Verona-Napoli, partita “storica” contro una delle migliori squadre d’Europa
Una sfida che richiama antichi valori sarà il teatro della sfida tra il Napoli e... una delle migliori squadre d'Europa: l'Hellas di Tudor.
© “TUDOR – HELLAS VERONA” – FOTO MOSCA
“Se pareba boves, alba pratàlia aràba / et albo versòrio teneba, et negro sèmen seminaba“
Origini spagnole, quelle del celebre indovinello veronese, primo testo conosciuto scritto in volgare italiano. Prima di giungere nella Biblioteca Capitolare di Verona, il codice ha girato tra Toledo, Cagliari e Pisa. Secondo la maggior parte degli storici, questo documento sancirebbe la nascita della lingua italiana. Non è un testo di semplice comprensione; una prima lettura, difatti, ingannerebbe. Nonostante alcune parole farebbero immaginare un luogo di campagna, con buoi, aratri e semi, questo ha un significato molto più ampio. Lungi dall’impartire lezioni di storia o d’italiano, attraverso una interpretazione più ampia di alcune parole questo potrebbe significare:
«Le dita della mano
Le pagine bianche di un libro
La penna d’oca, con cui si era soliti scrivere
L’inchiostro, con cui si scrivono le parole»
È una testimonianza autoreferenziale, vale a dire la descrizione dell’atto dello scrivere da parte dello stesso amanuense. Lo stesso che, tra l’ottavo e il nono secolo, avrebbe composto il documento. E, leggendolo in questo modo, non si riesce a contenere un’ interpretazione legata al calcio, specialmente alla partita di oggi, tra l’Hellas Verona ed il Napoli. Spesso abbiamo paragonato i calciatori ad artisti, pittori di traiettorie in uno sfondo verde. Non mancano riferimenti concreti in questo caso: su tutti, “Pinturicchio” Alessandro del Piero. Il calcio, però, lo si può leggere nel più vasto dei modi. Confrontandolo non solo con l’azione di uno scrittore, ma addirittura leggendo uno scritto immaginando una partita di calcio.
Mi piace immaginare come “le dita della mano” siano quelle di Luciano Spalletti, le stesse con la quale dirige la sua orchestra in campo.
“Le pagine bianche di un libro“, intesa come una storia da scrivere. Quella di cui ha parlato proprio il capitano, Lorenzo Insigne. In un’intervista è stato lui stesso ad affermare: “In questo modo non ci ricorderà nessuno“. Ed ecco qui un libro bianco e vuoto, sul quale si vuole apporre la propria firma. Consegnandolo alla storia.
“La penna d’oca, con cui si era soliti a scrivere“. Facile: seguendo questa interpretazione calcistica, i piedi. Quelli dei calciatori più tecnici, di quelli che sembrano danzare con il pallone. Delicati e precisi, con cui si provano a scrivere poesie, a realizzare gol e raggiungere un obiettivo, l’eterno.
“L’inchiostro, con cui si scrivono le parole“. Il sangue, il carattere, la “cazzimma” con cui si vuole raggiungere il traguardo. Il coraggio con cui si vuole scrivere una memorabile pagina della storia. La voglia che si ha di consegnarsi all’infinito. Il carattere, necessario per trasformare le parole in fatti, mettendo tutto nero su bianco.
Per fare tutto ciò, per leggere in chiave calcistica un documento risalente a più di mille anni fa, oltre ad un pò di sana fantasia, è necessario che in campo si scenda partendo da questo. Con l’obiettivo di voler scrivere la storia, di mettere tutto per iscritto. D’altronde, verba volant, scripta manent. Piacendosi, come fa Luciano Spalletti. Essendo anche un pò presuntuosi, come già lo sono alcuni. Tutti indirizzati verso la composizione di un documento, che in termini calcistici sarebbe una cucitura tricolore sul petto.
A differenza, però, del ruolo dell’autore, ad interporsi tra i calciatori ed i sogni non c’è solo l’astratto, ma undici uomini. Guidati da un uomo e alternatamente da decine di migliaia di persone, anche loro alla ricerca dell’eterno. Con i dovuti limiti, ovviamente.
Ed ecco che a Verona, tra il Napoli e la voglia di scrivere una pagina di storia c’è una squadra vivace, potente, aggressiva, sempre calcisticamente parlando. Per non mandare in fuga le milanesi, e per togliersi dalle calcagna i bianconeri di Torino, bisogna espugnare il Bentegodi di Verona. Culla di storia e di… calcio. Sì, perché, nonostante le diverse dinamiche, l’Hellas Verona di oggi stupisce, come ha stupito, e lo ha fatto fino in fondo, l’Hellas Verona di Osvaldo Bagnoli, stagione 1984/1985.
HELLAS, UNA DELLE MIGLIORI SQUADRE D’EUROPA
il bomber argentino e il trio delle meraviglie
Balcanico doc, Igor Tudor ha dato vita ad una corazzata in quel di Verona. “Ti aggredisce e ti punisce“, potremmo così riassumere e rimare ciò che è l’Hellas in campo. Con dei numeri spaziali, i veneti non temono nessuno. Sarà perchè in Europa, se non fosse per il Liverpool di Klopp, Tudor sarebbe a capo dell’unica squadra nei top 5 campionati in cui tre giocatori abbiano raggiunto la doppia cifra. Questi sono Barak, Caprari e Simeone. Dieci gol per i primi due, quindici per l’argentino.
Tutte le altre big d’Europa, al massimo ne contano due in doppia cifra. Segno e dimostrazione di un calcio propositivo, spumeggiante ed efficace. Come sopra evidenziato, il “Cholito” è il capocannoniere di questa squadra. Ma non solo, il figlio d’arte è anche il calciatore argentino ad aver realizzato il maggior numero di gol nei maggiori campionati europei. Un urlo, da parte sua. Manifestazione di forza e carattere. Tra poco meno di un anno c’è il Mondiale… e con il ritiro di Aguero, la scomparsa di Higuaín e l’anonimato di Icardi, Giovanni Simeone sogna l’ambitissima numero 9 dell’abliceleste. Anche se i conti li dovrà fare comunque con Lautaro.
il pressing asfissiante
Corollario di quanto spiegato in merito al “dogma” di aggredire e punire, il primo criterio è stato messo in evidenza da Antonio Gagliardi, match analyst della nazionale. Calcolando il numero di volte in cui sono stati “distrutti” gli attacchi avversari, in classifica il vertice è occupato da due squadre. Torino e Verona. Queste sono le due squadre con il pressing più efficace d’Europa. Anzi, stando al nuovo parametro che incorona la loro fase di non possesso, sono le formazioni che meglio “distruggono la costruzione avversaria“, perché con i loro movimenti spingono i difensori dell’altra squadra ad affrettare i passaggi e, spesso, a sbagliarli. In questa speciale classifica precedono i tedeschi del Colonia, gli spagnoli del Celta Vigo e il Liverpool di Jurgen Klopp. Ottava l’Atalanta di Gasperini, che di Ivan Juric – attuale tecnico del Torino ed ex del Verona – è stato maestro e fonte d’ispirazione.
Finora l’efficacia del pressing è stata misurata attraverso il Ppda (passes per defensive action), numero che nasce dal rapporto tra i passaggi effettuati dalla squadra avversaria nella propria metà campo e i tentativi di intercetto (contrasti, palle rubate, falli). Su suggerimento di Antonio Gagliardi, match analyst della Nazionale, lo studio di Soccerment Analytics ha affiancato al vecchio parametro il Bdp (Buildup disruption percentage), che quantifica gli effetti dell’aggressività in relazione al numero di passaggi completati dagli avversari che cercano di uscire dal pressing. In sostanza, il nuovo parametro tiene conto del buon esito (o meno) dei passaggi effettuati, a differenza del modello classico.
Misurare il “coefficente di distruzione” è semplice e parte da un presupposto: se la squadra che pressa ha successo è perché l’altra sbaglia più passaggi del solito. Si calcola dunque il tasso di completamento dei passaggi della squadra durante la partita esaminata e lo si confronta con la media generale dei passaggi andati a buon fine nell’arco del campionato. La differenza tra queste due percentuali dice quanto sia “distruttiva” la fase di pressing. Un dato che, va detto, risente della presenza (o assenza) nella partita analizzata di difensori più o meno bravi a impostare in gioco, del loro stato di forma, del momento psicologico della squadra.
Un contorno ricco di sorprese
Ad un allenatore con personalità ed intelligenza tattica da vendere, ed in campo con un tridente come quello citato, ci sono alcuni giocatori che sembrano vivere un vero e proprio momento d’oro. Uno di questi è Tameze, elogiato recentemente dal suo allenatore, che ha affermato: “In qualsiasi zona del campo lo metti fa bene, è eccezionale“. In quest’isola felice in cui si gioca un calcio scintillante, è importante anche non prendere gol. Lorenzo Montipò (ex Benevento), infatti, garantisce sicurezza alla squadra, e lo fa settimana dopo settimana, rendendosi protagonista di parate d’alta scuola. Anche Lazović si annovera tra i degni di nota di questa squadra, ma molto probabilmente non scenderà in campo a causa di un infortunio.
IL FATTORE CAMPO
Circondati da tifosi che spesso manifestano odio e disprezzo verso Napoli e verso il sud, la trasferta veneta non ha sempre portato gioie, specialmente negli ultimi anni. Per la squadra di Tudor il Bentegodi è una fortezza, gli scaligeri hanno ha guadagnato 26 punti in 14 match interni in questo campionato. Quasi l’esatto contrario di quanto succede a Napoli, che sembra non sentire più l’apporto del dodicesimo uomo. Oltre il campionato nel suo complesso, le sfide tra Verona e Napoli, in 57 match, hanno prodotto 13 vittorie del Verona, 14 pareggi e 30 vittorie per i partenopei. Di questi successi veneti, ben 11 sono arrivati in casa. Nonostante le vittorie partenopee siano praticamente il doppio, presentarsi a Verona non è semplice, a maggior ragione contro questo Verona.
LA CHIAVE DEL MATCH
Senza dover ricorrere ad estremi tatticismi, la chiave della partita è arrivata in conferenza stampa da parte di Luciano Spalletti. Il tecnico di Certaldo è stato molto chiaro ad evidenziare pregi e difetti del Verona. Squadra forte e pungente, con importanti individualità, ma che lascia qualche spazio. Il Napoli ha più volte dimostrato di non riuscire a “subire” la partita. Dove per subire s’intende riuscire a contenere l’avversario attaccandolo nei momenti di difficoltà. Questo sarebbe dovuto accadere in primis contro il Barcellona, ma anche contro il Milan. Ed invece, niente.
Il Napoli non baratta il proprio essere, e conosce la vittoria solo imponendosi prepotentemente. Contro una squadra del genere, e soprattutto in casa loro, un estremo palleggiamento diventa pericoloso. Sarà necessario che la strigliata del mister dopo Napoli-Milan sia servita. Servirà che la squadra in campo sia lo specchio di ciò che vuole Luciano, che probabilmente, ha un’idea per portare a casa una partita dalle mille insidie. Per continuare a sperare. Per continuare a sognare. Per scrivere, come i poeti, qualcosa da consegnare all’eterno.