Allegri, Ribot, Varenne…
Il continuo ricorso di Allegri alle corse dei cavalli è un falso storico: ricordate Ribot e Varenne? Loro verranno ricordati in eterno, a differenza sua. Loro, erano fuoriclasse che vomivano, come il Napoli di ieri sera.

© “NAPOLI” – FOTO MOSCA
La celeberrima metafora allegriana del “corto muso” mi ha sempre fatto sorridere.
Spiegare l’attendismo, il vincere sugli episodi possibilmente al 90’, l’assenza di gioco e legarlo alle corse dei cavalli, è un falso storico. Solo per citare due eroi “italiani” (il primo un po’ meno), Ribot e Varenne dominavano le proprie gare oltre che vincerle tutte. Ribot era un galoppatore nato negli anni ’50, troppo presto per poterlo veder correre. Ma era talmente forte che è entrato nell’immaginario collettivo degli italiani delle generazioni successive. Quanti di noi, ragazzini, si sono sentiti dire dalla propria madre, che neppure sapeva che esistesse una disciplina dell’ippica chiamata galoppo, “Ué, calmati Ribò!”. E Varenne, il più forte trottatore di tutti i tempi: guidato da Minnucci andava in testa alla prima curva e allungava inesorabilmente all’ultima per vincere con “lunghezze” di vantaggio.
Questi cavalli saranno ricordati per sempre, fuoriclasse che dominavano: non certo vincenti a corto muso, in modo speculativo. Nonostante i suoi 5 scudetti con la Juve e quello con il Milan, dubitiamo che tra cinquant’anni qualcuno ricorderà Allegri, più facile che per motivi diversi abbia memoria di Ranieri, Mazzone, Boskov, Sarri…per dire.
Ieri il Napoli ha giocato con la mentalità di Ribot e Varenne. Di questo, come sempre da due anni, rendiamo imperituro merito a Spalletti: il migliore allenatore di sempre sedutosi sulla panchina del Napoli. Gli si può solo avvicinare, dietro di qualche “lunghezza”, il Vinicio del 74-75, non Bianchi che vinceva con il miglior giocatore della storia del calcio all’apice della forma più altri fuoriclasse, men che meno Albertino Bigon.
Spalletti ieri ha preparato la partita in modo perfetto. Contro la Juve nell’ultimo mezzo secolo abbiamo nitida memoria di partite tremebonde, in casa e fuori: schiacciati dal peso fisico e metaforico della rivale. Messi sotto in tecnica, agonismo, personalità con davvero poche eccezioni (l’ultima a Torino nel 2018). Ieri il Napoli ha dominato al di là dei gol. Era semplicemente più forte sotto tutti i punti di vista. Ma lo è stato in campo, non carta, in partenza. Perché la Juve aveva il miglior portiere. Centrali strapagati, nazionali brasiliani. Una linea a 5 fatta da giocatori di valore internazionale, di prim’ordine, e davanti uno che ha vinto il campionato del mondo da protagonista insieme al redivivo Milik. Veniva da una rimonta clamorosa con la porta inviolata da otto partite.
Ebbene ieri, ad eccezione di qualche iniziativa di Di Maria, di un tentativo di suicidio di Rrahmani e di un gol frutto insieme dell’apatia di Zielinski, di una gamba moscia di Lobotka e di una temporanea paresi di Min Jae, tutto il resto è stato di marca Napoli, una sinfonia di gioco collettivo e di straripante supremazia fisica. Squadra la nostra non immune da pecche, nonostante le strombazzature dei commentatori del giorno dopo. Molti errori di appoggio in mezzo al campo sia di Lobotka che di Anguissa potenzialmente esiziali, cappellate di Rrahmani ancora non al meglio, errori di posizionamento di Min Jae (colpo di testa di Milik), scelte non condivisibili nella trequarti, troppa leziosità alla fine (ci sarebbe piaciuto davvero infierire fino al massimo possibile, senza remore).
Se nonostante tutto ciò quello che resta negli occhi è una “grande bellezza”, allora bisogna dire che i mantra di Spalletti centrati sulla preparazione maniacale della stagione e delle singole gare, sull’importanza del collettivo, sulla valorizzazione dei singoli interpreti, sul vivere il proprio mestiere in tuta e scarpini tutti i santi giorni, è davvero il patrimonio più importante che si ritrova in mano il nostro Presidente. Che se lo tenga stretto anche quando arriveranno i giorni bui, speriamo dopo questo benedetto scudetto. Sì, scudetto! Le prossime partite, compresa quella con la Roma in casa, sono da vincere. Potenzialmente può iniziare una nuova serie di vittorie devastante, lo diciamo senza alcuna scaramanzia. E questa serie deve verificarsi! Le partite con le piccole e medie sono quelle che decidono il campionato: troppe volte abbiamo pagato dazio per poter solo pensare che la lezione non sia stata imparata.
FORZA NAPOLI SEMPRE