri. Pensavo che con lui, dopo quanto fatto vedere al Napoli e al Chelsea, avremmo avuto uno stile di gioco molto simile a quello dell’Ajax. Purtroppo, però, Sarri è andato via dopo appena un anno.
Alla Juventus all’inizio giocavo sulla sinistra ed è stato difficile, sul centrodestra mi sento molto più a mio agio, infatti a metà stagione mi sono invertito con Bonucci: eravamo una buona coppia e abbiamo vinto lo Scudetto. Negli altri due anni ho giocato spesso a sinistra. Non è che non volessi giocare in quel ruolo, sia chiaro, ma a destra mi sentivo più sicuro. Differenze tra Ajax e Juve? All’Ajax pressavamo forte e prendevamo anche dei rischi, alla Juve si stava molto più bassi. In generale, il calcio italiano va a un ritmo più lento”.
Dichiarazioni pesanti, soprattuto oggi mentre i due calciatori, in particolar modo lo svedese, fanno le fortune delle loro squadre, aumentando il rimorso dei tifosi juventini nel vedere lontani talenti che militavano nella propria squadra.
Dove sarebbe il Napoli se fosse allenato da Allegri?
Torniamo al nostro quesito: cosa avrebbe fatto Massimiliano Allegri da allenatore del Napoli?
Probabilmente nulla, anzi, avrebbe fatto la stessa fine di Carlo Ancelotti, se non addirittura peggio.
Oggi i mister vengono divisi in due categorie: buoni allenatori o ottimi gestori, quale è la differenza?
L’allenatore insegna, ti fa assorbire dei concetti che formano la tua carriera. Il gestore invece, non fa altro che amministrare le forze fisiche dell’atleta da permettergli di rendere al massimo delle sue capacità.
Hanno però una cosa in comune l’allenatore e il gestore, entrambi si evolvono insieme allo sport che praticano, non possono permettersi di proporre delle idee che potrebbero verificarsi inefficaci nel corso del proprio operato, ecco perchè Allegri non è nè un buon allenatore nè un buon gestore, attualmente.
A noi però piace raccogliere queste due categorie nella figura del mister.
Spesso il titolo di gestore viene attribuito a quei coach che allenano i top club, allora siamo noi a proporre una domanda a voi: con le definizioni che vi abbiamo dato, Guardiola, che allena campioni di primo livello e che regala calcio spettacolo in Inghilterra e in Europa, lo definireste un allenatore o un ottimo gestore? E Klopp?
Caro Massimiliano, il calcio è semplice e questo lo hai detto proprio tu, ma sei proprio tu ad averlo reso complicato con le tue idee arcaiche.