ESCLUSIVA – Ciro Crescenzo, un procuratore ci spiega il calcio
Sport del Sud ha avuto ai propri microfoni Ciro Crescenzo, giovane procuratore sportivo che ci ha illustrato alcuni aspetti del calcio che molti sottovalutano.
FOTO DI CIRO CRESCENZO
Il mondo del calcio ha tantissime sfumature e questo vale per ogni livello, dal dilettantismo al professionismo passando per le scuole calcio. Parliamo di un sistema che sembra banale ma che in realtà presenta al suo interno tante complessità che lo rendono anche ingiusto in alcune situazioni.
Sport del Sud ha avuto il piacere di parlare con Ciro Crescenzo, giovane procuratore sportivo che naviga per i campi da calcio da tutta la vita. Con Ciro abbiamo toccato diversi temi, dai problemi più comuni del dilettantismo alle molteplici sfumature della Serie A.
I primi passi verso un mondo così complesso
“Ho 32 anni e il calcio fa parte della mia vita da sempre – ha esordito così Ciro Crescenzo ai nostri microfoni -.
Ho smesso di giocare quando avevo 17 anni, ero nel calcio a 5 e ho deciso di abbandonarlo per concentrarmi sugli studi. Al secondo anno di università però avevo troppa nostalgia e decisi di tornare sui campi da calcio e iniziai ad allenare. La prima esperienza da allenatore la ebbi a 19 anni, allenavo i pulcini del Latina Calcio, squadra che a quei tempi militava in Serie C1. L’anno dopo per alcuni problemi il gruppo scuola calcio del Latina si sposto nel Podgora che a quei tempi era affiliata alla Juventus.
Il Podgora era una grandissima società, spesso venivano da Torino i tecnici della Juventus ad illustrarci il programma che bisognava svolgere e valutavano il nostro operato da allenatore. Ai quei tempi in quella zona la Juventus e la Nike avevano fatto nascere il progetto Juventus University, che consisteva nel frequentare dei corsi allo Juventus Stadium e presso il centro sportivo di Vinovo per formare dei tecnici. Chi riusciva a contraddistinguersi veniva selezionato per lavorare nei campi estivi dei bianconeri. Io per fortuna venni selezionato. È stata un’esperienza molto pesante, ma anche un’esperienza di vita che rifarei altre 1000 volte. La formazione che ti da la Juventus non ha eguali in Italia, io in quel periodo ero allenatore per 4 ore al giorno, animatore nel tempo libero, gestore delle camere dei ragazzi e la sera bisognava essere presenti alle riunioni.
Sono stato con la Juventus fino al 2016 e nel frattempo sono diventato tecnico Uefa B, e ho iniziato ad allenare anche nell’agonismo con il Podgora. Riuscimmo a salvarci con 6 giornate d’anticipo. L’anno dopo sono entrato nell’Academy della Lazio dove ho fatto il selezionatore: questo ruolo consiste nell’andare in giro per i campi e formare una squadra per il torneo regionale delle province del Lazio. Oltre alla Juventus e alla Lazio ho avuto la possibilità di collaborare anche con l’Arsenal lavorando nei loro campi estivi e dal 2018 collaboro con il Valencia Accademy Italy tramite workshorp. La cosa bella di questi campi estivi è che ogni anno selezioniamo il miglior ragazzo di ogni campo e a settembre lo mandiamo a Valencia per giocare un’amichevole con i pari età del club spagnolo. Nel 2020 mi sono laureato in giurisprudenza ma mi resi conto che non volevo fare l’avvocato, e decisi di diventare agente sportivo sostenendo gli esami del CONI e della FIGC“.
Hai già un punto di riferimento ora che hai deciso di fare il procuratore?
“Al momento no, ho provato a mandare qualche curriculum in qualche agenzia ma per il momento lavoro per conto mio. Con le conoscenze che ho cerco di far vedere i ragazzi che seguo. Non illudo mai i ragazzi che mi scelgono, non faccio promesse che non posso mantenere, io posso consigliare il nome di un mio assistito ad una squadra che ha bisogno di un giocatore in ruolo specifico, poi però serve anche la dea fortuna. L’anno scorso ho portato 12 ragazzi a fare un provino per la Salernitana e quest’anno 10 ragazzi hanno fatto i provini con il Verona. Provo a fare tutto questo anche grazie l’aiuto di qualche collaboratore e osservatore aspettando di entrare in qualche agenzia”.
I problemi del calcio italiano
Sulle strutture:
“Sfatiamo questo mito che in Italia non ci sono le strutture. Tutte le grandi città hanno ottimi centri sportivi con al loro interno campi di calcio a 11, calcio a 5, ecc., dove è possibile fare calcio. Ovviamente se andiamo nei paesini, o nelle provincie, il numero di strutture diminuisce. Il problema è la politica, perché l’80% delle grandi società ha ottime strutture. A Roma ci sono strutture ogni 10 chilometri, a Latina, invece, l’unico centro ben organizzato era quello del Podgora e capirete che è difficile fare calcio in queste province dove in tutto il territorio trovi un’unica struttura”.
Sulle scuole calcio e i settori giovanili:
“Il Mondiale U20 ci ha fatto capire che non sono le scuole calcio a lavorare male, perchè con le Nazionali giovanili facciamo sempre grandi risultati. Giocare con i pari età mette in risalto le qualità di tutti, non c’è nome che tenga. Vi faccio un esempio: se giocano Brasile U20 contro la Corea U20, non è così scontata la vittoria del Brasile. Quando si gioca con i pari età i ragazzi si confrontano con avversari che potenzialmente hanno le loro stesse qualità quindi nessun risultato è scontato.
Se l’Italia U20 è vice-campione d’Europa e del mondo vuol dire che in Italia la gente che lavora bene c’è! Da quando è stata inserita la riforma degli allenamenti i settori giovanili lavorano bene. Il problema è il calcio professionistico perchè ormai è diventato un’industria dove i presidenti sono degli imprenditori. Se in Italia il giovane costa 10 milioni e uno straniero promettente vale 4 milioni è normale che un presidente investe dove si spende meno. Bisogna poi analizzare i premi di preparazione, che come dice la parola premiano le società da dove vengono fuori questi giocatori, e ovviamente queste società ricevono una somma di denaro quando il club va a bussare per il giovane. Probabilmente la somma di denaro per questi premi è troppo alta e l’imprenditore preferisce puntare sul giovane straniero piuttosto del giovane italiano”.
Sulla creazione delle seconde squadre:
“Sono a favore delle seconde squadre e non capisco perchè in Italia solo la Juventus dispone di questo mezzo. Allegri ha avuto tantissimi infortuni in questa stagione ed è stato costretto a chiamare in prima squadra Fagioli, Miretti, Iling Junior, Soule, ecc, e questi ragazzi si sono fatti trovare pronti perché già avevano alle spalle esperienze con la Next Gen della Juventus. Spero che questo progetto delle seconde squadre arrivi a coinvolgere tutti i grandi club d’Italia”.
Ruberesti qualcosa alle scuole calcio dell’estero?
“In Spagna le scuole calcio stanno avanti, sono proprio un altro pianeta. In Italia piuttosto che andare a studiare la loro metodologia puntiamo ad imitare le prime squadre. Se uno pensa al calcio spagnolo pensa al gioco di Guardiola, ma quel gioco è il risultato di un lavoro che si fa con i piccoli, fanno degli step che portano ad una seria di progressioni che parte da quando sono piccoli fino a quando arrivano in prima squadra, ed ecco che i giovani arrivano pronti per giocare con i grandi. In Italia invece pensiamo di avere già i bambini pronti per fare un certo tipo di gioco. Questo errore l’ho fatto anche io a 19 anni quando ho iniziato ad allenare, facevo fare ai bambini tanto possesso palla per provare ad emulare il gioco di Guardiola, ma senza una progressione che parte dal basso per poi arrivare in prima squadra ti assicuro che non si va da nessuna parte”.
Sulla mancanza della terna arbitrale tra i dilettanti:
“L’AIA non ha abbastanza fondi per pagare gli arbitri, ma il problema non è solo questo. In Italia abbiamo tanti ragazzi che anche a 13 anni vogliono fare l’arbitro e basterebbe inserire questi ragazzi nelle partite delle scuole calcio visto che li il ruolo dell’arbitro viene ricoperto da un membro di una delle due società. In questo modo si insegna ai ragazzi a convivere con una figura (l’arbitro) che li accompagnerà da quando iniziano a quando smettono di giocare. La terna arbitrale però serve, è fondamentale, non si può pensare che in Prima, Seconda e in Terza categoria ci sta solo l’arbitro a dirigere una partita ma tutto questo è dovuto al fatto che l’AIA non ha i soldi per mandare gli arbitri in giro, chiamano la persona più vicina al campo dove si svolge la partita così da non pagare le spese del viaggio”.
Sull’attuale campionato di Serie A…
“Questo è stato un campionato anomalo, la Serie A non è abituata ad una sosta così lunga come quella di quest’anno a causa del Mondiale. L’unico campionato abituato a queste pause è la Bundesliga che si ferma il 10 dicembre e riprende il 19 gennaio. In Italia le prime 7 squadre sono superiori alle altre e questo è dato dal fatto che hanno dei grandissimi allenatori ma quando giocano con le squadre di media-bassa classifica capita di perdere punti. Quest’anno l’unica costante è stata il Napoli che ha vinto contro le piccole e quasi tutti gli scontri diretti. Negli ultimi due anni la Serie A è stata caratterizzata da grandi allenatori che hanno equilibrato il livello del campionato. Infatti, dalla settima, all’ottava in classifica di solito ci passano sempre 10 punti di differenza. Lo dirò sempre l’allenatore è l’artefice dei successi. Il tatticismo italiano è ammirato e invidiato in tutto il mondo, in Premier League le prime 7 non hanno un solo allenatore inglese. In Inghilterra Conte, Mancini, Ranieri e altri, quando sono arrivati hanno vinto perché stanno avanti e sanno mettere meglio le squadre in campo. L’Inter è arrivata in finale di Champions League perchè oltre ad una serie di sorteggi fortunati è stata più brava delle altre a livello tattico, e contro il City grazie al tatticismo italiano stava per fare un miracolo”.
In Champions League al Napoli è mancato un po’ di tatticismo italiano?
“Milan e Inter erano le peggiori squadre che avrebbe potuto incontrare. In Italia Inzaghi è il più forte quando si parla di coppe, il Milan tecnicamente ha qualcosa in meno del Napoli e anche la qualità degli azzurri è superiore, però Pioli sfruttando le occasioni e preparandola meglio è riuscito a portare la qualificazione a casa. Sono sicuro che se il Napoli avesse preso il City, o il Real Madrid avrebbe fatto delle grandi partite. Magari usciva lo stesso, ma il Napoli con queste squadre poteva fare prestazioni come quelle contro il Liverpool”.
Sull’addio di Spalletti:
“Mi aspettavo questo divorzio. Vincere uno scudetto a Napoli è bellissimo ma anche molto difficile. Paragono questo addio al ritiro di Rosberg dopo il Mondiale di Formula Uno perchè ammise che non poteva competere con Hamilton. Spalletti sa di aver fatto un qualcosa di grandissimo, ma sa anche che riconfermarsi è ancor più difficile di vincere, perciò ha deciso andare via. Riconfermarsi alla Juve, al Milan o all’Inter è molto più facile rispetto a farlo a Napoli, alla Roma o alla Lazio, perchè sono squadre abituate a vincere”.
Si parla di Sousa ora…
“Secondo me lui è uno di quelli che per il campionato che ha fatto merita di fare il salto di qualità, così come meriterebbero Palladino, Zanetti e Sottil. Italiano non lo nomino perchè per me è destinato ad una grande carriera. Secondo me un allenatore che potrebbe fare bene al Napoli è Conceicao, è giovane e ha idee che si sposerebbero bene con il progetto di De Laurentiis. Si è fatto anche il nome di Conte, ma per quanto possa amarlo come allenatore a Napoli non ce lo vedo, i giocatori non sono adatti al suo gioco e poi lui va sempre in squadre dove è sicuro di fare meglio del suo precessore”.
Il ciclo di Mancini con la Nazionale
“Secondo me Mancini ha finito il suo ciclo con la Nazionale. In Argentina e in Brasile cambiano allenatore se quest’ultimo non vince il Mondiale o la Copa America, io non pretendo di vincere il Mondiale ma uscire con la Macedonia è stato umiliante. Anche Ventura ha mancato questo risultato, ma la squadra che allenava Ventura era inferiore rispetto a quella che dispone Mancini. Sinceramente non capisco perchè ancora non va via… Ora Conte è libero, io una chiamata gliela farei. Come ho detto prima Conte non va su una panchina se non è certo di fare meglio di chi ci stava seduto prima… penso che per lui accedere al prossimo Mondiale dove prenderanno parte più di 40 squadre sarà leggermente più semplice”.