La sera che Luperto…
Se dovessimo cristallizzare la partita di ieri sera nell’immagine di un giocatore sceglieremmo lui: Luperto.
© “LUPERTO” – FOTO MOSCA
Se dovessimo cristallizzare la partita di ieri sera nell’immagine di un giocatore sceglieremmo lui: Luperto.
Un mix di Vierchowod e Costacurta: i piedi sempre quelli… ma che anticipo, che gioco di testa, che protezione della porta anche con il corpo. Sì, stiamo parlando di L U P E R T O. In mezzo al campo un altro dominatore: Bajrami. Interdizione implacabile, continui inserimenti da trequartista, corsa instancabile. E infine Parisi. Il cucciolo di Solofra ha fatto il mazzo quadrato a Lozano e al terzino della nazionale. Bajrami classe ’99, Parisi, classe 2000. Tutto l’Empoli insieme non valeva l’ultima, strombazzata valutazione di Elmas.
In un partita decisiva, fondamentale per il suo campionato, il Napoli per un intero primo tempo si è fatto mettere il “coperchio” (avremmo usato volentieri un altro termine) in testa da questi giocatori, da questa squadra, organizzata come si sapeva ma capacissima domani di prenderle da chiunque. E nel secondo ha giocato una partita da gallina isterica: senza logica, palle e costrutto, tirandosi addosso l’ovvia sfiga.
Ma di sfiga non si tratta.
Abbiamo sempre detto che la rosa del Napoli è inferiore a molte altre, anche di squadre che ci seguono in classifica. Che sognare è lecito ma che l’ obiettivo logico (e sfidante) è il quarto posto. Il Napoli può competere per il tricolore con lo stesso accreditamento di un Verona dell’85, forse di una Sampdoria degli anni ‘90: neppure come il Leicester di Ranieri che aveva in squadra fuoriclasse come Kantè, Vardy e Mahrez (dei bei tempi ) più ottimi giocatori come Drinkwater e altri. Giocatori che il Napoli non ha neppure in sogno, deliri di tifosi e commentatori ciechi a parte.
Non è un caso che non appena si è sfaldato l’asse KK, Anguissa e Osimhen, per la verità già in sofferenza e in rottura avanzata, il castello sia crollato. E’ crollato anche perché abbiamo affrontato squadre migliori di quelle che avevamo battuto, molto spesso a fatica. Nelle ultime 5 giornate abbiamo avuto il tempo di osannare il redivivo Mertens, il nuovo fuoriclasse Macedone, il Godot polacco tanto atteso. Risultato: 4 punti in 5 partite.
Ieri sera è onesto dire -sempre con il senno del poi- che l’infelice prestazione nasce anche dalle scelte di Spalletti: il nostro tecnico nelle difficoltà sta purtroppo segnando il passo.
La formazione iniziale accentuava oltre misura lo stramaledetto modulo a due in mezzo al campo: peraltro con interpreti il pietoso Demme degli ultimi tempi e la scheggia impazzita Zielinski. Davanti, a supporto di un inesistente Mertens distrutto dai centrali empolesi, Spalletti utilizzava Ounas. L’algerino è un talentuoso giocatore di fascia, “veneziano” portapalla, dribblomane: insomma, simpaticamente parlando, ‘na “capemmerd”. E tu lo schieri nella posizione più delicata del campo, trait d’union con un centrocampo già debolissimo, nei suoi piedi le chiavi non surrogabili di una partita decisiva? Infine come esterni Elmas e Lozano, con il primo che non la vede mai né aiuta Mario Rui in copertura, entrambi travolti da Bajrami, e il secondo che non ne imbrocca una, annichilito da Parisi.
Sul subentrato Insigne non infierisco, ci sta già pensando il web. Sempre più convinto che De Laurentiis farebbe bene a non creare dubbi e aiutare il ragazzo a fare la migliore scelta innanzitutto per se stesso, via da Napoli.
Per l’ intero primo tempo, sofferenze a ogni azione dell’Empoli e in attacco iniziative individuali, egoistiche, campate in aria: ognuno per sé e Dio per tutti.
Nella ripresa, con i cambi, un po’ meglio ma la qualità era quella di un Cagliari che perde contro una diretta concorrente per la salvezza.
Da domenica inizia un nuovo campionato. Come dicemmo dopo la illusoria vittoria contro la Lazio, non eravamo brocchi prima non siamo diventati il Real Madrid dopo. Spalletti, lui per primo, deve ritrovare la lucidità smarrita e ogni partita va combattuta dai giocatori con il sangue agli occhi. A partire da quella contro il Milan: difficile assorbire un ulteriore passo falso.