Aspettando Nyon, ricordando l’Arsenal: Napoli mai fortunato in Europa

Accadde oggi: 11 dicembre 2013, Napoli eliminato dalla Champions League con 12 punti. Agli azzurri non è mai andata bene in Europa.

Napoli-Arsenal
Articolo di Luca Paesano11/12/2021

Oggi, esattamente otto anni fa, il Napoli si rendeva protagonista di una delle più grandi beffe della storia del calcio europeo. Come solitamente accade, neanche nel 2013 il sorteggio di Montecarlo ci aveva sorriso, incastonando la formazione di Benítez in un gruppo completato da tre squadre d’élite del calcio continentale: il Borussia Dortmund, finalista nella Champions League della stagione precedente; l’Arsenal di Arsène Wenger; il Marsiglia, dal grande fascino storico.

In barba alle aspettative, il Napoli inaugura la propria Champions League con un’imperiosa vittoria per 2-1 sul carro armato giallo e nero dell’autoritario Jurgen Klopp. Alla seconda giornata, invece, arriva la sconfitta in quel di Londra, con i Gunners che si impongono per 2-0 all’Emirates Stadium. Bottino pieno nel successivo doppio scontro con il Marsiglia, prima di soccombere di fronte al muro giallo del Westfalenstadion. Il gruppo F si decide all’ultima giornata, Napoli-Arsenal. Guidano gli inglesi con 12 punti, seguono Borussia Dortmund e Napoli con 9 punti – tedeschi avanti per differenza reti negli scontri diretti – e chiude il Marsiglia ferma a zero.

Matematici di tutta la città armano le calcolatrici: cosa serve agli azzurri per accedere agli ottavi? Al Napoli serve una vittoria se il Borussia non va oltre il pari a Marsiglia; basta anche un pareggio se il Marsiglia riesce ad imporsi sui tedeschi; in caso di vittoria per Napoli e Borussia, si troverebbero tre squadre prime con 12 punti. I gialloneri sarebbero certi del passaggio grazie agli scontri diretti favorevoli, la lotta per il secondo posto è cosa per Napoli e Arsenal: memori del 2-0 dei Gunners all’andata, gli azzurri superano il turno se vincono con almeno 3 gol di scarto. Un ex aequo, cioè un 2-0 Napoli, sorriderebbe comunque agli inglesi per miglior differenza reti generale.

La partita

Alle 20:45, il “The Champiooons” del San Paolo rimbomba per tutta la città. Con un occhio al campo e uno al risultato del Borussia, si parte. A 3 minuti e mezzo dal calcio d’inizio, il primo batticuore della serata arriva dalla Francia: Lewandowski ha già portato in vantaggio i tedeschi. La classifica provvisoria premia Arsenal e Borussia. Dopo dieci minuti, poi, il San Paolo ha un altro sussulto. Al 15’ il Marsiglia ha riequilibrato il match grazie alla rete – per altro in netto offside – di Kamara. Alla mezz’ora di gioco arrivano notizie poco incoraggianti da Marsiglia, perché i francesi si ritrovano in dieci dopo l’espulsione di Payet.

Più il tempo scorre e più l’ansia sale. Al minuto 73, finalmente, Higuaín rompe gli indugi, controlla il pallone di destro, sguardo alla porta e mancino in diagonale all’angolino. Un unico urlo liberatorio si eleva dalle tribune del San Paolo. Napoli in vantaggio e, conti alla mano, con un piede agli ottavi. Il traguardo inizia a scorgersi in lontananza. All’apice dell’entusiasmo, però, da Marsiglia arriva la doccia gelata. Sui telefonini, una notifica annuncia la cattiva novella: ha segnato il Dortmund. È una beffa che ha del clamoroso, uno sgarbo del destino che volta le spalle e non fa nulla per celarlo. A 3 minuti dal termine, Grosskreutz, scivolando e colpendo il pallone in maniera totalmente sbilenca, produce la più sporca delle conclusioni a rete. A poco serve il pallonetto del 2-0 di Callejón al 93’. Non c’è più tempo.
Il Napoli è primo in classifica, ma viene eliminato in virtù della differenza reti negli scontri diretti.

Mai nessuna squadra nella storia della competizione è stata eliminata dopo aver raccolto 12 punti. In quella stessa edizione, ad esempio, al Galatasaray bastarono 7 punti per passare il proprio girone; allo Zenit, e qualche anno dopo anche alla Roma, ne sono stati necessari appena 6. Stavolta, per una volta, c’era veramente ben poco di cui rimproverarsi.

Napoli in Europa, tra sfortuna e rimpianti

Al Napoli, in realtà, tra sfortuna e rimpianti non è mai andata particolarmente bene in Champions League. Il girone di ferro del 2013/14 non fu altro che una sorta di remake del battesimo europeo capitato appena due anni prima con Bayern Monaco, Manchester City e Villarreal. Eppure, all’esordio, il Napoli di Mazzarri si piazzò secondo, un punto avanti al City di Mancini, e conquistò gli ottavi.

L’urna di Montecarlo scelse il Chelsea, una delle più forti possibili ma in un momento particolarmente complicato. E qui, son più rimpianti che sciagure: dopo il 3-1 del San Paolo i Blues cambiano allenatore, cambiano marcia e vincono per 4-1, ai supplementari, la gara di ritorno. Complimenti al Chelsea, che poi arrivò a vincerla quella Champions, però se Maggio la avesse buttata dentro a porta vuotae se quel pallone non avesse rimbalzato male dinanzi ai piedi di Cannavaro

Nel 2014/15 l’avventura del Napoli non ebbe nemmeno il tempo di iniziare che il sogno naufragò contro le righe bianche e rosse dell’Athletic Bilbao. E una domanda frulla ancora nelle menti di ogni partenopeo: ma perché Michu non ha tirato? Da solo, con palla frontale, a dieci metri dalla porta, il “One Season Wonder” spagnolo decise di appoggiarla lateralmente a Callejon, chiuso da un avversario, piuttosto che calciare. A veder le occasioni divorate quella sera, è legittimo pensare che neanche quella palla sarebbe entrata in rete, ma è altrettanto lecito ritenere che quel tiro mai avvenuto avrebbe potuto scrivere una storia diversa.

Come un film dell’orrore, il Napoli ha rivisto i fantasmi dell’Arsenal nel 2018/19, quando concluse il girone – di ferro, manco a dirlo – a 9 punti, alla pari con un Liverpool stellare. Anche in quel caso, gli scontri diretti sorridevano alla squadra inglese e voltavano le spalle agli azzurri. Quell’annata, però, la squadra di Ancelotti aveva tanto da rimpiangere, come il pareggio inaugurale in casa della Stella Rossa o il clamoroso errore di Milik ad Anfield, a pochi secondi dallo scadere dell’ultima gara del gruppo. Una rete avrebbe mandato gli azzurri in paradiso e avrebbe negato ai Reds la sesta Champions League in bacheca.

Poco da lamentarsi, almeno fino a lunedì

Delle altre partecipazioni alla Coppa Campioni c’è ben poco da rimuginare, come nel 2016/17 quando l’eliminazione arrivò per mano del Real Madrid agli ottavi o nel 2019/20 quando fu il Barcellona, ancora agli ottavi, a mettere fine ai sogni. Nel 2017/18 invece si trattò più di un abbandono volontario che di un’eliminazione vera e propria, e l’intento fu ancor più esplicito in Europa League. È impossibile pensare che il Napoli dei 91 punti non sarebbe stato in grado di battere Feyenoord, Shakhtar Donetsk e poi Lipsia, se davvero lo avesse voluto.

Insomma, tra corsi e ricorsi storici, numeri e avversarie che ritornano, sfortuna e scivoloni imperdonabili, le avventure napoletane in Champions non sono mai riuscite ad andare oltre gli ottavi di finale. Il fascino e le emozioni che quelle serate hanno saputo regalare ai tifosi rimangono comunque pagine indelebili della storia azzurra. Un palcoscenico indimenticabile, per chi pochi anni prima era sprofondato nell’abisso del fallimento. Dopo due anni di assenza, l’augurio è che quest’anno si possa rientrare nuovamente tra le top 4 italiane e ritornare a sedersi al tavolo delle élite del calcio europeo. Prima, però, un doveroso tuffo nelle acque benedette di Lourdes.

E lunedì ci risiamo, altro giro altra corsa. A Nyon si decide l’avversaria del Napoli per il play-off di Europa League, propedeutico per il cammino verso la finale. La formula innovativa, introdotta quest’anno, metterà di fronte agli azzurri una delle squadre retrocesse dalla Champions. Mai come quest’anno – altro scherzo del destino – sembra che nessuna big abbia voluto proseguire la propria strada verso la Coppa dalle grandi orecchie. Tanti volti noti della competizione, come il Barcellona, il Borussia Dortmund, il Siviglia e il Lipsia, sono stati relegati al secondo torneo continentale e sono ora papabili rivali del Napoli. Tra le escluse, solamente lo Sheriff Tiraspol sembra veramente abbordabile. Stavolta la fortuna si passerà una mano per la coscienza oppure, come sempre, volterà le spalle?