Il pendolo
Troviamo un punto verticale, quell’equilibrio che non solo la fisica ci suggerisce, senza reclamare però il diritto di critica.

©️ “NAPOLI-INSIGNE” – FOTO MOSCA
Domani mattina ci sveglieremo e sarà la settimana dell’esaltazione assoluta. Immagino i commenti, i titoli dei giornali, le discussioni nei vari talk show radiofonici e televisivi a matrice sportiva.
Rigorosamente in ordine alfabetico: Anguissa Frank detto Zambo che fino alle 14.59 di oggi era un giocatore stanco, che forse aveva illuso sulle sue capacità tecniche e fisiche, diventerà a partire dalle 17 dello stesso giorno del Signore il vero grande acquisto del Napoli, il grande capolavoro di Giuntoli, tornando alle disquisizioni delle prime giornate di campionato.
Osimhen Victor, forte sì, ma selvaggio, rozzo, non particolarmente tecnico che deve imparare come si gioca a calcio, diventerà per magia una forza della natura, colui che finalmente in un corso di ripetizioni nella settimana dal 6 al 13 marzo ha imparato tutti i segreti del centravanti moderno, assimilando con corsi accelerati la tecnica realizzativa ed il posizionamento tattico.
Rui Mario, in realtà non saprei da dove iniziare. Il vero tallone d’Achille di questo Napoli, un giocatore improponibile che non sa difendere, diventerà una sorta di clone di Roberto Carlos, giocatore dai piedi buoni e che addirittura, in qualche caso, può anche fare il centrocampista. A proposito, avete visto che traversa ha colpito, e di destro!!!
Ruiz Fabian, stanco e demotivato perché forse con la testa nuovamente in Spagna, piedi buoni ma lento, un “cammellone” non adatto al campionato italiano, sarà il vero metronomo del centrocampo, la leggerezza tecnica impersonificata nel calciatore.
Elmas Eljif, passerà da calciatore senza posizione che non convince, eccessivamente confusionario, a decisivo, che ogni volta che entra incide, ricordate la non lontana notte dell’Olimpico?
E non finisce qui!!
Non dimentichiamo Insigne Lorenzo da Frattamaggiore, promesso sposo al Toronto, al quale si agurava di andare via quanto prima possibile per il suo ed il nostro bene, che forse è preferibile quando entra con la partita in corso perché incide con la sua classe, con le sue giocate di qualità, quando forse, e non me ne voglia il capitano, non è neanche corrispondente al vero. Si sa, ma questa è la settimana dell’esaltazione ed allora ogni giudizio deve essere orientato sull’onda dell’entusiasmo, la linea è tracciata e deve essere seguita.
Per continuare sui confinati in panchina del Bentegodi, vi ricordo Zielinski Piotr, eterna promessa, giocatore sopraffino che incarna la giusta unione tra la delicatezza della danza e la durezza del gioco del calcio, ma discontinuo e privo di personalità, diventerà anch’egli un ottimo giocatore subentrante che, grazie alle sue qualità, potrà meglio sfruttarle con le squadre avversarie stanche.
Ecco, ora siamo al gran finale: Spalletti Luciano da Certaldo, distrutto solo una settimana fa dal serafico e ieratico Pioli, che non ha vinto nulla in Italia rimanendo sempre incompleto nelle sue prestazioni professionali, spocchioso, portatore di principi filosofici nelle sue conferenze stampa a volte anche un po’ incomprensibili al punto da rimpiangere il sig. Gattuso Gennaro Ivan, perché poi cosa ha fatto più dell’uomo delle Calabrie, diverrà di nuovo il miglior allenatore italiano, la vera goduria mediatica, il motivatore che non condanna mai la squadra, il buon padre di famiglia del tutti per uno ed uno per tutti.
Non dimenticando l’intera squadra.
Senza attributi prima della sfida alla Lazio, di grande personalità proprio con quest’ultima compagine, in particolare negli ultimi minuti dove si manifestano i veri uomini, più volte richiamati a questa specifica qualità, di nuovo individuati come Parà della Folgore nella sfida bellica delle “coordinate geografiche”, veri cuor di leone nell’annientare l’attacco ed il centrocampo scaligero, più volte in settimana statisticamente rapportato a quello di coloro che in maglietta rossa non cammineranno mai da soli.
Orbene, non voglio tediarvi oltre, ma vi prego di credermi ne avrei ancora al punto, semmai, da scrivere anche un altro capitolo su questo andamento oscillante.
Si, andamento oscillante come quello tipico del pendolo che potrebbe trovare un suo equilibrio al punto da fermarsi se il filo si assestasse in modo perfettamente verticale. Forse, volendo proseguire in questa metafora, bisognerebbe evitare di spostare costantemente la massa dalla posizione di equilibrio evitando di farlo oscillare. Bisognerà comprendere che il pendolo non si muove da solo, ma solo se stimolato in modo da fornire la risposta che si cerca.
Troviamo un punto verticale, quell’equilibrio che non solo la fisica ci suggerisce, ben inteso che il suo movimento non è assolutamente patologico, anzi. Proprio per questo, senza reclamare il diritto di critica che, in nessun caso, è inconciliabile con un movimento coordinato e, appunto, equilibrato.
Articolo scritto per la rubrica “Le vostre voci” di Sport del Sud dall’avvocato Antonello Grassi.