Con il codice 081 canta Napoli

Il Napoli è Superman senza minerali avversi, Achille col tallone buono. Mengoni. Che vinca, in fondo, lo sai già.

Articolo di carloiacono13/02/2023

Sembrava una partita di quelle prese male, sottogamba. Approccio sbagliato e “piccola” di turno che a sorpresa fa jackpot. La presenza della Cremonese al Maradona rendeva questa sensazione ancora più concreta (chiamasi déjà-vu). Sarebbero stati ancora i lombardi a incartare Spallettone? Stai a vedere che Ballardini c’ha la formula segreta per rendere il Napoli normale, la Kryptonite nel berretto. Si fosse realizzato davvero lo scivolone azzurro, tutto il mondo calcistico sarebbe corso dal ravennate: illuminaci!

Ma, invece, alla fine buio. Il Napoli contemporaneo è come la Coca Cola, non c’è ricetta per replicarlo o fermarlo se non decide di farlo da solo. È Superman senza minerali avversi, Achille col tallone buono. Mengoni. Che vinca, in fondo, in fondo, lo sai già. E l’ha vinta, poi, proprio come il cantante di Ronciglione. In canotta, senza troppi sforzi, giusto tre acuti come saggio delle proprie abilità non comuni. 

L’ha sbloccata nel momento più complicato, alla prima occasione utile, con Kvaratskhelia (21’) che si è messo in proprio tracciando una parabola immaginaria sul campo: dall’out sinistro è rientrato in area, curvando e puntando Sernicola, palla incollata al destro e poi calciata a giretto, rasoterra. Per Carnesecchi traiettoria morbida e letale come una lama. Nella ripresa il raddoppio, dell’Amadeus azzurro, l’uomo che è ovunque, Osimhen (65’). Sugli sviluppi di calcio d’angolo, il nigeriano se ne è stato assiepato. Cross di Zielinski, spuntata di Di Lorenzo, tocco di Carnesecchi, ribattuta in mezzo di Kim e graffio. La pantera ha bucato palla e porta. A chiuderla ci ha pensato l’ospite per antonomasia, quello che mandi sul paco per pochi minuti e… visibilio. Elmas, è entrato, l’ha ammazzata (79’) e poteva anche tornarsene: derapata, uno-due col capitano, diagonale da destra a sinistra a volo.

Tre a zero e tanti saluti, anche al rigore ingiustamente non fischiato ai danni Kvaratskhelia e al rosso da sventolare a Vásquez rimasto nel taschino. Ça va sans dire. Il Napoli guarda e passa, senza curarsi di loro, prende il bene e lascia il male ad avversari o inseguitrici. Madame. Lo fa con la consapevolezza delle grandi, pazienza, pochi strappi e gestione. Sa come andrà a finire, come fosse veggente. La lungimiranza non è un superpotere, è più che altro la capacità di trarre forza dall’evidenza e proiettarla al futuro. 

Prendete il pallottoliere. Tra le squadre dei maggiori campionati europei 2022/23, solo il Bayern Monaco (una in 30 gare giocate) ha collezionato meno sconfitte degli azzurri (due in 29 partite). Solo il Manchester United ha vinto più partite (25) degli uomini di Spalletti (24) in questa stagione, tra l’altro, al primo posto in Europa, per aver segnato più gol “dalla panchina”: 12.

Con la vittoria di ieri 9 sono le partite interne di Serie A vinte consecutivamente, non accadeva dal settembre 2016 (con Sarri ma a cavallo di due campionati); e prima ancora solo quattro volte nella storia azzurra si è consolidata questa striscia casalinga: 9 con Willy Garbutt tra settembre 1930 e febbraio 1931; 10 con Luis Vinicio tra gennaio e maggio 1975; 10 con Ottavio Bianchi tra settembre 1987 e febbraio 1988; 11 con Alberto Bigon tra dicembre 1989 e aprile 1990. Miglior attacco (54) e miglior difesa (-15) del campionato. 14 clean sheet, a pari solo con la Juve.
Formazione che ha segnato più gol su palla inattiva in questo campionato (16) e su sviluppo di corner (11).

Potremmo continuare, forse per ore. Ma tanto basta, per certificare un dominio dispotico degli azzurri sulla Serie A. Quasi spaventoso. Di certo, non destinato all’obsolescenza. Il georgiano ieri ha compiuto 22 anni, Osi ne ha 24, l’età media della rosa è di 25,9. De Laurentiis non ha bisogno di vendere, perché lui ha i conti apposto. Si fa plusvalenza non per i coriandoli, ma se qualcuno chiede di andare, e qualcuno chiede di andare quando non si vince. Il Napoli ha superato anche questo piccolo grandissimo step, è diventata una squadra in cui si resta. Prima era una bella che non ballava, dopo un po’ gli spasimanti se cercavano un’altra. Oggi è bella e balla, e lasciarla è da matti. Canta Napoli, l’impressione è che la tua musica possa risuonare per anni.