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Garella, il portiere buono col crocifisso

Garella

© “GARELLA” – FOTO ARCHIVIO PERSONALE DAVIDE MORGERA

Quando si potevano ancora indossare collane e collanine in campo, lui ne aveva una che gli pendeva sempre sul petto. Era un crocefisso che baciava regolarmente prima dell’inizio della gara e prima di ogni probabile azione importante degli avversari. Un rigore, una punizione dal limite, un calcio d’angolo. Era un modo per dire, “sì, sono scaramantico, che fa?”. Tanto, crocefisso o non crocefisso, lui parava tutto.

Garella e il crocefisso

Il presidente dell’Avellino, Antonio Sibilia, lo definì un “respingente” proprio perchè parava con tutto il corpo, mani e fondoschiena compresi. La parata più bella in assoluto la fece ad Udine dove, da terra, si inarcò e salvò la porta con una rovesciata. Proprio così, come un difensore.

Parafrasando una pubblicità, “Un portiere grande, un grande portiere”. Ricordando un fumetto, “Come Diabol-IK solo Garell-IK”. Potenza della lingua, Garella era grande e grosso, aveva una bella stazza, oltre un naso notevole ed un caschetto di capelli che manco i Beatles. Dalla sua anche un pò di gobba ed un pò di pancetta ma era un portiere di livello assoluto, agile e molleggiato in molte occasioni.

Mica credete alla storiella che parava solo con i piedi, il petto e le braccia? Infatti, proprio come il ladro gentiluomo, era capace di arrampicarsi e scalare le traverse, balzare come un felino per accaparrarsi la palla dai piedi di un centravanti, volare da un palo all’altro perchè aveva l’ispettore Ginko (il pallone calciato dagli avversari) alle calcagna. Perciò diventò anche “Garellik”, il portiere che nella sua goffaggine sembrava anch’egli un personaggio di un fumetto. Come Diabolik. 

Forse sta tutta qui l’essenza della triste notizia di oggi tra parole belle, frasi fatte, rivelazioni, semplici commiati. Quando un eroe, il Guardiano della Porta del primo scudetto del Napoli, va via, ci può stare tutto. Rimane un’infinita tristezza perchè un tuo eroe non c’è più, un eroe a cui hai associato parte della tua vita non è più tra noi. Strana la mattinata, strana la realtà sempre pronta a sorprenderti.

Una cartolina di Garella

Quando la notizia della morte di Garella non si era ancora diffusa, pensavo alla prima di campionato, alla partita di lunedì a Verona e collegavo i miei ricordi ai numeri uno. Sissignori, ai portieri che oggi al Napoli si chiamano Meret e Sirigu ma di cognome fanno “Incertezza perchè aspettiamo il titolare”. Ai portieri che sono stati protagonisti a Verona con la maglia azzurra, Mattolini in particolare (anche lui crocefisso come Meret e poi riabilitato). Ai portieri come Giuliani che il Napoli acquistò dal Verona proprio per sostituire Garella, un segno del destino. Entrambi giocano in Paradiso da un pò di anni e parano nelle celesti praterie, questo volevo scrivere. Poi è arrivata la notizia di Claudio, il terzo estremo difensore tirato in ballo in questa triste ballata in Fa diesis. E’ stato come un assist involontario…fatto da un portiere!

Nel campionato 1977-78 Mattolini la combinò grossa a Perugia dove il Napoli fu sconfitto per 2 a 0, reti di Novellino e autorete di….Mattolini. Gli azzurri giocano la peggior partita della stagione, sono con la capoccia altrove ma il nostro portiere la testa la lasciò addirittura a casa. Sul primo gol degli umbri non si capisce con Stanzione ed il malinteso lascia via libera all’ala dei grifoni che insacca. Sulla seconda rete, dopo aver già subito i feroci insulti dei tanti tifosi napoletani che erano proprio dietro la sua porta, il portiere fa autorete su un innocuo cross di Bagni. Apriti cielo, dagli spalti piove di tutto da parte dei supporter azzurri. Bottigliette, aste di bandiere, scarpe, monetine, perfino degli ombrelli. Juliano va sotto la curva per cercare di calmare i tifosi ma ci riesce solo parzialmente.

Nella successiva gara in casa col Torino, Di Marzio schiera il dodicesimo, Favaro. La paura delle contestazioni al titolare è grande. Purtroppo la musica non cambia, i granata vincono facilmente per 3 a 1 con le reti di Pulici, Graziani e Pat Sala mentre Savoldi su rigore segna il gol della bandiera.

Cosa accade nella successiva partita, la trasferta di Verona? Chi schiererà Di Marzio? Il tecnico napoletano prende il coraggio a piene mani e fa giocare lui, “Matto” Mattolini, nome omen. Pin, su cross di Capone, segna il gol della vittoria ma i due punti sono tutti i suoi, del portiere toscano, con numerosi interventi decisivi e un rigore parato a Mascetti. La sua gara è un crescendo strepitoso con parate che salvano il risultato a ripetizione fino al rigore determinante neutralizzato con furbizia ed intuito e con due finte che ingannano Mascetti.

La prima pagina del Mattino che celebra Mattolini

Dunque, fu Verona a riabilitare Mattolini agli occhi dei tifosi e della stampa napoletana, il ‘portiere del grande futuro mancato’ come scrisse Carratelli. Anche lui era un buono, come Claudio Garella, anche lui si spense troppo presto, a soli 56 anni, dopo continue emodialisi ed un trapianto di reni. Chissà perchè i “buoni” corrono tutti in Paradiso prima degli altri. 

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