Quel giorno che Altafini indossò i guantoni da portiere

Nel lontano dicembre del 1968, il Napoli affrontò il Sorrento in un'amichevole che vide un preoccupato José Altafini giocare con i guantoni da portiere.

Articolo di Carlo Martinelli14/12/2021

Ingenerosamente gli hanno affibbiato il nomignolo di “coniglio”. Che Gianni Brera mutò in un più appropriato “conileone”, coniglio sì ma anche leone. In effetti, non segni 216 gol in Serie A (71 con il Napoli) se sei uno che in area non si fa rispettare. Il piccolo preambolo statistico – si parla di José Altafini, serve ricordarlo? – ci accompagna in una incursione antialmanacchista dicembrina.


Domenica 29 dicembre 1968. Il campionato è fermo per impegni della Nazionale, da pochi mesi Campione d’Europa. Ma le compagini devono mantenere forma e concentrazione. Partite amichevoli, dunque. Quella del Napoli si disputa allo “Stadio Italia” di Sorrento. Giornata fredda e umida, quattromila spettatori, dirige l’arbitro Frasso di Capua (“bene”, diranno le cronache). Gli azzurri sono opposti, ovviamente, al Sorrento allenato da Rambone. “Partitina vivace e piacevole”, finisce 4 a 2 per il Napoli. Che segna con Lorenzini (autorete) e Sala nel primo tempo, Canè e Altafini nel secondo. Sul 4 a 0 inevitabile rilassamento che permette ai padroni di casa di andare a rete con una doppietta di Ascatigno.


Tutto qui? Certo che no. Il curioso sa che le storie si annidano ovunque, anche in una amichevole. Ed infatti: “V’è da tener conto che, in aggiunta all’intraprendenza dei giocatori sorrentini faceva da freno agli azzurri lo stato del campo di gioco in terra battuta resa più dura dalla pioggia caduta durante la notte che aveva lasciato anche qua e là ampie pozzanghere. Ed Altafini, che in queste circostanze si impegna sempre col contagocce, si è tanto allarmato del fondo campo che nella ripresa si è ripresentato in campo con grossi guantoni da portiere. Così, ha spiegato, se cado cerco di mettere le mani avanti, e non mi rovino”.
José per 45 minuti in campo con i guantoni da portiere. Chissà mai se esiste immagine. Così fosse, la si tramandi ai posteri.