Don Roberto Faccenda, il talismano della Salernitana

È il prete che indossa la maglia della Salernitana sotto la tonaca. La sua presenza è diventata un faro di speranza e di positività in mezzo a un mare di emozioni contrastanti.

Articolo di Giovanni Santaniello13/07/2023

Cosa succede quando un uomo di fede entra in un mondo dominato dal tifo e dalla competizione? Ebbene, la storia di don Roberto Faccenda, il cappellano naif e carismatico della Salernitana, si distingue dalle altre per la sua genuina passione e per la vicinanza al popolo granata.

Nato nel 1984, don Roberto ha dimostrato fin da giovane una passione smisurata per il calcio e, in particolare, per la sua squadra del cuore, la Salernitana. La sua vicinanza agli ultras della Curva Sud è diventata leggendaria, tanto che è diventato un punto di riferimento per tutti i tifosi della Bersagliera. La sua presenza allo stadio è ormai una consuetudine, e i tifosi sanno di poter contare su di lui per una parola di incoraggiamento durante le partite più difficili.

Don Roberto non è un prete tradizionale, e il suo stile e il suo approccio sono tutt’altro che convenzionali come si vede dal suo vestiario e dal suo modo di parlare. Con un sorriso sempre stampato sul volto e un linguaggio diretto, ma sempre arguto e ironico, è riuscito a guadagnarsi la stima e l’affetto di tutti coloro che lo conoscono. Le sue omelie sono una delizia per i fedeli che hanno la fortuna di ascoltarlo, e riesce sempre ad attualizzare i testi delle Scritture in maniera brillante, con un sagace e brioso ricorso a metafore e a storie di vita vissuta.

Ciò che rende don Roberto davvero unico è la sua autenticità. Non cerca di imporre la sua presenza, ma si fa trovare dove c’è bisogno di lui. Non ha paura di esprimere la sua passione per il calcio, perché crede che il calcio sia uno strumento di unione e di condivisione. In un mondo spesso diviso da politica e ideologie, il calcio diventa un linguaggio universale che unisce le persone di diversa provenienza e fede. Lo testimonia una sua affermazione: “Negli anni Novanta quasi tutti i calciatori erano cattolici, oggi lo sport è globalizzato, capita di incontrare tanti ragazzi di altre religioni, o atei. Il compito del cappellano è quello di accompagnare e sostenere la squadra, a prescindere dal credo”.

Gli ultras granata lo rispettano profondamente, perché sanno che don Roberto è uno di loro. È il prete che indossa la maglia della Salernitana sotto la tonaca, che conosce le canzoni e i cori, che abbraccia i tifosi in momenti di gioia e di sconforto. La sua presenza diventa un faro di speranza e di positività in mezzo a un mare di emozioni contrastanti.

Don Roberto non ha paura di mettersi in discussione, di confrontarsi con la realtà del calcio moderno e di cercare di portare un messaggio di pace e di rispetto anche in mezzo alla competizione. La sua fede lo spinge a guardare oltre i confini del campo da gioco e a vedere nelle persone non solo giocatori o tifosi, ma esseri umani degni di amore e di comprensione. Durante un colloquio con un carcerato aveva saputo che il carcere di Fuorni a Salerno è l’unico in Italia in cui non è possibile vedere le partite di serie A. E fra i detenuti che avvertivano tale mancanza, oltre ai salernitani c’erano tanti napoletani che ardevano dal desiderio di poter seguire la loro squadra del cuore. Si è subito attivato e grazie alla generosità dei calciatori della Salernitana è riuscito nell’intento di soddisfare la loro richiesta.

In un mondo dove spesso le passioni possono sfociare in violenza e odio, don Roberto Faccenda rappresenta un faro di speranza. È un cappellano che ha scelto di camminare al fianco dei tifosi, di essere presente nelle sconfitte e nelle vittorie, e che ha dimostrato che la fede e la passione possono coesistere in perfetta armonia.

Il suo esempio ci insegna che la passione e la fede possono davvero cambiare le persone e che, in un mondo così complicato, il calcio può ancora essere non solo un gioco ma anche un’occasione di unione e di condivisione e un’opportunità per celebrare la vita e la fratellanza.

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