Esclusiva – Moncalvo: “Elkann sapeva, venderà la Juve e ha pugnalato Andrea”

Gigi Moncalvo, grande giornalista e scrittore, da anni attento alle vicende della dinastia Elkann-Agnelli, ci ha rivelato verità scottanti sul presente e il futuro della Juventus.

Articolo di Luca Paesano11/12/2022

Il mondo del calcio italiano è stato improvvisamente scosso dal terremoto con epicentro localizzato ai piani alti della Juventus. La società più potente e più vincente della penisola cambia faccia e congeda in blocco l’intero Consiglio di Amministrazione, compreso il presidente Andrea Agnelli, in carica dal 2010. A pesare sulla decisione ci sono senza dubbio le indagini in corso per il discutibile operato dei bianconeri. Nel pentolone delle accuse c’è un po’ di tutto: plusvalenze fittizie, falso in bilancio, aggiotaggio, rapporti loschi con altri club di Serie A, manovre sul taglio degli stipendi, contabilità in nero.

Per fare chiarezza su quanto sta accadendo, Sport del Sud ha intervistato Gigi Moncalvo, giornalista, scrittore e conduttore televisivo. Negli ultimi anni, Moncalvo si è occupato di scavare a fondo all’interno della dinastia Agnelli, scoprendone i retroscena, disvelandone le battaglie intestine e comprendendo le dinamiche che le governano. Autore di I lupi e gli Agnelli, Agnelli Segreti e I Caracciolo, ha pubblicato ad ottobre 2022 il suo ultimo libro d’inchiesta dall’emblematico titolo Agnelli Coltelli.

Il suo libro calza a pennello con il ribaltone avvenuto in casa Juve. Siamo di fronte all’ennesima coltellata?

“La coltellata c’è stata e l’ha rifilata John Elkann ad Andrea Agnelli. Ha dimostrato la sua limitatezza dal punto di vista umano, prendendo una decisione che corrisponde praticamente ad una sentenza anticipata. Non ha avuto alcun riguardo per la sua situazione delicata, men che meno per il legame di sangue. Questa volta, però, i rischi sono molto molto alti. Sicuramente per quanto riguarda la Juventus, ma soprattutto per una cosa che va messa in luce e sottolineata con grande decisione: John Elkann non poteva non sapere. Com’è possibile che l’azionista di maggioranza, in pratica il padrone, non sapesse di questa finanza allegra – chiamiamola così – e di questa gestione così spregiudicata e rischiosa da parte del cugino? Com’è possibile che nel corso di queste continue ricapitalizzazioni non si sia mai posto due domande sul perché di simili buchi di bilancio? Francamente, è impensabile. Soprattutto alla luce del fatto che aveva scelto degli uomini fidati all’interno del Consiglio di Amministrazione, che sicuramente gli hanno riferito cosa stava succedendo”.

Si può pensare che Andrea Agnelli sia stato utilizzato come capro espiatorio?

“Ecco, il gioco è molto pericoloso. Elkann ha mandato al massacro il cugino, lo ha sacrificato sull’altare dell’opinione pubblica, che lo ha additato come unico colpevole, ma è lui stesso colpevole di tutta questa situazione. Qualcuno potrebbe obiettare che John Elkann non è inquisito per il semplice fatto che non ricopriva delle cariche sociali, ma c’è un articolo del Codice civile che prevede espressamente che la società controllante (in questo caso Exor e gli amministratori di Exor) sono ritenuti responsabili in caso di manchevolezze o di problemi della società che avrebbero dovuto controllare. A mio parere, John deve stare molto attento e credo che sia anche abbastanza preoccupato, perché il fatto che sapesse è dimostrato dalle intercettazioni telefoniche. Le risposte che dà John Elkann ad Andrea Agnelli, confrontandosi sulle 544 pagine della Procura della Repubblica, sono inequivocabili. Egli sapeva perfettamente cosa erano le plusvalenze, quante ne venivano fatte e quanto valevano. Insomma, il giochino lo conosceva anche lui. In secondo luogo, recentemente ha detto che la Exor non avrebbe più versato una Lira alla Juventus perché non ce n’era bisogno: dovrebbe spiegarci, allora, come sia stato in grado di azzerare improvvisamente un deficit così oneroso. Un miracolo che neanche San Gennaro avrebbe fatto (ride, ndr). Questo significa che o erano fasulli quei bilanci precedenti o era fasullo quello che ha voluto farci credere”.

Ma quindi tra Agnelli ed Elkann chi comandava?

“C’è un dettaglio che compare all’interno della lettera di Andrea Agnelli ai dipendenti della Juventus dopo essere stato costretto a dimettersi. Ad un certo punto, inizia a fare l’elenco dei successi e dei risultati ottenuti, ma tra questi ne mette anche uno che non c’è mai stato. Cito testualmente: “il deal con Volkswagen (non tutti lo sanno)”. Lui racconta una cosa che effettivamente è avvenuta nel 2012, ma di cui, sottolinea, in pochi sanno. Dopo aver terminato il rapporto con i due sponsor Bet Click e Balocco, Andrea Agnelli conclude un accordo per una partnership con la Volkswagen. È normale che il presidente della Juventus, espressione di una società automobilistica, porti a termine un patto con la principale concorrente? È paradossale, ma questo ci rivela tante cose. Agnelli aveva concluso questa trattativa alle spalle della società, alle spalle di tutti. Quando Sergio Marchionne lo venne a sapere esplose in un’ira furibonda contro John Elkann, ma allo stesso tempo si accorse che, effettivamente, di quello che succedeva là in mezzo lui non ne sapeva nulla. È solo allora, dopo questa strigliata, che John comincia a stringere i controlli sull’operato del cugino, introducendo gente di fiducia nel Consiglio di Amministrazione, in ultimo proprio Arrivabene. Da questo retroscena ci si rende conto – e soprattutto John si rende conto – che Andrea era uno incontrollabile. Innanzitutto, non può neanche balenare in mente di mettere la W di Volkswagen sulla maglia della Juventus; poi, lo rivela al pubblico solamente dieci anni dopo, in una lettera di congedo, e per di più all’interno dell’elenco dei successi e dei vanti. È una cosa gravissima”.

Per ritornare a noi, John Elkann non può essere all’oscuro di tutto…

“John non può non sapere, cosa che invece erano riusciti a far passare ai tempi di Tangentopoli con Gianni Agnelli, che stava per essere indagato per le tangenti ai partiti politici. In quella circostanza, il suo difensore, cioè l’avvocato Vittorio Chiusano, promosse l’idea che Gianni Agnelli avesse un impero talmente vasto, talmente impegnativo, talmente sterminato, che poteva non sapere. Ora siamo in un contesto diverso, tempi diversi e interpreti diversi, non c’è più l’avvocato Chiusano e nemmeno Gianni Agnelli, che nei palazzi del potere era molto rispettato. Non è un caso che la Juventus abbia chiesto che le indagini da Torino vengano spostate a Milano o a Roma. Questo significa che chi, come me, pensava che l’uscita repentina di Andrea Agnelli fosse una sorta di accordo raggiunto dagli avvocati di John con il palazzo di giustizia di Torino si sbaglia. Come dire: se io faccio piazza pulita e mando a casa Andrea Agnelli e tutto il cucuzzaro, voi magari mi trattate un filino con i guanti occhio di riguardo. E seppure ci fosse stato questo accordo, sarebbe stato veramente deprecabile da parte dei giudici”.

Secondo lei quali rischi può correre la Juve?

“Beh, diciamo che c’è un rosario di accuse non indifferenti. Rispetto a Calciopoli ci troviamo in una fattispecie completamente differente, perché qui si tratta molto più di un discorso da società per azioni. Il problema grosso, che però diventa difficile da dimostrare, è se grazie a questi bilanci incriminati la Juve ha potuto garantire l’iscrizione ad un campionato a cui altrimenti non sarebbe stata ammessa. Credo che ci saranno intanto delle conseguenze dal punto di vista della UEFA. Non dimentichiamo che Ceferin vuole fargliela pagare per la questione della Superlega, ma soprattutto dal punto di vista umano, perché è stato il padrino di battesimo della figlia di Andrea Agnelli. Tra i due c’era un legame di amicizia che Andrea ha dato al macero. Inoltre, la Juventus nell’agosto di quest’anno ha firmato un impegno con la UEFA relativo al rispetto delle normative finanziarie negli ultimi quattro anni. Se adesso emergono queste cose, vuol dire che la Juventus quando ha firmato questo impegno sapeva benissimo di mentire. L’ha fatto con la coscienza sporca. Poi ci sono gli aspetti di carattere penale che sono gravi: false fatturazioni, false comunicazioni sociali, falso in bilancio…”.

… e anche la questione della quotazione in Borsa.

“C’è l’accusa di aggiotaggio. Se si va a prendere la storia della Juventus, soprattutto con certi giornali che ci cascano, ci si accorge che periodicamente esce una voce fasulla, che però ha l’effetto di muovere la quotazione in Borsa. Se ci aggiungi che questi lo facevano di mestiere… Con la vicenda degli stipendi non pagati a causa della pandemia han fatto credere a tutti che i giocatori hanno rinunciato a quattro mensilità per un risparmio di 90 milioni, mentre ora si scopre che non era vero. E c’è anche il messaggio incontrovertibile del capitano Chiellini che fa da tramite e garante tra calciatori e società, a patto che non esca nulla pubblicamente. Ma ecco che ora coloro che sono andati via e che non se ne importano più nulla, come De Ligt e Emre Can, parlano e confessano. Per non parlare del caso di Ronaldo, il quale pretende fino all’ultimo questi 19 milioni relativi a quelle mensilità e che ha chiesto di avere copia degli atti dell’inchiesta di Torino. Vuole costituirsi parte civile e vuole fino all’ultimo euro dei soldi che gli spettano”.

Come ne esce la Juventus da questa vicenda?

“Della Juventus ne viene fuori un’immagine dilettantesca. Questi qui evidentemente dovrebbero sapere cosa significa chiamarsi Agnelli, che cosa significa essere nipoti di Gianni Agnelli, che cosa significa avere tra le mani del denaro per cui non hanno versato una goccia di sudore. Tutto ciò dà proprio un’idea di pressapochismo, di mancanza di rispetto e di senso del pudore. Poi mi devono spiegare a cosa serve il famoso codice etico se non fa scattare dei meccanismi come in queste situazioni. Serve solo a sanzionare dei deboli dipendenti, il fattorino oppure il guardiano”.

Cosa deve pensare un tifoso della Juventus?

“Per tifoso della Juve intendo colui che non hanno convertito il cervello all’ammasso e conserva ancora un minimo di capacità di ragionamento. Poi c’è chi minaccia De Sciglio di morte, o mi accusa di essere un dissidente, chiaramente tramite il filtro dei nickname sui social. È come se ci fosse un tribunale supremo che arroga loro il diritto di definire se uno è juventino oppure no. Ecco, a tutti questi signori rispondo con un pensiero di questo tipo: la Juventus negli ultimi anni è fortemente decaduta sul piano dei risultati perché ha preferito le plusvalenze all’esigenza tecnica. Il tutto è riassunto nelle frasi in cui Allegri contesta ad Arrivabene le scelte di mercato, che operano secondo quella direzione e non accontentano minimamente le richieste del tecnico. Qui interviene anche John Elkann, confermando il fatto che non può non sapere. In un rapporto della Guardia di Finanza c’è scritto che Elkann dice ad Agnelli di aver chiesto un colloquio con Allegri per suggerirgli di guardarsi bene dal dare notizie negative sui giocatori, perché questo depaupera il valore della squadra e danneggia la società. Quindi è chiaro che c’è una consapevolezza comune. Ma Allegri ha ragione. Se vendi Pjanic perché ti porta tanti soldi e lo sostituisci con Arthur, la prevalenza è quella tecnico-sportiva per migliorare la squadra o è solo quella di alzare tutto questo polverone?”.

Plusvalenze che sono avvenute soprattutto attraverso la vendita dei giovani

“C’è questo grande scandalo dei diciottenni. Se vai a vedere le formazioni giovanili della Juve non c’è un cognome italiano, ragazzi che arrivano da chissà dove. Pensa che in un solo anno, il settore giovanile della Juve ha registrato 66 milioni di plusvalenze, mentre quelli di tutte le altre squadre di Serie A messi insieme ne hanno fatti appena 3 milioni. Hanno esagerato. E poi si inserisce anche il discorso dei procuratori, che per legge non possono incassare le mediazioni perché l’atleta è minorenne. Consentendo però queste operazioni, è capitato che gli stessi procuratori si vedessero arrivare di tanto in tanto 2 o 3 milioni di bonus dalla Juventus senza aver fatto nulla. Era il carnevale di Rio de Janeiro, con tanto di carri allegorici e feste in maschera”.

Che futuro immagina per la Juventus?

“Io vedo tre scenari molto inquietanti. Il primo è che la Juventus venga gestita da una banda di commercialisti, consulenti e finanzieri che di calcio non capiscono niente. Quasi come un governo tecnico, senza che ci sia però Draghi alla guida. Ora c’è il direttore generale Scanavino che in passato ha gestito Repubblica e ha perso delle copie, ha gestito La Stampa e ha perso delle copie, il Secolo XIX e ha perso delle copie. E allora mi si deve spiegare se il signor Scanavino ha come requisito quello di essere stato il compagno di scuola di John Elkann oppure se abbia anche dei requisiti manageriali. Il secondo è che si interessi lo stesso John Elkann della vicenda. La sua precedente gestione, quella del dopo Calciopoli, è stata catastrofica, diciamolo pure chiaro e tondo. Ci ricordiamo di Blanc, Cobolli Gigli e tutta quella banda lì.

Il terzo, che mi preoccupa non poco, è che John Elkann metta la Juventus in vendita. Bisogna prendere consapevolezza che a John della Juventus non gliene frega niente. Anzi, è un asset costoso che per essere risollevato dopo questa baraonda richiederà delle spese. Lui non se ne importa, ha già venduto La Stampa di Torino a De Benedetti, il più grande nemico che aveva l’avvocato Agnelli. Quindi se Elkann trovasse uno con i soldi potrebbe tranquillamente vendere la Juventus. La mia paura è che quel “qualcuno con i soldi” possa essere proprio Andrea Agnelli con l’aiuto di Giraudo, che ne amministra i beni e i fondi di investimento a Londra. In questo momento, comprare azioni della Juventus ha un prezzo molto basso e sarebbe convenientissimo. Per fare ciò, però, Agnelli dovrebbe passare nuovamente dal cugino, chiedendo il permesso di fare questa mossa. Se si dovesse verificare questa situazione, per me sarebbe un’altra sciagura, perché ha già dimostrato di non saper gestire questo club in maniera seria, ordinata e pulita. Non lo ha fatto in tempi buoni, non oso immaginare come potrebbe farlo con i bilanci che a quel punto sarebbero super controllati”.