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Contro i ciprioti dell’ Apollon si è chiuso il precampionato del Napoli: si dissolvono anche gli ultimi fumi della festa scudetto.
© “NAPOLI” – FOTO MOSCA
Contro i ciprioti dell’ Apollon si è chiuso il precampionato del Napoli: si dissolvono anche gli ultimi fumi della festa scudetto. Squadra e presidente godono della fiducia dell’ambiente, credito maturato per l’inaspettata e clamorosa stagione trascorsa. C’è un clima molto diverso rispetto all’agosto 2022: non necessariamente un bene.
Il Napoli ha perso –almeno a oggi- uno solo dei suoi big, non potendo opporsi in alcun modo alla volontà del giocatore. Per il resto la politica societaria è stata di trattenere i migliori nonostante tante sirene allettanti. Ha provato senza troppa convinzione a privarsi dei contratti onerosi non essenziali, Zielinski e Lozano tra gli altri.
In entrata ha sostituito Kim con un centrale mancino brasiliano poco sperimentato e ha rinforzato il centrocampo con Cajuste, attingendo ancora una volta al mercato francese dimostratosi propizio e tutto sommato economico. Altre trattative sono in corso ma all’alba dell’esordio a Frosinone il parco giocatori è quello dell’anno scorso.
E’ cambiata la guida tecnica: sono “scappati” Spalletti e Giuntoli. Se per il dirigente si può parlare di un freddo calcolo di carriera, il tecnico è fuggito come un pavido coniglio. Certo, certissimo che quella squadra avesse fatto un miracolo non ripetibile e che i crediti straordinari acquisiti con lo scudetto sarebbero stati presto dilapidati con la conseguente crocifissione del solito capro espiatorio. Altro che malumori con De Laurentiis: pura sfiducia.
Al suo posto Garcia: probabilmente il meglio alla portata del Napoli ma con il complicatissimo compito di reggere il confronto con chi sul campo si è dimostrato il miglior tecnico della storia del Napoli e fuori campo una pessima persona, come peraltro hanno sempre asserito i tifosi delle altre squadre allenate.
ADL ha gestito questa transizione more solito. Al contrario di quanto ancora pensano tanti beceroni che si definiscono “tifosi”, il Presidente è fondamentalmente un conservatore: lo è nei modi e nelle scelte. In passato è stato abilissimo a monetizzare uscite che lui non avrebbe voluto ma che non poteva in alcun modo impedire. Ha spesso trascinato il rapporto con giocatori finiti da tempo, avrebbe rinnovato -sia pure a diverse condizioni- il contratto persino a Insigne, portatore di negatività quant’altri mai. Quando è stato costretto a cambiare radicalmente, ha finalmente vinto.
ADL scommette ancora sulle motivazioni del gruppo. Scommette sul fatto che –tra gli altri- i vari Osimhen, Kvara, Anguissa, Lobotka, abbiano conservato il sacro fuoco dopo un’estate di notizie su tonnellate di soldi che giravano da ogni dove, grandi squadre europee alla ricerca di rinforzi, il compagno che andava al Bayern grazie alla clausola, stipendi decurtati per alcuni e rilanci faraonici (per le tasche della SSC Napoli) per solo attore, sia pure protagonista. Senza più due guide indiscusse a tirare le fila tutti i santi giorni.
Non per niente qualche giorno fa l’agente di Mario Rui ha parlato di “una squadra di scontenti”. Credibile.
Noi pensiamo da sempre che al Napoli non siano precluse le vittorie anche le più impensate: lo scudetto è un esempio. Ma pensiamo che il Napoli possa vincere come lo farebbe un Atletico Madrid, un Leicester, non un Real o un City. Napoli società, squadra e anche città non ha la forza per tenere veri campioni, per mirare seriamente, miracoli a parte, a vincere una Champions League, per pagare gli stipendi che servono per mantenere insieme un gruppo di campioni per anni. Il successo del Napoli dovrebbe passare per un rinnovamento continuo, per transizioni finalizzate a pianificare successi da cui ricominciare cicli.
Osimhen resterà forse un altro anno. Giocherà sapendo di non aver ancora monetizzato il suo reale valore e che lo potrebbe fare al termine di questa stagione. Nel frattempo guadagnerà un cifra insufficiente per lui e foriera di malumori per tutti quelli che gli giocheranno vicino, anche loro consapevoli del loro valore e contributo allo scudetto appena conquistato. Nessuno monetizzerà niente per quel successo. In un mondo di professionisti che baciano la maglia e il giorno dopo tradiscono nel vero senso della parola, non un buon modo di cominciare.