©️ “MARIO RUI” – FOTO MOSCA
Mario Rui è l’uomo che non ti aspetti. Se Kvara e Osimhen sono gli uomini di copertina di questo Napoli, il portoghese è senz’altro immagine del duro lavoro, degli sforzi e della costanza in questi anni in azzurro. È l’elogio alla normalità.
Arriva nel lontano 2017/2018 dopo una stagione con più ombre che luci alla Roma, riabbraccia il suo Comandante Sarri, con cui ha condiviso i fasti di Empoli, per accomodarsi in panchina ed essere il ricambio di Ghoulam. Durante lo stesso campionato, diventa titolare a causa dell’infortunio al crociato di Faouzi, e da lì in poi sarà proprietario della fascia sinistra fino ad oggi, dove si alterna con Olivera.
Mario è un ragazzo disciplinato dentro e fuori dal campo, stimato e apprezzato dai vari allenatori che si sono susseguiti sulla panchina. Spesso beccato dai tifosi che gli contestano scarse doti tecniche e atletiche, possiede un educato piede sinistro, ma paga una stazza fisica non all’altezza dei terzini moderni.
Non manca di carattere, sempre pronto a difendere i propri compagni, e questo fa di lui un leader dello spogliatoio. In un ambiente che pochi mesi fa è rimasto orfano di Koulibaly e Mertens, è lui a caricarsi sulle spalle l’emotività di un gruppo tutto da formare, pieno di giovani talenti, ma molto acerbi.
L’arrivo di Olivera, terzino di ottima caratura, fresco e pronto per giocare in grandi club, sta permettendo a Mario di riposare e di avere una miglior resa. Il classe ‘91 sembra vivere una nuova primavera: nella passata stagione ha collezionato 34 presenze e 6 assist con 7 cartellini gialli; oggi ha 13 presenze, solo 2 cartellini gialli e ben 6 assist all’attivo, che lo candidano a miglior assistman del campionato. Dinanzi a lui, solo Deloufeu e Savic, ma con un maggior numero di partite giocate.
È l’uomo in più che non ti aspetti. Al centro di un equilibrio tattico che lo vede in piena sintonia con i centrali difensivi, si muove a fisarmonica in mezzo al campo, ma è nella zona offensiva che spicca la sua prestazione. Capace di sovrapporsi per liberare lo spazio e garantire a Kvara di attaccare la profondità, oppure di servire il passaggio decisivo: lo ha fatto a Milano per la testa di Simeone, o per quella di Anguissa, in casa contro il Torino, ed infine a Genova contro la Samp, per la zampata vincente di Osimhen.
Ultima e non meno importante è stata la capacità di leggere la difficoltà di Bremer, pressare e conquistare palla per poi cederla a Kvara, che disegna una deliziosa traiettoria per la testa di Victor.
Mario Rui non è mai banale. Ha fatto del lavoro il suo mantra, dell’impegno la sua religione, e le grandi soddisfazioni lo stanno ripagando. Ha sofferto, ma ha tenuto duro ed oggi si gode il suo Napoli, la sua leadership e, chissà, magari anche il suo scudetto.
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