Caro Freud, riposa in pace
Mentre si sogna un Napoli utopico (da uno stadio ristrutturato ad una rete di servizi efficienti) la sveglia, maledizione, fa ritrovare la triste realtà.
© “DE LAURENTIIS” – FOTO MOSCA
Proprio non è il caso di scomodare un bravo medium per attivare un collegamento extrasensoriale con il sommo interprete dei sogni. Che Sigmund Freud continui a riposare in pace. È di semplice “lettura” la seduta onirica notturna allocata nella storica location del Maradona Stadio, che in tanti preferiamo continuare a evocare come San Paolo, così battezzato allorchè il progettista Carlo Cocchia lo consegnò alla città.
Dunque. Sullo sfondo della curva A, appare dalle nebbie di un fumogeno lanciato dagli ultra la sagoma di De Laurentiis, sotto braccio con Spalletti. Armati di vernice azzurro intenso e pennellesse presidente e allenatore del Napoli calcio coprono l’indegna scritta che invita il tecnico a emigrare dal golfo di Partenope.
Il presidente con lo scotch applica sullo striscione locandine di film di successi natalizi, in memoria del tempo che fu delle vacche grasse dei “cinepanettoni“. Spalletti applaude: “Bravo, bene, bis’”. L’audio propone altro: fischi, qualche pernacchio, un po’ di “buuuuuu…”. Questa fase del sonno “rem” si dissolve, come accade a immagini diverse in fase di montaggio di un film. Con alle spalle la tribuna dello stadio (De Laurentiis-Spalletti scomparsi, finiti “in panchina”) appaiono in primo piano un importante noto immobiliarista e al suo fianco un noto archistar della progettazione intento a illustrare il progetto di un complesso residenziale-lavorativo, preclaro esempio di innovativa efficienza e razionalità. La stranezza: l’architetto intreccia termini propri dell’edilizia con la lingua del calcio, strategicamente scandito per indicare tempi, modi e tappe per la costruzione di un Napoli vincente all’Ancellotti formato Madrid, divertente alla Sarri genio della creatività pedatoria, profeta in patria prima dell’esodo per incompatibilità con i “vertici” della società, gagliardo come la tempra del “Ringhio” di Corigliano Calabro.
Gli step illustrati del work in progress: esplorazione geologica dell’area (ovvero indagine a 360 gradi per l’impianto base della squadra azzurra), fondamenta a prova di sisma (cioè impianto base dei ruoli chiave: portiere, centrale di difesa, playmaker-regista, affidabile punta di diamante), verde in abbondanza (dunque giovani talenti), rete di servizi (in pratica preparazione atletico-psicologica di alta qualità) e un direttore dei lavori dotato di esperienza e indipendenza da pressioni improprie (tecnico dotato di piena libertà di scelte e decisioni).
La sveglia, maledizione, dice della ritrovata realtà che si è trattato, per dirla come Pascoli dell’Ombra d’un sogno fuggente. La favola breve è finita, il vero immortale è l’amor” (ovvio, l’amore per l’azzurro del Napoli).