Il tackle nel deserto: la madre di Boufal e la donna di Cristiano Ronaldo

Gioia e isterismo. Amore e rancore. La madre di Boufal e la donna di Cristiano: due mondi agli antipodi.

Articolo di Luigi Guelpa11/12/2022

© “MAROCCO” – FOTO MOSCA

La madre di Boufal e la moglie di Cristiano Ronaldo. La gioia e l’isterismo. L’amore e il rancore. E potrei andare avanti all’infinito nel commentare l’atteggiamento di due donne agli antipodi. Il video della signora Saeeda, che bacia il figlio, che balla con il figlio, che abbraccia il figlio, rimarrà nella storia di questa Coppa del Mondo. Ma rimarrà nella storia anche il “cinguettio” di Georgina che ha insultato pesantemente il tecnico portoghese Fernando Santos, così come aveva già fatto con quello del Manchester United. La signora Georgina forse crede troppo ciecamente nel dono dell’immortalità, dimenticando che persino Gesù Cristo, a 33 anni, 4 in meno di CR7, è morto sulla croce.

All’asso portoghese, sia ben chiaro, auguriamo lunga vita, ma calcisticamente ha fatto il suo tempo. Lui, così come il suo entourage di parenti, manager e lacché, dovranno farsene una ragione. Altrimenti il rischio che possa essere ricordato non per le sue imprese sul campo, ma per aver affrontato il viale del tramonto spargendo veleno, sarà davvero elevato. E non ci pare giusto, alla luce di quello che CR7 ha regalato alla storia di questo sport.
Poi c’è la signora Saeeda (che in arabo significa “fortunata“), che verrà ricordata per il ballo con suo figlio Sofiane allo stadio Al Thumama. Anche se noi vogliamo ricordarla per quanto è stata fondamentale nella carriera dell’atleta marocchino.

Boufal, nato a Parigi da genitori originari di Meknès, iniziò a mettersi in mostra nelle giovanili dell’Angers. Aveva appena 13 anni quando per colpa di cattive frequentazioni venne espulso dal settore giovanile del club. Ed è qui che entra in scena Saeeda. Una sera attese che il presidente Said Chabane uscisse di casa e gli disse: “Sono venuta a trovarti, perché so che mi capirai. Come tutte le madri, cerco solo il bene di mio figlio e il suo bene è con te, ti chiedo di dargli un’altra possibilità“. Chabane diede una seconda chance a Sofiane, che poi è diventato il calciatore che tutti conosciamo.

Un ultimo appunto: se sulla panchina del Marocco ci fosse stato ancora Halilhodzic, Boufal non avrebbe preso parte al mondiale in Qatar. Per l’ex selezionatore Sofiane era “troppo egoista in campo. Non so cosa farmene di uno che partecipa poco al gioco di squadra”. Ancora una volta emerge quanto il golpe di agosto abbia generato il successo attuale dei maghrebini.

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