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Un calcio alle palle – Gulp, Gasp! La realtà ti va di traverso; Mou e Mau, a Roma si mangiano le mani!

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© “GASPERINI” – FOTO MOSCA

Gulp, Gasp! La realtà va di traverso

Gulp, Gasp! Ti è andato il boccone di traverso, o stai solo digerendo la realtà? Continuare a recriminare sul risultato, tanto dopo la sconfitta con l’Inter di ieri pomeriggio, quanto con il Napoli il precedente weekend, sa tanto di atteggiamento provinciale. Ovviamente, la verve polemica di Gasperini è ben nota a prescindere, così come la sua cordialità quando le cose vanno per il verso giusto. Alimentando, però, polemiche e discussioni, forse, e sottolineo, forse, l’allenatore dell’Atalanta non riesce a venire a patti con la realtà di una Serie A mutata nei valori negli ultimi 2-3 anni.

D’altronde, i bergamaschi, nelle recenti stagioni, sono sempre partiti ai cancelletti di partenza tra le favorite per aggiudicarsi un posto tra le prime quattro del campionato. L’esclusione dell’anno scorso non è stato che il primo rintocco di una realtà nuova in via di consolidamento. Nuova, insomma, per dire. È il ritorno dell’ancien régime, con una nobile del sud a far la parte del leone contro le potenze del nord. Non vorrai dirci che, ormai, consideravi la tua Atalanta una grande?

Non fraintendere Gasp, la tua squadra ha espresso negli ultimi 5 anni un calcio tanto aggressivo quanto veloce, ordinato e divertente. Vi siete guadagnati il diritto di giocare la Champions League per più stagioni consecutivamente. Un lusso non da poco per una tifoseria come quella bergamasca, certamente non abituata a certi appuntamenti. Avete sfiorato un’impresa che avrebbe avuto del leggendario, perdendo nei minuti conclusivi una qualificazione per la semifinale di Champions. Ma come ogni bella favola: abbiamo un inizio, uno svolgimento, un culmine e un finale.

Ecco, credo sia giunto quell’epilogo. E tu, Gasp, lo sapevi da questa estate. Da quando dichiarasti che la squadra era incompleta, lontana da ciò che ti aspettavi. Nonostante ciò, grazie anche all’assenza dalla partecipazione alle coppe europee, la tua Atalanta era partita in campionato tenendo il passo forsennato del Napoli, e mettendosi alle spalle i campioni d’Italia del Milan.

Ma, come dice qualcuno, ‘padre tempo’ arriva sempre. E oggi, alla quindicesima giornata, giunti alla sosta per il Mondiale in Qatar, la classifica recita 27 punti, sesta in classifica a pari punti con la Roma. Per carità, Gasperini e la sua Atalanta distano solamente tre lunghezze dalla quarta piazza e tutto sarà possibile da gennaio in poi. Tuttavia, la sensazione di cui parlavamo poco sopra resta.

I nerazzurri avevano rappresentato lo spauracchio di tutte le big della nostra Serie A in questi ultimi anni. Oggi, non è più così. Il problema è nella bocca di Gasp. Gian Piero aveva preso gusto a calcare certi palcoscenici. Adesso, dovrà inghiottire quel boccone chiamato realtà. Ci vorrà un po’, ma alla fine va sempre giù.

Mou e Mau, a Roma si mangiano le mani

Mou e Mau, l’avete fatta grossa ieri eh?! Il primo è esploso a fine partita, dopo il punticino strappato al Torino, il secondo he percorso le vie del multiverso, perdendosi nel bianconero dello Stadium. Ma partiamo con ordine. Mourinho, dicevamo. Spara ancora sulla squadra, identificando la “luce”, parole sue, in Paulo Dybala. Venti minuti non salvano una partita, tantomeno una prestazione. L’espulsione rimediata da Josè prima del 90’, più rigore fallito da Belotti in pieno recupero, ha sicuramente esasperato l’animo del tecnico portoghese, presentatosi ai microfoni con nuove parole di accusa.

Ormai è chiaro, non ti fidi di alcuni elementi in rosa, così come l’anno scorso avevi lamentato scarsa personalità e qualità. Motivo per il quale la società ti ha messo a disposizione Dybala, Matic e Wijnaldum, mai tutti e tre in campo da inizio campionato. Forse è per questo motivo che la tua Roma non riesce a non essere ondivaga. Fatto sta che, come tu saprai sicuramente, gridare ripetutamente lo stesso messaggio ai quattro venti, può sì responsabilizzare, così come può inasprire un malumore interno. Per il momento barrare la seconda opzione. La sosta servirà per ritrovare uomini e umore, a meno che la “luce” Dybala non si spenga nuovamente sotto il sole del Qatar.

Sarri, per conto suo, ha visto la sua realtà ribaltarsi contro. Juventus-Lazio termina 3-0; ci può stare tranquillamente, forse lo avremmo visto un po’ più inverosimile una mesata fa, ma le stagioni cambiano continuamente in corso d’opera. La cosa che sorprende, e che ci catapulta in un multiverso del pallone, di cui, davvero, conosciamo spaventosamente poco, sono i numeri al termine della partita. La Juve ha tirato verso lo specchio della porta laziale 13 volte, di cui ben 9 nello specchio. Non che i biancocelesti abbiano fatto male con le loro 10 conclusioni, ma solamente 3 a impegnare Szczesny.

Ma come? Mister Allegri, e il corto muso? La crisi? Gli hashtag #Allegriout? Ti rendi conto che hai ottenuto la sesta vittoria consecutiva, e dalla nona posizione sei risalito alla terza, solitaria, dietro al Milan? Cose dell’altro mondo! Maurizio, intanto, non sa esattamente come giustificare quanto accaduto. Prova ad addurre alla stanchezza il passivo subito allo Stadium, ma infondo non ci crede troppo neanche lui. Senza un terminale come Immobile, unico vero attaccante della verticalità sarriana, la rete di passaggi laziale non aveva possibilità reale di sbocco da questo strano multiverso bianconero. La sosta salva Sarri sul gong.   

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