Calcio, mio calcio, chi ti riconosce più

Come spiega nel suo nuovo articolo Luciano Scateni, nel calcio, così come nella realtà: "soldi uguale potere".

Articolo di Luciano Scateni12/03/2022

Sulla scia del secessionismo valpadano partorito da Bossi e allevato da Salvini, nasce un fronte leghista, ibrido, del calcio, lo stesso che Agnelli continua a proporre, con l’obiettivo, finora sventato di inglobare la sua Juventus, le due milanesi e la Roma americanizzata in una gabbia dorata, dove confrontarsi con il ristretto club europeo dei super milionari. Cambia il vertice della Lega calcio ed elegge Lorenzo Casini, capo gabinetto del ministro della cultura Franceschini. È una nomina monca, perché sancisce la vittoria “elettorale” della strana coppia LotitoDe Laurentiis, con il “like” altrettanto meridionale di Iervolino, neo proprietario della Salernitana e la sconfitta (voto contrario) delle quattro citate, Juve, Inter, Milan e Roma. Il tema dell’Italia divisa metà, ripropone domani l’assurdo che affligge tutti i nord e sud del mondo: quello del nostro Paese registra diffuse, ignobili manifestazioni di razzismo antimeridionale. Il peggio se lo aggiudicano le tifoserie di Bergamo, della Torino juventina e di Verona, dove domani la squadra di Spalletti “Osimhenizzata” se la vedrà con la formazione scaligera e l’amico “alé azzurri” dei duemila tifosi della Napoli emigrata in Veneto e dintorni.

Se ci crede il superazzurro man di Nigeria, battezzato forse con uno sguardo al suo futuro “Victor“, cioè “Vittorio”, ovvero “vincitore”, cioè Osimhen, dormano sogni sereni i tifosi del Napoli: il loro nuovo Messia, veloce come il vento, crede che alla fine di una stagione non proprio gloriosa del massimo campionato italico, livellato su standard di non eccellenza, sulla sua e la maglia dei compagni di club la sartoria Armani cucirà lo scudetto tricolore. Che dire, una boccata di giovanile entusiasmo (ha solo 24 anni) fa bene al morale scosso dalle ultime opache prestazioni degli azzurri. Ben venga l’auspicio di messieur 70 milioni. Gli fa eco l’ottimismo a oltranza di Spalletti, a dispetto di recenti conferme di sua responsabilità alla guida di un Napoli emotivamente spento, fisicamente impedito a competere con club più in forma atletica. Il bravo ragazzo nigeriano si lascia andare a pronostici aurei.

Forse per le parole bisbigliate al suo orecchio dal tecnico, che gli assicura cambi con uomini teoricamente bravi a non candidarlo ancora a solitudine offensiva. Vedremo, il Verona di Tudor è squadra “tosta” ben messa in campo, non di rado protagonista di pronostici in partenza favorevoli alle big del campionato e completamente ribaltati. VeronaNapoli non è nelle grazie di Dazn che non impegna telecamere e commento in diretta per il match di domani. Il panorama televisivo del calcio esclude da tempo la Rai che in nome del patriottismo istituzionale conserva solo il racconto della nazionale. Per questa e le prossime due stagioni, i campionati di calcio italiani sono “cosa” di Dazn, di mister Len Blavatnik, 48° uomo più ricco al mondo, proprietario della piattaforma che guadagna circa 20,4 milioni di dollari all’anno e ha lasciato a Sky solo tre match della serie A di ogni giornata (in cambio di quanti milioni?).

Sorprende che Dazn decida di tenere per sé la teletrasmissione delle partite più attese e tanto per fare un esempio opposto snobbi il Verona-Napoli di domani? Che importa se lo streaming comporta tempi sfasati fra realtà e visione, se le partite si disputano in giorni e orari distanziati per “acchiappare” quanti più spettatori (e abbonamenti) è possibile? Soldi, uguale potere, anche nel calcio.

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