Esclusiva – L’ex Francini: “Verona-Napoli, bisogna crederci. Vi racconto Maradona”
Giovanni Francini, ex difensore del Napoli, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Sport del Sud. Dai ricordi passati alla corsa scudetto attuale, passando per il primo incontro con Maradona.
Il Napoli si appresta a giocarsi le ultime chances per mantenere vivo un sogno chiamato scudetto, che dalle parti del Vesuvio manca da ormai 32 anni. Domani gli azzurri saranno impegnati nell’ostica trasferta di Verona. Poi, sarà il turno della sfida casalinga contro l’Udinese prima della sosta per gli impegni della Nazionale. Al ritorno in campo, ci sarà un vero e proprio tour de force per gli uomini di Spalletti, il cui calendario ha riservato in fila Atalanta, Fiorentina e Roma.
Sport del Sud ha parlato delle possibilità di realizzare questo sogno con Giovanni Francini, uno che lo scudetto a Napoli lo ha vinto da protagonista. Con lui abbiamo ripercorso alcuni ricordi della sua esperienza napoletana, l’incredibile passione popolare che spingeva la squadra e quell’odio feroce che si percepiva nelle trasferte al nord. Fino ad arrivare alla delicata sfida di domani contro il Verona e le speranze, ancora vive, di poter riportare lo scudetto a Napoli. Nel mezzo, uno speciale racconto del primo incontro con Diego Armando Maradona.
È arrivato a Napoli nel 1987, dopo la vittoria del primo scudetto. Ci racconta cosa si aspettava da quel trasferimento?
“La speranza era sicuramente di poter partecipare a qualcosa di importante. Non andò subito bene perché il primo anno perdemmo quel famoso scudetto contro il Milan, nella stagione 87/88. Poi più tardi abbiamo vinto la Coppa UEFA, il secondo scudetto e la Supercoppa. Quindi qualche soddisfazione è arrivata (ride, ndr). In quel periodo mi volevano un sacco di squadre perché avevo fatto benissimo negli anni precedenti a Torino. Parlai un po’ con il vicepresidente Punzo, poi arrivò anche Luciano Moggi che conoscevo già perché lavorava al Toro e fortunatamente sono approdato a Napoli”.
C’è qualche ricordo particolare a cui è legato?
“Beh, ce ne sono diversi. Principalmente, ricordo benissimo questa grande passione che coinvolge la gente e della carica che ci davano ogni giorno. Eravamo veramente al di sopra di tutto. È bellissimo sentirsi amati così. Anche quando giocavamo in trasferta era come giocare in casa per tutto il seguito di tifosi che avevamo ovunque andassimo. E poi, a proposito di bei ricordi, non posso non menzionare il piacere di aver conosciuto Diego.”
Cosa ricorda del primo incontro con Maradona?
“La prima volta lo incontrai da avversario, in una partita a Torino. Prima di entrare in campo gli avevo chiesto se avesse potuto darmi la maglia a fine gara. Capitò che quella partita la vinse il Napoli con un gol di Giordano negli ultimi minuti e quindi, ancora scottato, corsi direttamente negli spogliatoi. Figurati se potevo ricordarmi della maglia. Dopo un po’ venne a cercarmi il nostro magazziniere negli spogliatoi: “Francio, guarda che qui c’è Diego che ti vuole”. Uscii fuori e c’era Diego che mi stava aspettando con la maglia che mi aveva promesso. Questo era Maradona. Poi ci incontrammo anche in Svizzera nel 1987, dove si giocava Italia-Argentina. Ci incrociammo in conferenza stampa e mi dedicò tante belle parole, era contento del mio arrivo a Napoli. Una persona stupenda”.
Per il Napoli e per Napoli sono stati anni di rivincita, non solo calcistica ma anche sociale.
“Napoli non ha niente da invidiare a nessuna città. C’è veramente tutto. Secondo me al nord sono invidiosi, altrimenti non si spiega. Noi andavamo a giocare a Verona, Milano o Bergamo e ci sommergevano di insulti. Mamma mia! Però, devo dirti, ci caricavano ancor di più perché solamente vincendo avremmo potuto dare giustizia ai nostri tifosi”.
Erano anche gli anni in cui si affermava la rivalità tra Verona e Napoli. Che clima c’era nelle trasferte al Bentegodi?
“Non ti dico! C’era un clima molto caldo, era sempre complicato. Però alla fine quando sei in campo non ci dai neanche tutto questo peso. Senti ciò che ti accade intorno, ma c’è l’adrenalina della partita che ti tiene concentrato. Poi ti ripeto, all’epoca un’atmosfera del genere ci caricava un sacco. Ai calciatori di oggi non so. Non voglio credere che si sentano intimoriti”.
Ci avviciniamo proprio a Verona-Napoli, una sfida che negli ultimi anni non ha preservato bei ricordi. Che sfida si aspetta?
“Effettivamente, ci son brutti ricordi. Mi auguro veramente una vittoria per riprendersi dalla sconfitta con il Milan e anche per poter sperare ancora nello scudetto. Mancano 10 partite, ci sono 30 punti a disposizione e la strada è ancora lunga. È chiaro che però ci debbano credere in primis i calciatori, non solo noi. Secondo me hanno tutte le potenzialità per poterlo fare, ma dipende da loro”.
Spalletti ha detto che la forza di questo gruppo nasce dalle difficoltà affrontate. La sconfitta con il Milan può essere un nuovo punto di partenza oppure c’è il rischio di un crollo psicologico?
“Spero proprio che sia un punto di ripartenza, altrimenti si rischierebbe di buttare via una stagione che era iniziata veramente bene. Sappiamo tutti che il Napoli stava facendo benissimo prima degli infortuni e del Covid. Poi sono venuti a mancare 8/9 titolari tutti insieme e son cominciati i problemi. È chiaro che poi c’è anche rammarico, perché se si va a vedere che punti mancano, si sono persi 6 punti con Spezia ed Empoli in casa. Aggiungici quei 6 punti e sei primo in classifica da solo. C’erano tutte le potenzialità quest’anno”.
Sembra sempre che ci manchi quel centesimo per raggiungere l’euro…
“Purtroppo sì. Anche domenica sera poteva essere la partita dove fare quel saltino in più e invece son venuti meno. Manca sempre quel pizzico di cattiveria, quella fame di voler vincere le partite a tutti i costi”.
Per questa volata finale conteranno più i singoli o il collettivo?
“Io sono per il collettivo. Sarebbe sbagliato affidarsi solamente ai singoli, a meno che tu non abbia un Maradona in squadra che ti risolve tutto da solo. Però è chiaro che ci debbano credere tutti assieme. Fermo restando che poi il Napoli ha anche i giocatori di grande qualità che possono comunque fare la differenza”.